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         Anime e Anime !

         Tortona, il dì 11 genn. 1930


 Caro Paolino,


 Grazia e pace da n. Signore!

 Ricevo la gradita tua del 9 corr.; non m’è dato scrivere a lungo, perché è momento

di molto lavoro; scusa la brevità.

 La tua lettera scritta a cuore aperto come di figliuolo a padre in Cristo,

non m’ha fatto perdere affatto la molta stima che ho di te; - più mi confidi le tue cose

e mi apri la tua anima in Domino, e più in Domino ti amerò, pregherò per te

e cercherò di paternamente confortarti.

 Quanto al giovane del quale scrivi, ti consiglierei, per rettitudine e lealtà

a non prolungare la illusione (se sta vero che egli creda a quanto gli avresti detto);

prolungare ancora la questione con nuovi argomenti sarebbe male in sé,

e potrebbe anche recare danni.

 Se credessi, scrivigli disimpegnandoti, ma in modo da non comprometterti,

- schiettamente, ma nella forma più breve, per non correre pericolo di lasciarci le mani.

Presso a poco così: (e scusami).


 Carissimo amico,       Roma,........


 Circostanze affatto impreviste hanno orientato diversamente la mia vita,

onde ho dovuto stabilirmi a Roma.

 Ritengo bene avvertirtene, perché tu veda di non perdere la buona posizione che hai.

 Io ti penserò sempre con affetto, e faccio voti che tu, tenendo sempre alto e onorato

il tuo nome, possa prepararti un buon avvenire.

 Saluti cordiali...................

  V031P229


 Questa lettera non dice che tu avessi impegni, ma ti disimpegna.

 Del resto, i tuoi discorsi erano discorsi di un figlio di famiglia,

subordinati a sistemazione di interessi famigliari, etc., - quindi tenuto, in coscienza,

non lo sei; forse lo diventeresti, se prolungassi a girare la cosa.

 In questa lettera gli insinui di mantenersi onesto, ma gli dici chiaro

che tu non puoi più fare nulla, e che non lasci l’impiego.

 Se però vedi che la minuta non andasse bene, lascia pure, - o togli e aggiungi

quanto credi. Tuttavia avverti, caro Paolino, che, per isfuggire in questi casi, a ricatti,

a possibili impegni, bisogna badar bene a ciò che si scrive, e scrivere il più breve possibile.

- Io non so quando verrò a Roma, onde ti scrivo, perché forse dovrò tardare

di qualche settimana.

Prega per me. Coraggio, mio caro Paolino, tu preparati per il Signore

e per continuare, Deo adiuvante, l’opera del Signore. - Ti benedico in Gesù Cristo.

 Vedo che qui c’è ancora un po’ di bianco, e allora lasciami scrivere ancora.

 Sono stato ai piedi della Madonna della Guardia una notte, e là ho sentito

che dobbiamo, o figlio mio, porre tutta la nostra speranza e fiducia nel Signore

e nella Santa Madonna, diffidando di tutte le consolazioni del mondo.

 Lassù ho compreso che dobbiamo sciogliere ogni legame terreno,

per legare completamente il nostro animo a Dio.

 Tu, o caro Paolino, sta fermo in te stesso e sul tuo Dio; bada a questo ad ogni ora;

nessun nemico, o interno o esterno, potrà nuocerti, se tu conservi perfettamente il dominio

sopra te stesso. Guarda ed ascolta solo ciò che giova all’anima tua.

E prega, sì, prega!

  V031P230


 Ogni tua opera ed esercizio della mente, il tuo studio sia una preghiera.

 E custodisci il tuo cuore con ogni cura, affinché libero dalle creature

e con illibata purezza tu possa amare e servire al Creatore.

 In tutte le necessità e sollecitudini ricorri fidente e con cuore di figlio

alla Madre del nostro Signore!

 Ti benedico ancora e tanto.

 Tuo


         Don Orione


 Se ci fosse a Roma don De Paoli, non mi aspetti, ma vada pure a Venezia,

a salutare don Pensa.

 Saluto il direttore e tutti.

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