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 +         Anime e Anime !

          Tortona, il 28 aprile 1925


 Caro don Casa,


 la grazia e la pace di nostro Signore Gesù Cristo siano sempre con te!

 Ho ricevuto con molto piacere i tuoi caratteri insieme con la lettera di don Alferano.

Sono lieto di sapere che la situazione di S. Paolo si è sia venuta chiarendo non solo,

ma consolidando, con soddisfazione nel Signore. Dirò anch’io col Cottolengo:

Deo gratias! Deo gratias!

La tua missione ora a San Paulo è finita, ed è finita bene. Di tutto ringraziamone il

Signore. Egli ha veduto il tuo lavoro e tuoi sacrificî, ed egli te ne darà larga ed eterna

ricompensa. Ma chi si donò alla carità di Cristo senza limite alcuno nella vita e disciplina

religiosa, sa che vita boni religiosi crux est et sacrificium.

 Niente possiamo fare, o caro don Casa, che agli occhi di Dio sia più meritorio e più

eccellente che fare di tutti noi un’offerta a Dio, anzi un olocausto di sacrificio.

 Se il Signore ha stabilito che facciamo qualche cosa per lui e per le anime, dobbiamo cominciare coi sacrifici. Senza forza d’animo, senza rinnegamento di noi stessi,

senza sacrificio non c’è virtù, né vita religiosa né santità verace. Ma i sacrificî che

facciamo per il Signore, per la sua Chiesa, per la Congregazione, o figlio mio, non ci

devono parer gravi; giacché a chi si ama, si dà volentieri, e il patire qualche cosa per Gesù

Cristo, per la santa Chiesa di Dio, per la nostra Congregazione e pel suo sviluppo,

è sempre dilettosa e santa cosa.

 E quando, con la grazia di Dio, si fa un sacrificio per l’amore di Dio stesso benedetto, si prova sempre gioia nell’animo, e grande interiore e spirituale soddisfazione. -

E quando poi al sacrificio si unisce l’obbedienza (melior est oboedientia quam victima),

allora l’obbedienza è l’anello d’oro che ci unisce a Cristo, e alla sua Chiesa,

ed è inaprezzabile il tesoro che noi ci prepariamo per la vita presente e per la eternità.

 Ora a te, che da anni lavori in codesta terra del Brasile, Iddio, servendosi di me,

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peccatore miserabile, offre modo ad un atto degno di obbedienza pronta e perfetta,

e insieme di eccellente sacrificio.

 Come forse già saprai, ho dovuto richiamare don Montagna in Italia, perché vedesse

ancora suo padre, colpito metà da paralisi e con nessuna umana speranza di vita.

 C’erano anche molti interessi di famiglia da sistemare, e la sua presenza si rendeva

necessaria e urgente.

 Però ancora oggi ho ricevuto lettera da don Zanocchi, che per sostenere gli impegni

gravi assunti già in Argentina occorre un altro sacerdote in ajuto, che sostituisca

don Montagna. Ho pensato a te, e ti destino in Argentina, dove ti porterai al più presto.

Colà ti troverai con ottimi confratelli sacerdoti e vi troverai anche don Dutto che fa

molto bene. Uno dei due sacerdoti che ultimamente ho inviato in Argentina,

per essersi slogato un braccio, e per la età avanzata e altri motivi, non può dare l’ajuto

che si aspettava.

E poi allora neanche credevo che don Montagna dovesse tornare in Italia.

 Vedi che te lo dico prima, perché dopo tu non abbia a pensare chissà che cosa.

Tu eri già nel mio pensiero destinato al Messico, dove da più mesi, quella stessa

Nunziatura Apostolica mi invitò, - facendomi ottima profferta positiva, - ad aprire un

istituto in un grande centro del Messico stesso. Ma avendo ora in corso tre spedizioni in

Oriente = (una è già partita il 19 corr. per la Palestina, costituita da don Gemelli e da altri

tre; un’altra - che va a Rodi, partirà ai primi di maggio (sono altri quattro con a capo

don Bruno) = ho dovuto, per mancanza di personale, sospendere l’apertura della casa al

Messico; - però non vi ho affatto rinunciato. Quindi può essere che ancora ritorni a pensare

a te, anche per la facilità che hai d’imparare le lingue e pel diploma che tieni, e che vale

all’estero, perché riconosciuto. Questo ti dico perché sî prevenuto in bene.

Però avremo, spero, tempo a vederci prima, poiché nei primi mesi del 1926 spero tornare

in Brasile e Argentina e spingermi al Cile.

 Ti raccomando, prima di lasciare San Paulo, di licenziarti da tutti con ogni migliore

spirito di buon religioso, sì che in tutti rimanga buona memoria di te. Io ne ho già fatto

cenno in una lettera che ho scritto all’Arcivescovo dom Duarte, mentre gli ho inviato

ringraziamenti doverosi per la nuova parrocchia, che si degnò assegnarci.

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Lo vedrò ora al suo arrivo a Genova, e poi spero verrà a visitare le nostre case di Genova

(ne abbiamo in Genova due) di Venezia (ne abbiamo tre in Venezia e due fuori: una a

Mestre e altra a Mirano) di Padova, di Roma.

 Quando voi altri ritornerete in Italia, vedrete, o cari miei figli, lo sviluppo che la

mano di Dio va dando alla povera nostra Congregazione. Vedeste che fervore di lavoro! che

unione di cuori fraterni! Fate che anche tra di voi vi sia lo spirito del Signore, che è spirito

di unione e di carità.

 Il fuoco della santa carità fraterna edifica col suo splendore, esso ci edifica e unifica a

vicenda in Gesù Cristo. La nostra forza sta nell’unione, il cui vincolo è Cristo.

 Noi, anche lontani, dobbiamo essere un solo cuore e un’anima sola. Tale dev’essere

l’esercito del Signore, e così si rende formidabile ai nemici di Dio e della Chiesa,

e invincibile.

 Tu, caro don Casa, passando ora in Argentina, vedi di cooperare sempre più alla

perfetta convenzione della volontà e dei cuori, e Dio sarà con te, e ti si aprirà davanti una

larga e apostolica messe di bene.

 Don Zanocchi già è informato da me che tu vai, ma è bene che tosto lo prevenga

del giorno del tuo arrivo, così viene verrà a riceverti al porto di Buenos Aires.

 Ti conforto grandemente a darti sempre più a Dio e ad essere umile e divoto figliuolo

della Madonna nelle cui mani ti ho messo.

 Ti benedico in Gesù Cristo, e sono sempre il tuo aff.mo


          Sac. Orione  della D. Pr.

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