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+ Anime e Anime !
29 marzo 1922
Carissimo in Gesù Cristo, [don Casa]
Il 19 marzo, festa di S. Giuseppe, ho nominato don Zanocchi mio Vicario per
l’America Latina e mio procuratore generale per gli atti civili, con facoltà di poter delegare,
caso per caso, qualche altro per quanto riguarda le relazioni che egli dovrà avere con i
Vescovi,
come pure agli effetti legali circa atti da
che dovessero stipularsi mediante notai.
Gli ho dato in ajuto, in qualità di segretario, il don Giuseppe Montagna, il quale,
essendo già segretario del consiglio direttivo per elezione avuta dai sacerdoti della
Congregazione, era il più indicato e a suo posto, anche perché più di ogni altro al corrente
delle cose di qui e dei criterî che sono seguiti nel governo della piccola Congregazione.
Il don Zanocchi non ha bisogno di presentazione perché è da tutti conosciuto e
meritamente stimato pel suo spirito veramente sacerdotale e religioso, per la sua prudenza e
delicatezza di tratto, per la sua mitezza di carattere e carità, ma, soprattutto, per lo spirito di
Dio che risplende nella sua vita come nella sua persona. Egli è il più anziano di tutti e per
anni di sacerdozio e per età, e vi sarà più padre in Gesù Cristo che superiore: ciò di cui
avevate bisogno. L’ho appunto chiamato in America perché fosse qui, in qualche modo,
quello che è don Sterpi in Italia, specialmente coadiuvato da don Montagna, giovane
pieno di modestia, ma anche pieno di criterio, di pietà e di sapere.
Anche i salesiani, a principio e per molti anni, nell’America Latina, ebbero unità di
governo, finché poterono impiantare bene le loro ispettorie.
E i gesuiti stessi qui dell’Argentina, mi diceva il loro Provinciale che, fino a due
anni fa, dipendevano dal Provinciale della Spagna; - ora poi fanno provincia a sé, dato lo
sviluppo delle loro case e collegi in Argentina.
Trovandosi in America un membro del Consiglio centrale, che è appunto il don
Zanocchi, e dovendo io lasciare un superiore, è chiaro che non potevo scegliere che lui, il
quale venne eletto a far parte del Consiglio direttivo già dai voti dei nostri professi
sacerdoti ed eremiti.
Era stata scritta anche a te, come lo fu a quei di Mar de Hespanha e agli altri nostri
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di Rio, una lettera di comunicazione il giorno stesso di San Giuseppe, ma, per un incidente
non
ti fu spedita, ma
poiché venne trovata ora sciupata nella tasca di chi era incaricato
di imbucarla.
Al don Zanocchi manderà ciascuno ogni sei mesi la fede di confessione settimanale,
e una volta al mese una lettera con tutto ciò che ritenete doveroso, necessario o utile fargli
conoscere, sia di voi personalmente (facendogli un breve rendiconto morale - religioso,
economico) sia della posizione o casa in cui uno si trova. Ognuno gli può e deve scrivere
in busta chiusa, cioè senza che il Direttore della casa possa leggere, a meno che chi scrive
voglia espressamente che si legga. E così le lettere, che egli scrive, devono essere passate a
chi
sono dirette senza che i direttori le
o altri le leggano.
Esse porteranno sulla busta chiusa la sua firma.
Il don Zanocchi, fino a nuovo avviso, abiterà qui, e l’indirizzo preciso suo è:
(Argentina) in Victoria F. C. C. A. - Calle Costitución, 3050 (prov. di Buenos Aires)
Io
non dubito che tutti lo vorrete ajutare
con cuore fraterno ed a
portare la croce che
gli ho messo sulle spalle, e che gli darete molte consolazioni, mentre egli solo per
obbedienza accetta la superiorità che gli viene data, e tutto confida nella Divina
Provvidenza, nell’ajuto della SS. Vergine e nella vostra cooperazione.
Ricevo la tua lettera datata dalla festa del nostro Patrono San Benedetto Abate.
Sono molto contento delle buone notizie che mi dài e delle prime S Comunioni fatte
nella festa di S Giuseppe alla V Parada. Anche qui abbiamo avuta una schiera di prime
Comunioni, e riuscì una festa indimenticabile, mattino e sera.
La chiesa era diventata piccola; venne a celebrare la Messa della Iª Comunione Mg.r
Silvani: ci fu musica e canti con violini, e alla sera la emissione dei voti battesimali col
giuramento fatto sul Vangelo posto tra candele in mezzo al presbiterio, e poi il battesimo di
parecchi adulti, e benedizione in terzo: erano a funzionare tre Giuseppe: don Zanocchi,
don Montagna e José, con un parato in terzo nuovo, donatoci delle Dame del S. Cuore.
