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Indirizzo preciso (si scriva così:)

Victoria F. C. C. A.

Calle Constitución, 3050

(provincia di Buenos Aires)


da leggersi tutta a tutti riuniti


 +         Anime e Anime !

          Iglesia de Victoria F. C. C. A.

          XIX di marzo del 1922

          = festa di S. Giuseppe =


 A don Mario Ghiglione e agli altri sacerdoti miei fratelli, e ai cari chierici,

 miei figliuoli in Cristo, di Mar de Hespanha


 La grazia e la pace del Signore siano con voi, o carissimi fratelli e figli nel Signore, e

che Gesù Cristo e la sua S. Chiesa e pure la umile e nascente Congregazione nostra siano,

per la grazia di Dio, magnificate nella persona di ciascheduno di noi, e non solo nella vita,

che per noi deve essere Cristo, ma siano pur glorificati con la morte nostra, che per noi

equivale a nascere a Cristo, Dio e Redentore nostro.

 Dalla lettera, che jeri ho ricevuto da te, caro don Mario, e da quella che Bruno ha

inviato a Iosé, ho rilevato con piacere che tutti state bene di salute, e spero che starete pure

tutti bene di spirito, nella grazia di Dio.

 Io desideravo veramente vostre notizie, specialmente dopo tante lettere, e sì lunghe

lettere, che ho avevo scritto a te, caro don Mario, a don Dondero e a don Camillo

unitamente ai chierici, lettere indirizzate, è vero, or all’uno e or all’altro, ma che trattavano

tutte argomenti interessanti per tutti, come per ciascuno, e che s’intendevano evidentemente, (almeno in alcune parti) dirette rivolte a tutti, come è per tutti la presente,

benché diretta a don Mario, - onde ti incarico di leggerla a tutti, riuniti nel Signore.

 Anzi la terza lettera - quella diretta a don Camillo, pregavo che venisse poi inviata,

per raccomandata, alla Casa de Preservacão di Rio, come spero avrete già fatto.

 Gradirò però, caro don Mario, di esserne assicurato, come gradirò altre lettere

enotizie e da te e da ciascuno.

 Sono lieto, caro don Mario, delle notizie che mi dai sull’andamento della parrocchia come della missione, che si aprirà a giorni, e ancora nel mese di S. Giuseppe.

Noi ci uniremo a voi in ispirito e pregheremo tutti pel buon esito di essa.

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 Mi spiace che le famiglie di Mar de Hespanha pare non approfittino delle scuole

nostre per inviare i loro figli, e che i vostri alunni siano così pochi.

 Certo che, se nella città ci fosse stata più buona stima dell’Istituto, questo fatto non

sarebbe avvenuto, e piuttosto che spendere per mandare i figli in collegî lontani, li

avrebbero sempre messi da noi, dato anche che la tangente fu ridotta a quanto gli alunni

pagavano mensilmente per frequentare l’anno scorso l’Esternato Mar de Espanhense.

 Comunque, noi ci volgiamo solo indietro, non per fare recriminazioni, ma per

umiliarci e per sentirci tutti, chi più e chi meno, in peccato, e per trarre insegnamenti

efficaci per l’avvenire, sul modo di condurci, e ciascuno per conto suo cerchi di elevare

il buon nome della casa e di metterla in onore.

 Ora, prima di tutto, ringraziate Iddio di aver almeno un alunno, e, fin che avremo

un anche un solo alunno, farete sempre scuola regolarmente come se ne aveste 100.

 Questo farete per la I classe, ma anche vi dico che se aveste anche pure un solo

alunno di 2da, fate la 2da, regolarissimamente.

 Passato questo mese, non si ammetta più nessuno: le iscrizioni siano chiuse

irrevocabilmente; e se per un’ipotesi non ci restasse nessuno, fa nulla: mi avvertirai e darò

altra destinazione al personale che restasse libero: noi abbiamo fatto quello che dovevamo

per stare ai patti, e basta.

 Ma, finché ce n’è uno di I o uno di 2da, si faccia scuola regolarissimamente, e

avanti! Avanti in Domino, et nolite timere pusillus grex, quia complacuit Patri vestro dare

vobis regnum!

