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         Anime e Anime !

         Tortona, il 14 / XII / [1]929


(Non riletta, e non avuto tempo ad ordinare i fogli - Deo gratias!)


 Caro Paolino,


 Grazia e pace da n. Signore!

 Vengono due chierici, diretti a Reggio Cal., e me ne valgo per rispondere

alla graditissima tua del 13 corr.

 Come vedi, sono ancora qui, mentre dovevo essere a Venezia e poi ,a giorni,

a Roma. Così andrò a Venezia domani sera. Non so se di là potrò essere a Roma

prima della tua partenza, cioè prima della sera di sabato, - quantunque vivamente lo vorrei

per assistere alla Messa Giubilare del S. Padre.

 Ma a Venezia, a Mestre, e a Padova mi aspettano per troppe cose,

per non dire troppe croci,- onde non so se mi sarà dato vederti a Roma.

 Tu prega che mi prepari al S. Natale sostenendo e abbracciando con amore,

più che con rassegnazione, le tribolazioni e le croci che in questi santi giorni mi aspettano:

io ti dirò che le desidero e le bramo per purificare la mia anima e provare a Gesù

il mio amore, unendomi al Suo patire. Mi sostenga la divina grazia!

 Dunque, se io non potessi giungere sabato, desidero che tu parta sabato sera,

e, più che desiderio è mia volontà, a meno che non ti sentissi bene,

o ci fosse qualche altro impedimento.

 Desidero che tu dia ai tuoi cari più tempo possibile, e che ti faccia vedere,

in lungo e in largo, ai Genovesi. E so perché dico questo, e te lo dirò a voce.

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 Vuol dire che, se non a Roma, ci rivedremo a Genova: va bene così?

 A casa potrai anche studiare un poco, ma in modo sempre che lo studio speculativo

non ti inaridisca mai il cuore. Prima quell’amore di Dio e del prossimo che è la carità,

poi la cultura e la dottrina sia filosofica che teologica, prese come scienze:

la scienza destruetur, ma la carità non iscade mai. Però so bene che la filosofia cristiana

come la teologia per te sono o si trasformano in luce di Dio e amore di Dio e dei fratelli.

Tutto lo studio e la cultura rivolgila, o figlio mio, per l’eterna salute tua e altrui,

per la tua e altrui santificazione, - per la gloria di Dio

e il servizio della Chiesa di Gesù Cristo.

 Lo studio e le cognizioni non rendono superbi, quando si acquistano con retta

e pura intenzione della gloria di Dio e della carità del prossimo, - deponendo la mente

e le attitudini nostre come una forza ai piedi e al servizio della Chiesa.

 Il primo fine per cui ti ho indirizzato a Roma è stato perché tu potessi

con lo studio della sana e purissima dottrina cattolica conoscere sempre meglio Iddio

e Lo potessi meglio amare: conoscere meglio la «columna veritatis»,

«columna et firmamentum veritatis» che è la Chiesa, come la chiama San Paolo,

e potessi amarla ognora più e diventare una energia razionale a sua difesa e a suo servizio:

conoscere meglio dal centro del Cristianesimo i bisogni delle anime e poterle

meglio assistere, istruirle un giorno, illuminarle e salvarle, col divino aiuto

che non ti mancherà.

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 Credilo, figliuol mio, lo studio inteso così, fatto così, giova immensamente

ad esercitare con più frutto la carità; ma però ricordiamo sempre che il corso dello studio

più importante è sempre quello della virtù, della perfezione, della santità, Deo adjuvante.

 È troppo fredda ed inefficace la cognizione della mente, sia pure nello studio

della sana filosofia e della teologia, - senza la beata scienza esperimentale

che fu quella dei Santi e quella di Cristo, - ond’è preziosa, ben altamente preziosa

la sentenza di S. Francesco d’Assisi, di quell’«humilis et pauper Franciscus»,

che diceva: «Tantum scimus quantum in caritate operamur».

 Figliuol mio, ascolta e finisco: la scienza della umiltà, «radix et fundamentum

virtutum omnium», la scienza della mansuetudine, della obbedienza e della povertà

di cuore: la scienza della illibatezza e santità della vita è una scienza recondita,

che non la insegna il mondo, e rarissimamente la si apprende dalle scuole pure nostre:

è scienza che non ha aspetto pretenzioso né faccia baldanzosa, ma è la scienza santa,

la scienza della salute! Questa, o figliuol mio, è la nostra scienza,

e la si impara alla scuola divina di Gesù Cristo Crocifisso.

 E allora si capisce San Paolo, il tuo santo, che diceva: una cosa sola io so:

Gesù Cristo e Gesù Crocifisso! Una cosa sola predico: Gesù Cristo e questo Crocifisso!

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 Il Crocifisso è cattedra, la più alta cattedra: è libro, il più gran libro!

 E Bonaventura chiederà a S. Tommaso dove ha imparato, e S. Tommaso

gli additerà il Crocifisso!

 E adesso finirò.

 Sento che hai dato una somma alla casa; ma, figlio mio, che fai?

E adesso andrai a casa spoglio?

 Povero me, cosa dirà tua Mamma? Tu sei ancora, in certe cose, un ragazzo

e non puoi mica dare così! Io voglio la tua anima per andare a Gesù insieme,

per amare Gesù e farlo amare, e accendere una grande e divina fiamma di carità nel mondo,

- e non vorrei far perdere la fede alla tua famiglia, ricevendo del danaro.

 Quando ci vedremo mi dirai che hai dato, perché io ti possa almeno moderare.

 Ti ringrazio, ma ti prego nel Signore di andare adagio in fatto di dar danaro.

 Ora i chierici devono partire, e finisco.

 Ti benedico con cuore di padre in Gesù Cristo, e amiamo il Signore!

 Tuo aff.mo in Cristo Crocifisso e nella Madre di Dio e nostra.


        Sac. Luigi Orione  della Div. Provv.za

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