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[per l’Italia - Via Air France]


[Al Rev.mo Canonico Don Perduca

al Collegio Dante

in (prov. Alessandria) - Tortona]


       Dal Noviziato di Lanus, 3 maggio 1935

       Invenzione di S. Croce


 Caro canonico,


 La grazia di n. Signore e la Sua pace siano sempre con noi!

 Alle 7 e mezza di stasera è giunto sull’Augustus don Miraglio,

e mi portò la vostra lettera; - me ne portò un fascio, e le ho lette stanotte,

- ora sono quasi le 2.

 Domani non avrò tempo, - rispondo alla vostra subito, tanto più che ancora

devo rispondere all’altra vostra.

 Quanto vi ringrazio delle preghiere che voi e vostra madre fate per me.

Dite a vostra madre che sempre la ricordo, e prego il Signore di poterla ancora rivedere,

povera donna!

 Beato voi, che avete ancora vostra madre! -

 Qui il lavoro si moltiplica e non mi è dato prevedere quando potrò ritornare in Italia.

E, se ritorno, non so se convenga che mi metta a Tortona. E pensare che, a gran fatica,

ho potuto indurre il maestro Perosi a ritornarvi, dopo 30 anni di assenza!

e ancora mi ricordava i dolori sofferti da suo padre e da lui!

 Sia tutto come Dio disporrà; - non voglio altro che amare e servire il Signore,

la Chiesa, le anime, i poveri, e perdonare a tutti e pregare per tutti, ma sasso non sono,

e non posso dire che non senta e non ne soffra.

 Quanto alla dolorosa vertenza di San Michele, cui accennate nelle due ultime vostre,

- quello che don Sterpi si è limitato a chiedere, mostra tutta la buona nostra disposizione

di accondiscendere in Domino.

 Sono tanto contento di sapere che Sua Eccellenza Mg.r Vescovo abbia accettato,

e ne ringrazio il Signore proprio di cuore.

 Oramai è quasi un anno: noi ci siamo raccolti nel silenzio e nella preghiera:

io sono di qua dell’oceano, e la vertenza si prolunga, e i malevoli ci soffiano dentro

con un soffio che non è soffio di buono spirito, mi pare.

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 Ho pregato, ed ecco, pur di finirla, che cosa sento nel Signore di dover scrivere.

 Se anche per quella misera striscia dovessero ancora sorgere difficoltà,

allo scopo che non sorgano divisioni di animi, sento in Domino di ridurmi a chiedere

che solo si salvi il principio.

 Mi spiego: scusate il paragone grosso, et sit venia, caro don Perduca.

Ecco: tutto dobbiamo imparare dal Papa: ora il S. Padre, pur di togliere il funesto dissidio

e unificare gli animi degli italiani si ridusse e si accontentò, direi, che solo fosse salvo

il principio della libertà e indipendenza della S. Sede. Ripeto: sit venia.

 Ora noi, poveri stracci della Divina Provvidenza, guardando in alto,

non desideriamo né mai abbiamo voluto togliere alla Diocesi né rendite né emolumenti:

alla Diocesi da oltre 40 anni tutto abbiamo dato e nulla mai abbiamo chiesto:

e quello che di elemosine abbiamo avuto, lo abbiamo messo nella Diocesi

e ce ne abbiamo portato: Tortona lo sa. E di quello che, Deo adiuvante, si è fatto,

ora se ne fanno una arma, ce ne fanno dirò, quasi una colpa.

 Ma sia tutto per l’amore di Dio!

 Dunque, per venire al concreto, e pur di chiudere codesto stato doloroso di cose,

chiedo che, almeno per ispirito di equità, si riconosca ciò che fu dato alla Piccola

Congregazione della Divina Provvidenza dal Vescovo, che la vide nascere

e nel suo stesso Episcopio, e dal Papa, e dal Papa, che si degnò di ricevere

nelle Sue Mani benedette i miei voti religiosi perpetui. E che si riconosca

salvando il principio della parrocchia di S. Michele alla Congregazione. -

E ciò potrebbe farsi in questo modo: - ci sia data la parrocchia di San Michele,

e ci si tolgano pure le case che sono nel territorio parrocchiale

che fa parte del corpo della città. Ci si tolga quindi anche la striscia che unirebbe,

sulla sinistra del Corso Genova, la chiesa parrocchiale col Groppo e San Bernardino.

 Il territorio parrocchiale sia ridotto, sia limitato, in città,

alla Casa della Divina Provvidenza, al Probandato, alla casa canonica di San Michele

e alla casa della parrocchia che sta sul sagrato della chiesa stessa, - e niente più, in città.

E sia territorio parrocchiale di San Michele dal Groppo in su e nulla altro né in Tortona

né prossimo a Tortona. -

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 E così è salvo il principio, e sia benedetto Iddio!

 Che, se anche questo non accettasse, proprio non saprei che poter fare di più.

Ma io confido che si vedrà almeno lo sforzo nostro e tutto l’animo mio, e che,

nella carità di Gesù Crocifisso, si addiverrà a tale equa definizione.

 Continuerò a pregare per questo, e sto tranquillo nelle mani del Signore.

 Del resto Gesù si ama e si serve in Croce, diceva p. Ludovico da Casoria,

e crocifissi, ed io ancora non lo amo e ancora non sono crocifisso; - e bisogna pure che,

a 63 anni, cominci una buona volta a darmi al Signore e alla Santa Chiesa sul serio. -

 Pregate caro don Perduca, la Madonna SS. per la mia verace conversione,

e Dio vi paghi.

 Tanti rispetti a vostra mamma, e saluti e conforti a voi e a tutti i nostri sacerdoti

e fratelli in Gesù Cr.

 Vostro aff.mo


     Don Orione  dei figli della Div. Provvidenza


 È di notte, capisco che ho scritto male, ma basta che mi sia spiegato

tanto da far comprendere il piano di soluzione che in Domino propongo.

 Parlatene tosto a don Sterpi, e prima a lui che ad altri, e sentitelo.