 Noi non dobbiamo prendercela con la popolazione di Mar de Hespanha, perché la

colpa siamo noi dobbiamo invece trarre argomento per umiliarci noi, ma al tempo stesso

non dobbiamo avvilirci: dobbiamo evitare gli errori passati, e raccomandarci al Signore che

ci dia grazia di riparare e di fare un po’ di bene alla gioventù di codesta città.

 Ciò che preme è che non si facciano altre spese o debiti per Mar de Hespanha, ma

che si vadano estinguendo, poco a poco, i debiti che ci sono, con quanto produce la terra

o rende la parrocchia.

 Nella lettera che ho rivolto a don Dondero contro i debiti voi avete determinate le

norme da seguire. Solo vi prego di obbedire, e che lo facciate con spirito di vera e di umile

disciplina religiosa e per l’amore di Dio benedetto.

 Non posso ora dirvi di più, né tutti i motivi di queste disposizioni, ma e sento che

sarebbe anche un offendere il vostro spirito di buoni e di disciplinati religiosi se stessi

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qui a portarvi delle ragioni.

 Siate felici di fare l’obbedienza, e siate sicuri che Dio benedice sempre non chi fa di

sua testa, ma l’anima che docilmente compie la volontà del Signore in quella del Superiore.

Io Ho ricevuto jeri un telegramma di don Sterpi in cui dice che urge il mio ritorno.

Egli avrà entro questi giorni una mia lettera che gli dà spiegazione del ritardo e del mio

trattenermi qui sino ai primi di aprile. Tuttavia già gli ho risposto che mandi altro

telegramma se proprio fosse subito, indispensabile la mia partenza.

 In questo caso difficilmente potrò venire più a Mar de Hespanha, e vi avvertirò,

anche telegraficamente, del mio passaggio a Rio, dove amerei tanto rivedervi tutti, benché

preveda che questo sarà impossibile.

 Vuol dire che sarà un sacrificio che io e voi faremo per l’amore di Dio e da una parte

e dell’altra. Però io sento in questo momento nel mio cuore nascere una grande fiducia: voi

farete subito una novena alla nostra madre della Divina Provvidenza perché tenga lontane

le disgrazie dalle nostre case, e onde mi voglia concedere la grazia di poter passare a

rivedervi a Mar de Hespanha.

 Ora mi è assai dolce in questa solennità di S. Giuseppe che il quale non solo è

Patrono Universale della S. Chiesa, ma è anche speciale Patrono della minima nostra

Congregazione, di nominare, come nomino, a Superiore, dei Figli della Div. Provvidenza,

sia dell’Argentina che del Brasile, il vostro fratello in Cristo sac. Giuseppe Zanocchi, il

quale farà le veci mie, o di chi mi succederà nel governo della Congregazione, sino a

che non sia da me o dal mio successore disposto diversamente. E così faccio come a

principio fecero i salesiani, anzi come fece lo stesso Ven.le Don Bosco, il quale, a

principio, mise un Superiore unico sia per l’Argentina che pel Brasile. -

 I gesuiti dell’Argentina fino a due anni fa dipendevano in tutto dal provinciale

della Spagna.

 Il Don Gi don Zanocchi è da voi tutti personalmente conosciuto e meritamente

stimato per la sua prudenza, pietà, mitezza di spirito e scienza di Gesù Cristo: egli è il più

anziano di voi e per età e per sacerdozio, e vi farà da vero e da buon fratello maggiore.

È inutile che vi dica che Don Zanocchi egli gode di tutta la mia fiducia dal momento che

appunto pur con sacrificio di molto bene e di molti interessi in Italia l’ho voluto appunto

chiamare in America perché fosse qui il rappresentante della Congregazione,

e come il don Sterpi dell’America.

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 Egli, del resto, gode tutta la stima di quanti conoscono le sue virtù, e meritamente fu

eletto a membro del Consiglio Direttivo della nostra Congregazione dal voto dei suoi

fratelli sacerdoti. Gli assegno, in qualità di segretario, don Giuseppe Montagna, il quale,

siccome segretario già del Consiglio centrale, per la votazione da lui riportata, si trova più

al corrente di qualsiasi di molte cose che interessano la vita e il governo interno della

piccola Congregazione. Il don Zanocchi avrà la sua residenza qui a Ca Iglesia di Victoria

F. C. C. A. Calle Constitución 3050 (provincia di Buenos Aires).

 Questo indirizzo sia dato a tutti i membri della Congregazione, onde ciascuno sia

libero di potergli scrivere. A lui vi rivolgerete, da oggi in avanti, come sin qui avete fatto

con me. E ciascuno poi, sacerdote o chierico, farà con lui il suo rendiconto per iscritto, e

in busta chiusa entro altra busta parimente chiusa con iscritto: Riservata. E ciascuno ponga

nel don Zanocchi ogni fiducia in Domino, che egli è tale che ben se la merita.

