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[Italia - per via aerea]
[Al Rev.mo Canonico Don Arturo Perduca
Collegio Dante Alighieri
in (prov. Alessandria) Tortona]
Buenos Aires, il 4 dicembre 1934
Caro don Perduca,
Il Signore sia sempre con noi!
Ho ricevuto la gradita vostra del 21 novembre, e ve ne ringrazio.
Mancano 20 minuti alla partenza dell’avione, tento di scrivervi e far partire,
- dovrò essere breve, e pazienza!
Vi sono tanto tanto tenuto delle notizie che mi avete date sul caro e povero
nostro Vescovo: qui si prega sempre per lui.
E il Signore è tanto buono che me lo ha già fatto sognare due volte;
- non vi dico di più, perché temerei di mancare, in qualche cosa, e quindi
lasciamo le cose come sono in Domino.
Non vi posso dire quanto mi ha consolato che egli abbia fatto la Santa Comunione
quella mattina, e che abbia ricevuto l’Olio Santo, sapendolo e rispondendo alle preghiere.
Sono contento che gli abbiate messe le mani sugli occhi. Egli pregherà ora per noi,
- statene certo che pregherà per noi. Mi spiace che non sia sepolto a Tortona,
ma basta che sia in Paradiso, dove lo spero, e dove confido che ci incontreremo,
malgrado le mie grandi miserie.
La lettera che gli ho scritto di qua, se non la avessi scritta ancora, la dovrei scrivere
per coscienza, e la scriverei, e su certi punti più completa, come non ho potuto fare
in quel breve tempo.
In coscienza non potevo non chiederGli quello. Se si fosse trattato solo di me,
avrei portato silenziosamente nella mia tomba tanta nequizia in espiazione delle mie colpe
e per l’amore di Dio sopra tutto e degli stessi tristi che diffamarono.
Ma dietro di me venite voi altri, sacerdoti, chierici, suore, etc.
La calunnia diventò diffamazione e fece argomento di discorsi, e si diffuse
anche tra i nostri stessi chierici.
Ho chiesto ciò che non potevo non chiedere, ed ho chiesto
il minimo che potessi chiedere. -
Non ho alcun dubbio che se Mg.r Vescovo alzasse la testa dal sepolcro
la prima cosa che farebbe, sarebbe una dichiarazione a mio riguardo amplissima.
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Io non ho chiesto che facesse processi né che alcuno dovesse restare umiliato:
ho perdonato a tutti: amo tutti, vorrei dare la vita per tutti: ho chiesto alla mia chiesa
e al mio Vescovo una parola - non mi fu detta: sia fatta la volontà di Dio!
- Per ora, non devo dire di più, non altro che pregare, tacere, umiliarmi, soffrire e offrire
tutto al Signore e adorare la volontà del Signore.
Desidererei sapere in mano di chi è quella lettera.
Essa, per altro, è piena di amore e di rispetto per il mio Vescovo, per cui avrei dato
mille volte la vita, e lui lo sapeva. Del resto, non era che il mio dovere.
Ho scritto lettera di ossequio a Sua Eminenza il Cardinale amministratore apostolico.
- Se sapessi di avere mancato in qualche cosa verso di lui, sarei felice di scrivergli
e chiedergli perdono.
Qualunque cosa si pensi o si dica contro di me, non se ne dirà mai basta, tanta è,
purtroppo, la mia miserabilità.
Voi tutti pregate per l’anima mia: questa è la carità che, sovra tutto, invoco.
Io prego per voi, e vi porto sempre sull’altare.
Sono nelle mani di Dio, sia fatto di me tutto quello che piace a Dio!
Come ho detto una sera piangendo a Mg.r Vescovo, io sono prontissimo
a togliermi da questo posto e ad uscire anche dalla Congregazione, piuttosto che voi,
o miei cari, abbiate a soffrire per me.
Io già sento di essere un esule, e più ben poco ci vuole.
Vi sono tanto tanto tenuto della carità che usate verso don Sterpi: Iddio vi paghi. -
Confortatelo sempre e aiutatelo!
Grazie, che siate andato a Genova per l’anniversario di Edoardo Gambaro.
Dite a vostra mamma che la benedico e prego per essa: ditele che ora so anch’io
che cosa è il mal di cuore: Deo gratias anche di questo. - Salutatemi tutti. -
Buon Natale a voi, a tutti del Dante.
Tanti saluti e buon Natale da tutti. Pregate per noi: viva Gesù Bambino!
A don Sterpi scriverò ancora prima del Natale: siate tutti contenti:
a tutti e a ciascuno la benedizione di Gesù Bambino e della Santa Madonna, a tutti,
anche alle suore. - E stiamo tranquilli nelle mani del Signore.
Vostro aff.mo
Sac. Orione O. D. P.
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