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+ Almas y Almas !
ore 16 del 10 marzo 1936
Caro don Pierino,
La grazia di Dio e la sua pace siano sempre con noi!
Ricevo la gradita tua del 9 corr., e te ne ringrazio.
In merito agli insegnamenti, ho scritto jeri a don Tiburzio.
Ora, che il maestro Miranda si è licenziato, assumete subito il maestro Colombo, di
cui mi ha scritto don Tiburzio. Vedete di affidargli, possibilmente, la 5ª e 6ª, riunite: - sono
le classi di maggiore responsabilità, e si possono benissimo tenere riuniti gli alunni, - come
facciamo dappertutto, tanto più che, per quanto crescano, non saranno mai più
di una trentina in tutto.
Vedete anche di non dargli più di $ 30, come mi ha scritto don Tiburzio, ma, se è
buono, e piuttosto di perderlo, salite anche fino a 40. Aspetto di essere assicurato.
Ripeto a te quanto già scrissi a don Tiburzio, che cioè la 1ª inf.le e la 1ª elem. siano
riunite; - e se crescessero di molto, allora si riuniscano la 1ª elem. e la 2ª.
Ho visto i programmi, ed ho constatato che la 2da non è che, più o meno
un ampiamento del programma della 1ª - e vedo che ciò può essere fatto benissimo,
basta saper curare e ajutare un po’ più quelli di 2da.
Anche la 3ª e la 4ª, potrebbero essere riunite molto bene, - tanto più che sono
pochini, - è questione di buona volontà: tuttavia se il numero crescesse oltre misura,
fate pure due scuole distinte, prendendo la 4ª don Tiburzio e la 3ª Ezio.
E vi avanzate ancora libero don Dondero, che vorrei chiamare qui: ne ho bisogno.
A me sembra ogni dì più conveniente trasferire don Dondero per bene suo e nostro
e della stessa Congregazione, ma più per bene suo.
Al Patronato deve bastare una sola messa festiva, e non due: Nardi ne dica due
alle suore e tu due a S. Carlos e don Tiburzio ti dica o la 1ª o la 2da o la 3ª a S.Carlos,
come meglio potrete combinare.
È venuta l’ora, cari miei, che bisogna uscire dalla morta gora, ed entrare corde magno
et animo volenti in un periodo di maggiore attività e sviluppo: - cominci, anche pel
Sud America, l’epoca del dinamismo e l’era eroica ed apostolica della Congregazione!
Non sono venuto e non resto in America perché qui la giovane Congregazione nostra
e i giovani suoi militi vivano una vita poco coraggiosa, poco fervorosa e poco giovanile.
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Più prego, e più sento che devo volere con fede la nostra espansione e una più
ardente attività, una più larga fiducia nella Divina Provvidenza, uno spirito più dinamico
di divina carità e di zelo.
Io vi ho trovati, cari miei figli, quasi tutti atrofizzati: buoni figli sì, ma troppo lenti,
già invecchiati mentre siete giovani, fiorenti di vita, da poter fare tanto, tanto bene.
Non voglio, non devo volervi lasciar morire in un bicchier d’acqua. - I primi a restar male,
a sentire di non essere all’avanguardia apostolica del bene, certo dovete essere voi stessi.
Così non si va, e non devo tollerare più oltre - (dopo più di un anno che sono qui,
e che osservo tutto e tutti) - che si continui così!
Si fa poco da noi, per essere noi la prima generazione di una Congregazione nascente
e giovanissima
Io vi parlo, o miei preti, con un amore e una franchezza che non vi deve dispiacere,
che anzi vi deve far bene, e che sento esser la migliore arte per governarvi bene: -
e compiere io e voi il nostro dovere. A gloria di Dio, ecco: vedete che cosa si è fatto,
con l’aiuto del Signore, in poco più di un anno!
I Casa di noviziato e di probandato a sé in Lanus.
II Casa del Cottolengo in Avellaneda.
III Cottolengo a Claypole, in terreno nostro, 4 padiglioni per ricoverati, due da
$ 50.000 due altri da $ 35.000, più la cucina $ 25.000; più la I chiesa a San Cottolengo,
che si alzi nel mondo, - più si rifà ora tutto di nuovo, il padiglioncino che è all’ingresso
dove ci sarà l’asilo infantile pei bambini di Claypole e l’amministrazione del Cottolengo.
IV/ La Casa di Carlos Pellegrini.
V/ Il Collegio di S. Fernando, proprietà della Congregazione e già
11.000 $ anticipati pei lavori.
VI/ Santuario di Itatì, con scuole tenute da noi.
VII/ Collegio con chiesa parrocchiale in Rosario, con un 500 alunni
(tutte le elem.ri)
VIII/ Pagato il debito di Victoria.
IX/ Provvisto alle scuole di Victoria, di San Fernando di Cuenca, di Lanus
tutto con maestri nostri.