 «La confidenza verso i propri Superiori è una delle cose che maggiormente giovano

al buon andamento di una Congregazione, ed alla pace e felicità dei singoli religiosi».

Così scriveva il Ven le Don Bosco ai suoi.

 E San Francesco di Sales dice: «Ogni mese ognuno aprirà il suo cuore

sommariamente e brevemente al Superiore, e con ogni sincerità e fedele confidenza gli

aprirà tutti i segreti, colla medesima sincerità e candore con cui un figliuolo mostrerebbe a

sua madre le graffiature, i livori e le punture che le vespe gli avessero fatto. Ed in questo

modo, ciascuno darà conto, non tanto dell’acquisto e progresso suo, quanto delle perdite e

mancamenti negli esercizî dell’orazione, della virtù e della vita spirituale; manifestando

parimenti le tentazioni e pene interiori, non solo per consolarsi; ma anche, e più, per

umiliarsi. Felici saranno quelli che praticheranno ingenuamente e divotamente questo

articolo, il quale in sè ha una parte della sacra infanzia spirituale tanto raccomandata da

nostro Signore, dalla quale proviene ed è conservata la vera tranquillità dello spirito».

 E il rendiconto si farà ogni mese; e chi poi è Superiore di qualche casa, insieme col

suo rendiconto personale, farà anche il rendiconto morale e materiale della casa che dirige,

e del personale nostro addetto. Ogni sei mesi si mandi da ciascuno la fede di confessione

rilasciata dal proprio confessore.

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 Avverto che il don Zanocchi non solo è mio rappresentante per la parte religiosa e

presso le Autorità della Chiesa, ma anche per ogni altro ordine di interessi, egli viene

nominato mio procuratore generale agli effetti di qualunque atto legale sia qui che in

Brasile, affinché possa esercitare il suo mandato come si conviene a chi fa e deve poter fare

in tutto da rappresentante mio e della Congregazione.

 È in sua facoltà, quando credesse, di farsi rappresentare o dal suo segretario o da altri

pel più pronto disbrigo degli affari, e di rilasciare deleghe o vere procure legali particolari,

caso per caso.

 Ecco dunque, o cari miei sacerdoti e chierici, che, avvicinandosi il giorno della mia

partenza dall’America, vi lascio nel mite don Zanocchi, più che un Superiore - (benché a

vostro Superiore intenda di veramente costituirlo) - vi lascio questo vostro fratello

maggiore, il quale vi farà da padre in Gesù Cristo più che da Superiore.

 E come padre in Cristo abbiatelo tutti, amatelo tutti, veneratelo tutti, e preghiamo

tutti per lui, onde Iddio lo assista in modo speciale.

 Anche di lontano, dalle notizie che egli mi manderà di voi, e che voi stessi potrete

direttamente sempre mandarmi, come desidero, possa io sempre trovare in voi, o cari miei

figliuoli, ogni ragione di conforto. Possa sempre trovare in voi ogni ragione di conforto il

don Zanocchi, motivi di conforto dico e non di lacrime.

 Siate forti nella umiltà, nella disciplina dell’obbedienza e nella concordia di Dio!

Formate con lui un cuor solo e un’anima sola e ajutatelo a portare la croce che gli metto

sulle spalle, ajutatelo con la vostra preghiera, sempre uniti, sempre pronti a soffrire con lui.

 Per l’amore di questo spirito di unità Iddio mi ha dato grazia di soffrire qualche cosa

anche al Brasile, e altri patimenti mi aspettano, e aspettano anche voi, o figli fedeli e umili,

ma fede e coraggio! queste sono le prove dell’amore di Dio, e un giorno Deo adiuvante,

glorificheremo Gesù Cristo insieme, e lo benediremo in eterno per le sue misericordie

sopra di noi! ah io non voglio dubitare che tutti vorrete perseverare nella orazione e, per

l’orazione , nella vocazione celeste, cui Dio vi ha chiamati, con una vita esemplarmente

pia, povera, sacrificata per l’amore di Cristo benedetto, - con una vita veramente degna di

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figli della Div. Provvidenza.