In quel giorno vi abbiamo ricordati tutti, e molto avremmo desiderato che foste stati
qui insieme con noi.
A Pasqua avremo almeno altre 40 prime Comunioni: solo di ragazzi ne abbiamo ogni
giorno almeno un 80: abbiamo preso due football, e non bastano.
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Abbiamo affittata una giostra che qui chiamano la Calesita e oggi e poi giovedì venturo
li portiamo alla Calesita.
Nella prossima settimana metterò a posto don Montagna e don Contardi,
a Dio piacendo.
Sono stato a Mar del Plata, distante di qui come da Genova a Roma, dove mi hanno
offerto una casa con chiesa pubblica, al porto, da aprirsi un altro anno; c’era anche Mg.r
Vescovo, nostro padre, e per bontà molto simile a S. Francesco di Sales, - ho accettato.
Sono stato alla città di Mercedes, che fa 30.000 anime: ci hanno offerto una chiesa
pubblica con annesso itituto per arti e mestieri, tutto per orfani: ho accettato in nomine
Domini, - apertura a un altro anno. Ho accettato una casa per suore in un sobborgo
di Buenos Aires, e un’altra per suore a 10 minuti di treno di qui, in posizione bellissima.
Mi hanno proposto altre fondazioni a Cordoba, a S. Juan e altrove.
Preghiamo che Iddio ci mandi molti buoni operai, e lavoriamo a cercarli.
Bisogna lavorare per le vocazioni!
Ti ringrazio dell’ajuto che hai mandato a don Sterpi, e di quello che farai per ajutare
le vocazioni. Almeno per cinque o sei anni il personale non può venire che dall’Italia:
è più sicuro, più stabile, più nostro, e darà un’intonazione agli altri che Dio susciterà
su queste terre.
Anche noi di qui ci leviamo il pane di bocca per ajutare le vocazioni: qui abbiamo già
un gruppo di ragazzi di buone, anzi di grandi speranze: che Iddio ce li conservi,
e li custodisca la SS. Vergine!
Sono molto contento di saperti in ottime relazioni col mio caro e venerato P. Abate
di S. Bento, col caro P. Lumini, - sono veramente degni figli di S. Benedetto.
Vedi di vivere proprio da buono e da umile religioso, - da umile e da povero figlio
della Madonna della Div. Provvidenza, e di spargere la carità di Gesù Cristo e l’amore
ai poverelli e agli orfani in tutti i sacerdoti che ti incontrerai, in tutti quelli a cui parlerai,
e la benedizione del Signore sarà con te.
Dirai a Padre Faustino, che lo porto nel cuore e sull’altare ogni mattina.
Tu devi dare molto conforto e tutto l’ajuto che puoi a P. Faustino come a P. Marco - essi
sono i veterani e gli eredi dello spirito di Mg.r Scalabrini, un Vescovo che, se fosse vissuto
ai primi secoli della Chiesa, sarebbe stato un Padre della Chiesa o un martire.
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Noi dobbiamo sostenere e ajutare dapertutto gli scalabriniani, ai quali, Iddio serba
una grande missione; più che oggi non appaja.
Sono immensamente felice di sentire che ajuterai nella settimana santa i buoni nostri
benefattori, i Padri della Penha: bravo, caro don Casa! Così interpreti fedelmente tutto
il mio animo, tutta la mia gratitudine per essi, che ti prego di riverirmi, cominciando
dal degnissimo Padre Superiore.
Mi hanno pure fatto piacere le notizie della colletta e della prossima soluzione
della casa alla V Parada.
La mia partenza per l’Italia si avvicina a gran passi: don Sterpi mi ha telegrafato che
urge ch’io vada. A Pasqua c’è l’inaugurazione dell’orfanato al Lido di Venezia,
ma è impossibile che possa esservi.
Hanno presa la Messa Gemelli e Piccardo Luigi, due ottimi elementi,
due orfani di due diversi terremoti.
Mi tratterrò qui ancora, ti scriverò una settimana prima della mia partenza.
Studia l’inglese a gran forza, e preparati l’anima e il cuore grande, sacerdotalmente,
per un grande lavoro di carità: nell’America del nord ti incontrerai con gli scalabriniani,
che vi fanno già molto bene.
Io vorrei che tu cambiassi tutto il tuo ardore naturale in fuoco sovrannaturale
di amore di Dio e degli uomini.