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X/ Inaugurato le aule e ultimato il campanile a Mar del Plata, e trovato 19.000 $
di provvidenza pel pagamento, che è di 22.000 $.
XI/
Riunito tutti i chierici studenti di Plata
teologia in Victoria e Lanus e Mar del
Plata, perché siano ben formati e abbiano la scuola regolare; al gruppo più numeroso,
che sta in Victoria, ho dato un assistente sacerdote: don Anzolin.
Ho nominato Direttore della Casa in Victoria don Cesare Di Salvatore, egli è sovra -
intendente delle scuole di S. Fernando, di Victoria e del dopo scuola di Nueva Pompeya. Ispettore don Zanocchi e vice Ispettore don Dutto. Amministratore gen.le don Dutto.
XII/ Liberata la Casa di Nueva Pompeya da elementi estranei interni,
per quanto buoni.
XIII/ Presa una bella casa per le nostre suore in San Miguel - con piena
approvazione sia dell’Arcivescovo di La-Plata che dell’Arcivescovo Copello:
la casa ha terreno, ed è già nostra.
XIV/ Sono in corso trattative per un istituto a Entre-Rios, donazione
della sig.ra Maria Unque Alvear.
XV/ Ho già accettato due nuove case in Mendoza, più il riformatorio,
più 50 ettari di terreno fuori Mendoza. Tutto passa in proprietà.
XVI/
Apro a maggio, due case a Santiago del Cile (Cottolengo
Cinese) e un’altra
a Cerca di Valparaiso per la formazione religiosa degli aspiranti nostri cileni
e per la santificazione del clero cileno.
E questo non è tutto: e tutto questo lo ha fatto Dio, la Divina Provvidenza!
Non possiamo restare più oltre indifferenti e apatici, ma dobbiamo corrispondere
a tanta grazia di Dio. Però ho bisogno, figli miei, d’esser capito, d’esser seguito,
d’esser secondato e, direi, sorpassato.
Non ho bisogno di sciupare le mie ultime energie nel galvanizzarvi, nel tirarvi avanti
con la forza di quattro buoi: non ho bisogno di trovare in voi dei morti prima di morire,
ma dei vivi, degli spiriti ardenti di bene, dei cuori grandi, delle volontà pronte
a tutti i sacrificî per Cristo, per la Chiesa, per le anime: dobbiamo essere apostoli,
se no tradiremmo la nostra vera vocazione e finiremmo nel nulla, se pur non diventeremo
degli
apostati, se non di nome e di forme
forma, di pratica e di fatto, cioè di vita ignava,
«a Dio spiacente ed ai nemici sui», direbbe Dante.
Io
Dio e la Chiesa ha
hanno bisogno di avere in noi dei vivi, anche quando
questo
corpo
sia caduto sulla breccia: anzi, se mi seguirete, sarete
saremo, allora, più vivi allora
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(che ci crederanno morti) -, che non ora, che non oggi.
Su, figli miei, moltiplicatevi: moltiplicate le vostre forze, le vostre attività,
il vostro sacrificio per Dio, e Dio sarà con voi!
È
con dispiacere che non posso mandare Esteban Augustin, che
il quale già si trova
a Mar del Plata, e perché studente di teologia e perché l’ho trovato caído in salute, e fui
consigliato a destinarlo in un clima di aria marina ed ossigenata. E, infatti, lo ritrovai
meglio, benché fosse colà solo da 8 giorni.
A Mar del Plata tutti i maestri sono: o Padri o studenti di teologia, eccetto uno:
un ch co proveniente di recente dal seminario di Villa Devoto, che fa ancora
la 2da filosofia, e che ho posto colà pel suo periodo di probandato: egli fu raccomandato
dallo stesso Rettore del seminario.
Dirai a don Tiburzio che il Consejo ha autorizzato un altro maestro per Lanus,
poiché gli esterni salgono già a quasi 150.
Qui, grazie a Dio, tutto cammina: non state fermi e immobili voi: la S. Scrittura dice
una gran cosa, cari miei, quando ci dice che la moglie di Lot, perché si fermò, e, invece di
guardare avanti, guardò indietro, diventò una statua di sale. «Non progredi, regredi est.»
Io non voglio delle statue in Congregazione, ma dei vivi e che camminino in avanti,
guardando in alto, a Dio!, Dal quale tutto dipende e ci viene ogni dono e aiuto.
Vivere vuol dire espandersi: chi non guadagna, perde: chi non avanza, indietreggia.
«Non progredi - ripeto - regredi est», dice l’Imitazione di Cristo.
Gli ostacoli si superano con la fede, col coraggio coll’entusiasmo, coll’apostolicità.
Ditemi quando don Dondero potrà venire qui al mio fianco: non inaridiamoci!
Charitas, natura sui, diffusiva est! Charitas Christi urget nos! La carità, l’amore cioè di Dio
e del prossimo, c’incalza! Animo, o figli miei!