 Umiltà vera e rinnegamento di noi stessi: pietà viva: obbedienza piena e allegra:

esattezza nelle pratiche della vita religiosa: spirito di temperanza e di mortificazione:

santità di vita: amore al lavoro e al sacrificio: carità, carità, carità tra di voi - divozione alla

Madonna e al Papa: cura fraterna dei fanciulli: ah! così facendo, nessuno di voi avrà il

rimorso di avere afflitto il cuore di Gesù e di avere fatto bagnare di lagrime i passi dei

vostri Superiori e di questo buon servo di Dio che vi lascio per padre.

 Non per aver io trovato in alcuno di voi qualche motivo di dolore e di pianto

profondamente sentito, né per conoscere in alcuno di voi delle manchevolezze, di cui io

forse sono la causa col mio mal esempio o alcun che di biasimevole.

 Vi scrivo, o miei figli carissimi in Gesù Cristo, queste cose; ma per dovere mio di

padre nel Signore, e perché voglio mettervi in guardia, come figliuoli più che carissimi,

prevenendo le insidie del demonio e del nostro amor proprio.

 Il mio affetto in Gesù Cristo per voi, e per ciascheduno di voi, trabocca, ed è

indicibile la gioia che provo nell’affaticarmi con la divina grazia ad edificarvi e a

corrobarvi nello spirito di nostro Signore Gesù Cristo, e perché, alimentati dalla Eucaristia,

che la quale è fonte e vincolo di unità della Chiesa e dei cuori nostri, perseveriate nella

vocazione comune, come nella comune carità, come nella comune vita religiosa di

preghiera, di lavoro, di sacrificio, per l’amore di Gesù Cristo benedetto.

 Non dubito che questa mia lettera sarà ascoltata, per la grazia di nostro Signore, dal

vostro cuore aperto di figli, con umiltà, con carità e buono spirito da tutti, affinché essa non

debba far testimonianza contro alcuno di voi, ma invece vi ajuti, ad essere tutti, tutti di Dio

e della sua S. Chiesa, e a formare con Cristo nella Chiesa e con la Chiesa il corpo mistico

di nostro Signore Gesù Cristo. E questa è la mia preghiera di ogni giorno e per me e per

voi: che formiamo una cosa sola con Nostro Signore nella fraterna unità degli animi e dei

cuori. E poiché potrebbe - malgrado il vivissimo mio desiderio - verificarsi che io non

possa più venire a Mar de Hespanha, né possa più parlarvi a tutti riuniti, così vi dico ora

che, avendo già da tempo manifestato al don Dondero certo mio progetto, - del quale ho

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pure scritto e parlato pure con Mg.r Arcivescovo dom Silverio, e ne ho avuto approvazioni,

conforti e benedizione, - progetto, dico, di certo lavoro per le anime e le vocazioni dei neri

e delle nere, - così, dovendo don Dondero attendere a detto lavoro, nomino te, caro don

Mario, a Superiore di codesta casa e Istituto di Mar de Hespanha, e prego Iddio

e la SS. Vergine che ti assistano e ti benedicano.

 Cerca di dare buon esempio, e di essere più il padre che il Superiore di tutti.

Il buon spirito della nostra cara Congregazione dipende specialmente dai Direttori delle

case: ogni Direttore deve risplendere omnibus qui in domo sunt.

Buon esempio e spirito di fede, di speranza, di carità: puntualità puntualità puntualità nelle

pratiche della vita religiosa: amore al lavoro, alla temperanza, alla santa virtù, alla

mortificazione, alla povertà, alla obbedienza ai Superiori e alle regole: insomma ogni

Direttore deve poter alzare la fronte davanti a tutti i suoi confratelli, e poter dire loro non a

parole, ma a fatti: imitatores mei estote!

 Pregherò ogni giorno per te, caro don Mario, con una speciale preghiera.