Il Parini nell’«Educazione» che è la Ode unica nel genere che abbia la letteratura
italiana, perché è tutto un programma d’educazione altissima e completa, di educazione
fisica, morale, religiosa e civile, dice a Carlo Imbonati - o, meglio, fa dire dal Centauro
Chirone al giovane Achille (in Achille a Carlo Imbonati) «qua volgi, qua l’ardire =
delle magnanim’ire».
Vuol dire che l’ira, che non è sempre, che anzi non è quasi mai una buona passione,
può diventare magnanima quand’è volta e arde per una santa causa. E quale causa più
grande che odiare il male e l’egoismo, il microscopico nostro egoismo, e volgerci tutti
a diffondere la causa, la santa causa della carità?
Quanto alla tua vocazione nuova, pensavo anch’io che ti saresti poi trovato male e
molto deluso. Tu sei stato, evidentemente, portato dalla mano di Dio ai fianchi di Don
Orione, «et mutatio locorum multos fefellit» dice il pio autore della Imitazione di Cristo.
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Sovente è un inganno del demonio, che cerca di farci cambiare di posto e di
Congregazione, per poi far cadere nella rilassatezza e nell’abbattimento un’anima che si
era messa bene, e che avrebbe, perseverando ove Dio l’aveva portata, fatto passi avanti
nella virtù e nella vera santità.
Così, vedi, io penso che don Gabriele si sia lasciato fare un tiro birbone dal demonio,
ed ha creduto al demonio, e per l’amore di una vita più comoda si lascia trascinare
a commettere il grande e forse irreparabile sproposito di profanare i santi voti,
e di abbandonare la vocazione, ritirando dalla mano di Dio ciò che generosamente
gli aveva dato: la vita intera, nella pratica dei Consiglî Evangelici.
Don Bosco diceva: «Nessuno riprenda ciò che ha dato a Dio!»
E quando il demonio vede che sarebbe troppo a tentare uno a ritornare nel mondo,
allora cerca di farlo passare magari in un ordine più rigoroso, dove, per altro, spera poi di
togliergli certi ajuti o di preparargli difficoltà, o certe bocche di lupo da rendergli pesante e
grama la vita, e da indebolirlo nello spirito per farlo poi cadere. Così il demonio avrebbe
preso don Gabriele per un verso e te per l’altro verso opposto.
Ma penso che non l’avrebbe fatta franca, e sono lieto che tu stesso ti sia accorto che
ci poteva essere sotto una delusione e un inganno del nemico per poi perderti.
Don Orione lo sa di che vita hai bisogno tu, e ti farà andare come una ruota per tutto
l’orbe terraqueo, e tu andrai con la croce e con la corona in mano, guidato dalla
SS. Vergine e dal tuo Angelo Custode. Andrai per il mondo, ma sta attento a fuggire
dal mondo: sî cauto nelle relazioni, amicizie, conversazioni geniali e particolari: attento,
caro don Casa, ad ogni dimostrazione d’affetto che sappia di sentimentalismo ecc. ecc.
Andrai per il mondo, ma fuggi dalle perverse massime del mondo, e sî cauto nel far
visite, e falle solamente quando te lo impone un’imperiosa necessità, e, per quanto è
possibile sempre accompagnato. È in pericolo la vocazione di quel figlio della Divina
Provvidenza, il quale, in quanto a visite, è tutt’altro che scrupoloso.
Tutte queste massime ricordale a te stesso, quando sarai lontano specialmente, e
ricordale poi ai nostri aspiranti e chierici e giovani sacerdoti quando Don Orione
non ci sarà più!
Addio, caro mio figliuolo nel Signore, addio! Ricordami sempre nella S. Messa,
come io faccio per te ogni giorno.
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Se don Sterpi mi telegrafasse di nuovo di partire senz’altro, allora non so se potrei
più passare a S. Paolo, ma ti telegraferei, e ci vedremmo sempre, spero, al mio passaggio
da Santos. In questo caso non andrò neppur più a Mar de Hespanha. Ma mi sono
raccomandato a San Giuseppe perché mi lasci venire ancora a San Paolo e un 15 giorni
almeno al Brasile per concludere molte cose solo iniziate.
Prega anche tu, e poi sia fatta la volontà di Dio!
Sei stato a far visita a Mg.r Arcivescovo e a Mg.r Vicario generale?
Porgi loro ogni mio devoto ossequio, e così a tutti gli amici e benefattori nostri.
Ti benedico con molto affetto nel Signore. Fede e coraggio e avanti!
Tuo come padre in G. Cr. e Maria SS.
Sac. Orione della Div. Provv.
Tutti ti salutano fraternamente, e José fu molto contento del tuo scritto.
P. S. Scrivimi per ora sempre qui Argentina - Victoria F. C. C. A. (prov. Buenos Aires)
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