Costì bisogna fare qualche cosa e presto, anche per le suore de la Floresta.
Ne ho parlato coll’escribano Varese, tu, don Pedro, vedilo e intendetevi bene. .
Padre (Castagnetti) mi scrive una brutta carta, non da figlio di Don Orione, ma da
buddista: dice che non sa tenere quei 5 ragazzi. Son cose che si dovrebbe avere il pudore,
e aver vergogna a scrivermele.
Io di 64 anni già stanco di lavoro, faccio 400 km.tri sabato, per far un discorso a Mar
del
Plata domenica, e lunedì già son tornato qui al lavoro!
Come mai un cristiano, e
un
sacerdote e un Figlio della Div. Provv.za non sente verguenza a scrivermi certe cose?
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Porrò i ragazzi e tutta la casa in mano di Fra Colombano, ed egli si riduca pure a dire
la pura messa e l’ufficio e il puro ministero spirituale, ma come si presenterà poi a Gesù
Cristo? Come potrà salvarsi, se non avrà esercitata la carità e il bene verso il prossimo,?
«Come potrai credere di amare Dio che non vedi, - dice S. Giov. Ev. - se non ami
e non ti sacrifichi pei tuoi fratelli che vedi»?
Ve ne scrivo perché desidero che mi diciate il vostro parere, e che tu, don Migliore,
faccia
lassù una corsa quam primum, vedai
se i ragazzi furono iscritti alla scuola e se la
frequentano, e se sono mandati alla scuola preparati nei compiti, ordinati e puliti,
e sentirai tutti, anche la maestra.
Il don Castagnetti non va d’accordo con gli eremiti, mentre sono ottimi religiosi, di
pietà e di lavoro, di vita sacrificata, tanto quanto lui, se non di più: capiscono lo spirito
della Congregazione, più di lui.
È poco più di una settimana che c’è stato don Zanocchi. Egli mi disse che
don
Castagnetti fa diventare montagne certe inezie: è piccolo di
concezione testa,
mentre Gesù è tanto grande, e la Congregazione non vuole gente gretta né criterî soffocanti, ma una pietà viva, larga non pesante!
Don Castagnetti non andava d’accordo neanche sul Monte Soratte né con gli eremiti,
né coi chierici, studenti di teologia a Roma, quando andavano lassù a rifarsi in salute,
dopo le fatiche dell’anno scolastico.
Egli si è formato uno spirito che è la negazione dello spirito caritativo di Gesù Cr.,
che sa aiutare compatire, comprendere e confortare.
A La Floresta poteva e potrebbe fare tanto tanto bene, e far vita di raccoglimento,
vita interiore e spirituale
Tutto quello che è scritto in questa lettera desidero che sia letto anche a lui. Io, ora,
non saprei come sostituirlo, ma se egli insisterà, per quello spirito di fissità da cui è
dominato e si lascia dominare - (che non è certo lo spirito del Signore) - io, con mio
dispiacere lo toglierò anche, ma egli deve ben sapere che non resta più nello spirito della
obbedienza
e disciplina religiosa, e
che ma si ridurrà a
fare la sua volontà, non la volontà di
Dio, e Dio gli manderà una croce ben più pesante che la croce che ha a La Floresta e che
non vuol portare. Non dico che Colombano sia senza difetti, ha la lingua un po’ lunga
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Senza difetti non c’è nessuno, ma dobbiamo compatirci e sopportarci a vicenda.
Deve disinvolversi apostolicamente come S. Filippo come il Cottolengo, come Don Bosco,
come don Sterpi e don Perduca.
E qui finisco, perché ho gente che mi chiama.
Questa lettera, che, in certi punti , non ho scritto senza un particolare di Dio non
va distrutta. Essa dovrà da te essere letta a don Tiburzio, a don Dondero, a don Nardi,
a don Castagnetti e a don Gandini. Mi dirai come sta don Gandini.
Essa
Questa lettera va presa come una grande apertura di cuore del Padre
in Xsto
verso i suoi figli più cari: non si deve guardare alla forma forte, ma alla sostanza -
non a qualche espressione forte, ma al cuore che parla e che ama infinitamente
in Gesù crocifisso.
Domani incomincia la novena di San Iosé: facciamola bene e fervorosamente.
Vi colmo ciascuno e tutti di benedizioni. Pregate per me.
Vi conforto tutti e tutti vi ricordo all’altare di Dio e in Maria SS.
Vostro
Don Orione d. D. P.
P.S. Sappiami dire qualche cosa di quel giovane Leporraci che vita fa,
che sentimento dimostra, se dà segni di squilibrio mentale, che pensa di fare etc.
[Al Molto Rev.do
Padre Pedro Migliore
Parroco San Carlos
Calle Huidobro 1356 y Millan
Montevideo
per l’Uruguay
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