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[Al Rev.do Signore

Can.co Don Arturo Perduca

Reggente in San Sebastiano Curone

(Tortona) - prov. d’Alessandria]


          Anime e Anime !

          Roma, il dì 8 / 7 [19]19


 Caro don Perduca,


 Ho avuto jeri qui la vostra lettera del 2 luglio, et Deo gratias et Mariae.

 Rispondo breve, perché, capirete, sono diventato uomo d’affari

e di qualche importanza, dal fatto che mi trovo nella capitale del Regno;

e quindi bisogna essere brevi per tenersi un po’ su.

 1/ Io non potrò venire a S. Sebastiano, dovendo andare in Calabria e Sicilia,

e poi avremo gli esercizî dal 3 agosto, esercizî spirituali a cui siete già invitato

e prenotato. Sono a Bra, al paese del Beato Cottolengo, e li predicherà il Superiore

dei Filippini di Genova, il p. Bonvier, assai conosciuto da Maria Vittoria.

 Confido proprio che non vorrete mancare; credete pure che ve ne troverete

assai soddisfatto.

 2/ Quanto al contratto verrà su don Sterpi, al più presto, se pure non sarà già venuto,

poiché gli ho scritto da jeri. Ma siccome so che deve mercoledì domani andare a Venezia,

e così potrebbe essere che tardi alcuni giorni, al suo ritorno. Voi tenete pronti i danari,

e, se credete, dateli senz’altro alla signora Callegari, e così vedete se poteste tirarci giù

qualche offerta di 500 o 1.000 lire pei restauri della Casa. Il Signore ci ajuterà.

 Sto leggendo la vita di San Gerolamo Emiliani, e sento che mi dilata il cuore

in Gesù Cristo, e che mi fa del bene anche per il nostro lavoro.

 3/ Scriverò al don Ontano; e sua madre come sta? Scrivetemelo.

 Date pure tutto a codesto asilo il riso; il Signore ne manderà dell’altro.

 4/ Quand’è che si dovrà vestire codesta Maria Tarcisia?

Dovrà sempre essere a dopo gli esercizî nostri, non è vero?

perché non tornerò in alta Italia che per farvi gli esercizî.

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 5/ Non so che Case ho aperto: a Como non è una Casa, ma ne ho messe là tre

a fare da serve di Gesù Cristo a poveri orfani di guerra che erano rimasti abbandonati:

si poteva lasciarli così?

 A Reggio Calabria non ho aperto Casa; ma ne ho mandate tre a fare del catechismo

in un rione della città dove si vive e si muore come Dio sa, e dove i sacerdoti non vanno

o non potevano più andare.

 Gli anni di noviziato sono almeno due: uno chiuso e uno aperto: alcune faranno

prima l’anno chiuso, cioè in San Bernardino, e le altre viceversa.

 Il Signore poi guarda allo spirito di carità, e ci benedirà e premierà

secondo le opere di misericordia, cioè secondo che avremo avuta carità.

 Faranno meno bene le non formate da quelle già formate, e va bene.

 Ma io non le mando che in posti dove fanno della fame, dove sono prese a sassate

per poter fare del bene, e da quelli a cui fanno del bene: dove sono derise

anche dalle persone di chiesa o compatite come pazzerelle, e dove presto presto

si ammalano per la vita di lavoro e di sacrificio e se ne vanno in Paradiso

a fare il Noviziato. Non vi pare bello?

 In verità vi dico che la Casa più signorile e più comoda è quella

di San Sebastiano Curone. Dunque mi pare che ci sia da stare contenti in Domino.

 Finché c’è amore di Dio e di sacrificio per le anime: umiltà, patimento, preghiera, -

che andiamo cercando?

 Avanti, Avanti! Stiamo lieti, stiamo lietamente.

Piuttosto vi dirò che quando codeste straccione andranno nella nuova Casa

desidero che ci vadano, dopo tre giorni di digiuno a pane e acqua, e io pure digiunerò

a pane e acqua per 4 giorni, e poi desidero che ci vadano scalze, cantando il Miserere,

ed entrando giù a baciare tre volte la terra, e che si prendano il posto più angusto,

e più umile per lasciare ai bambini, alle fanciulle, e ai poveri la parte più bella,

più arieggiata, più comoda.

E se ci sono poveri e povere in paese, quel giorno li invitino e diano loro un buon pranzetto,

e si mettano in gran divisa, con su le scarpe, a servire Gesù Cristo nei poveri,

che devono sempre essere i nostri più cari fratelli. E questo facciano con ispirito di amore

di Gesù Signor nostro e di umiliazione di sé e anche per ottenermi da Dio misericordia

per i miei peccati e ottenere dal Signore benedizioni sul paese di San Sebastiano.

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 Di quanto avete fatto per l’asilo come per altre opere di educazione cristiana

e di carità che si svolgeranno in codesta Casa della Madonna delle Grazie

vi ricompensi il Signore, che è Celeste remuneratore, e largamente ricompensi chi ha dato

il danaro e ogni anima benefica e caritatevole verso codesta Casa della Madonna.

 Se voi potrete dirmi chi ha dato il danaro, compirò il mio dovere di ringraziare, -

diversamente ringraziate voi, dite che lascerò che sempre si preghi

secondo le sue intenzioni, e che la prima Messa che io potrò celebrare a S. Sebastiano

sarà per chi ha dato il danaro. E Dio benedica in terra e in Paradiso!

 Amerei che la Casa non fosse intestata a me, ma ad uno dei miei sacerdoti più sicuri

e di spirito, ma che però nell’atto non risultasse che egli è un prete. Egli è: Enrico Contardi

di Giuseppe e della fu Celeste Maggi, nato in comune di Montecalvo Versiggia,

provincia di Pavia, l’anno 1885. Egli è di famiglia agiata, e, occorrendo,

in caso di leggi eversive, potrà così dimostrare di aver potuto acquistare

con danaro di famiglia.

 Al nome non deve essere premesso né don né sacerdote: la persona sarà già

più che sufficientemente determinata dalla paternità, maternità, età e luogo di nascita.

I dati non completi saranno completati da don Sterpi che tiene i documenti

del don Contardi. E ora basta.

 Benedico le suore e le conforto ad amare e servire il Signore e la S. Chiesa.

 Nella Udienza privata del 25 Giugno ho chiesto al Santo Padre

una speciale benedizione per esse, per voi e per la nuova Casa di San Sebastiano.

 Preghiamo a vicenda.

 Vostro


         Sac. Orione  d. D. P.


 Pasquale sta bene, ed è a S. Giuseppe a Poggio Tulliano (Grottaferrata).

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