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         Anime e Anime !

         Tortona, il 12 / 12 / [1]929


 Caro Paolino,


 mio figliuolo in X.sto,

La grazia e la pace di Gesù, Dio e Redentore nostro, sia sempre con noi!

 Non mi è dato, per la brevità del tempo, di poter rispondere alla gradita tua

del 10 corr. indirizzatami a Genova, ma mi ha fatto tanto bene il tuo pio pensiero

pel fratello Costantino nel II anniversario della morte di lui, che vengo almeno

per dirti che il Requiem l’ho detto e più di un requiem; ed ho pregato per lui

e per tuo papà insieme. Mi parve tanto bello, giusto e cristiano non dividerli,

ma unirli in una stessa preghiera, voce della stessa fede, anelito della stessa speranza,

che ha confortato essi e conforta noi: preghiera che è pure dolce vincolo di carità

tra essi e noi! E che già ci fa sentire qualche cosa di quella che la Chiesa chiama

«la Comunione dei Santi».

 Che dogma consolante è mai, o figlio mio, «la Comunione dei Santi!».

 Hanno ragione di paventare la morte quelli che non hanno speranza,

«qui spem non habent», dice S. Paolo, ma chi crede e sente «la Comunione dei Santi»,

ma quelli che nell’amore di Dio vissero di fede e di speranza nella bontà del Signore,

e che sanno che nulla si infrange di ciò che è buono, la morte, o figlio mio,

non è che un istante di merito, un sospiro prezioso verso il Padre celeste, che ci aspetta,

verso la Madre di Gesù e nostra, verso gli angeli e i beati, verso quei nostri cari,

che da questa misera vita già passarono a vita beata: è un sospiro per essi la morte,

dopo il quale la salvezza è assicurata e comincia il gaudio pieno

della Comunione dei Santi.

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 E dico pieno, perché il gaudio, in parte, il Signore spesso ce lo fa pregustare

anche in questa vita, ed è la soave unione dell’anima con Dio, e la serena dolcezza

della fraterna carità, che si gusta nella vita religiosa, e anche la si sente in quelle famiglie,

come la tua, dove si respira tanto alito di spirito cristiano.

Consoliamoci dunque gli uni e gli altri nella preghiera dei morti in Cristo

e dei nostri cari morti, poiché a noi è dato vivere in quella Luce e di quella Luce,

che è simbolo della verità e della fede e della santità, e viviamo alla presenza di Dio,

ché presto anche per noi verrà il giorno del Signore, e la pienezza del gaudio

nella Comunione dei Santi. Indossiamo, come dice S. Paolo ai Tessalonicesi (I -5)

«la corazza della fede e dell’amore, e prendiamo per elmo la speranza della salvezza».

E aggiunge: «Iddio non ci ha destinati all’ira, ma ad ottener la salvezza

mediante il Signor Nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi affinché,

sia che siam desti (sia che viviamo) e sia che dormiamo (sia che moriamo),

viviamo insieme con Lui».

 E lo stesso concetto è ripetuto dall’Apostolo ai Romani, ai Corinti e ai Galati,

che cioè Gesù Cristo è morto per noi, affinché noi viviamo, per mezzo di Lui e per Lui,

nella Comunione dei Santi.

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 E questa esistenza di unione con Lui e con i fratelli, che già ci hanno preceduto

nella patria, è esistenza e vita sicura, continua, permanente: che siamo sulla terra

o che siamo chiamati a dipartircene, (come già tuo fratello e tuo padre), pei morti in Cristo

la vita continua in Lui. E nella memoria pia de’ nostri, che già sono passati,

e nella aspettativa - breve aspettativa - della nostra piena Comunione dei Santi,

consoliamoci gli uni gli altri ed edifichiamoci in Cristo a vicenda, per vivere anche noi

unificati in Lui e da Lui.

 Addio, caro Paolino,- Iddio ti rinvigorisca sempre più nello spirito,

sì che il tuo cuore sia sempre più disposto «all’amore di Dio e alla costanza di Cristo»,

come dice il tuo santo. Ti guardi Iddio dal menar vanto d’altro che non sia il dolore

sopportato con Gesù, che non sia la croce del Signor nostro Gesù Cristo!

 Serviamo al Signor nostro Gesù Cristo, o figlio mio, e la nostra anima

avrà pace e vita.

 S. Paolo scriveva ai Romani: «siate ferventi nello spirito, servite il Signore.

Siate allegri nella speranza, pazienti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera.

Benedite quelli che vi perseguitano: benedite e non maledite».

 Tu presto ritornerai a Genova per passare le feste del Santo Natale nella gioia serena

della tua casa, farai «il Natale coi tuoi». Vedi che il nemico d’ogni nostro  bene

facilmente vorrà turbare, in qualche ora, la tua pace, e forse anche la pace dei tuoi.

Mettiti nella Mano di Dio, e «non ti lasciar vincere dal male;

anzi, vinci tu il male col bene».

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 Prega e non ti preoccupare, ma sta fidente, guardando il Signore,

umile e fedele ai piedi del Signore e della Chiesa del Signore.

 Ecco, finisco. Pace e benedizione a te e a tutti delle Sette Sale. Servite a Cristo!

E la carità di Cristo, che è il vincolo della perfezione, affochi di forte e di dolcissima carità

i vostri petti.

 Vi saluto di tutto cuore, e vi abbraccio in ispirito e vi benedico ad uno ad uno,

dal vostro sacerdote don Parodi al più piccolo. Ricordatevi di pregare per me.

 E a te, che dirò? Non so finire senza particolarmente rivolgermi a te, caro Paolo.

 Sia il Signore sempre con te!

 In Gesù Amore e nella Santa Madonna

 tuo


        Don Orione  della Div. Provv.

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