Se non potessi più voltare per Mar de Hespanha, amerei almeno rivederti nelle poche ore di

passaggio a Rio de Janeiro, e molto desidero rivedere e poter parlare a don Dondero delle

cose di cui lui già sa, - tanto più che ho saputo che venne nominato un Arcivescovo

coadiutore con diritto di successione a don Silverio, e allora bisognerà bene intenderci.

 Era cosa da me preveduta, come dissi a lui, ma non me l’aspettavo così presto, - un

presentimento però ce l’avevo, e per questo amavo sollecitare quella certa pratica per cui

mi fermai a Mariana.

 Don De Paoli mi scrive che è stato a Queluz, e che è necessario pagare i loro otto

conti alle suore, poiché urge loro impedire che la casa di Queluz rovini, ed egli sa che le

suore si trovano senza danaro. Solo per Queluz ci vorranno, dice, un 30 contos.

 Anche a me preme assai assai assai che si dia loro un acconto almeno, tanto più che a

Giugno verrà in Brasile Monsig.r Capra, e vorrei che almeno una metà - (se proprio non si

può tutto) già fosse pagato.

 Dunque bisogna pregare, e poi vedere di fare tutto il possibile: tutte le spese di

dubbio risultato si sospendano, e basta con i debiti! Ripeto: che non si faccia più nessuna

spesa per la Casa di Mar de Hespanha, e si facciano le più grandi possibili economie.

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 Tutto ciò che si avanza di quanto si ricava dai prodotti o dalla parrocchia, non si

devolva ad altro che a pagare i debiti. Tieni una regolare contabilità, e incaricane qualche

chierico: ogni casa deve avere bene in ordine il suo Registro di contabilità: su questo

punto io non ebbi soddisfazione nella visita di Mar de Hespanha perché non mi furono dati

i conti da tutti, come era loro dovere, venendo appositamente anche per questa partita il

Superiore dall’Italia. Dei debiti fatti non ho avuto tutte le pezze giustificative.

 Caro don Mario, io ti prego di non offenderti, ma devo dirti in anticipo - e tu leggerai

questa lettera mia a tutti, perché ciò che dico per te lo dico per tutti, - che io non potrò

giustificare nessuna spesa, sia fosse pure relativamente minima, se non vi attenete ai criterî

che vi ho dati nella lettera scritta a don Dondero contro i debiti.

 Si stia all’obbedienza: non voglio che soffriate, ma tutto il risparmiabile, si risparmi,

e si paghino i debiti.

 E vi esorto a fare delle preghiere alla SS. Vergine della Divina Provvidenza e a San

Giuseppe a questo scopo. Abbiate umile fede e Dio non vi abbandonerà! E che la nostra

fede e la nostra carità abbondi di più in più, onde essere degni del nome di Figli della

Provvidenza del Signore, - e che colui, che ha incominciato in noi l’opera buona, nel darci

una sì grande vocazione, la conduca in ciascheduno di noi a compimento fino al giorno di

Cristo Gesù.

 Io vi ho e vi porterò sempre nel cuore tutti, per la grazia che mi dà nostro Signore, e

prego la SS. Vergine, madre e celeste fondatrice dei Figli della Div. Provvidenza, e il

nostro glorioso Patriarca San Giuseppe, che tutti possiamo sempre vivere di Cristo e patire

qualche cosa con Gesù crocifisso, e che la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza,

custodisca i nostri cuori e i nostri pensieri: e la vita nostra, insieme con la vita della piccola

nostra Congregazione, sia solo Cristo Gesù e la sua Chiesa!

 Noi potremo ogni cosa solo in colui che ci conforta!

 Siate forti nell’umiltà, nelle pratiche della vita religiosa e nella concordia fraterna,

che è la concordia di Dio!

 Vi saluto e vi abbraccio tutti spiritualmente in osculo Christi, e benedico a tutti e a

ciascuno in plenitudine gratiae et in plenitudine benedictionis, e vi metto nel cuore di

Gesù e nelle mani della Madonna della Div. Provvidenza

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 Pregate per me sempre!

 Vostro come padre in Xsto


         Sac. Orione  della Div. Provv.


P. S.  Spedisco questa lettera che è la festa di S. Benedetto, 21 marzo, giorno in cui venne

 approvata la nostra Congregazione.

 Tutti i vostri fratelli di qui vi salutano.

 Qui abbiamo già anche un oratorio festivo con una 60na di giovani e cinque o sei

 vocazioni, tutti figli di italiani.

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