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Anime e Anime !
21 abril del 1936
Caro Paolino,
La grazia di nostro Signore e la Sua pace siano sempre con noi!
Ricevo la gradita tua, per avion, del 12 aprile, e te ne ringrazio.
Sono lieto delle migliori notizie, e ne benedico il Signore.
Mi farai tanti rispetti alla tua buona mamma, e vedi tu di darle molti molti conforti,
povera mamma! -
Mi ha fatto piacere quanto mi hai scritto di Iosa - quanto sarei felice se egli,
col divino ajuto, continuasse in Genova l’opera cristianamente consolatrice
di quel buon laico cappuccino, che il popolo usava chiamare il padre santo, e che la Chiesa,
non sono molti anni, beatificò - il Beato Fra Francesco da Camporosso.
Io qui mi vado a confessare dai cappuccini genovesi, e la penitenza
la faccio quasi sempre ai piedi d’una divota statua del Padre Santo, e mi par di essere
un po’ a Genova e mi fa bene.
È inutile, caro Paolino, Genova..... è Genova!
Dillo un po’ all’ing.r Bianchi, e salutamelo tanto.
Ma veniamo un po’ a te: come vai di salute? E di anima?
E un po’ di meditazione la fai? E hai un confessore fisso o vai un po’ qua e un po’ là?
E alla scuola ti prepari? E tieni la disciplina?
Se non sapessi di far peccato mortale a toglierti da tutto il bene che fai,
già ti avrei preso con me, perché ora specialmente, sento che avrei bisogno
d’un buon segretario, e di persona fidata che, ad un tempo, porti un po’ di testa sulle spalle.
E che sappia almeno, parlare l’inglese e il francese.
Sarà bene che ti tenga pronto o a venire qui, o a darmi ajuto, quando arriverò.
Ma bisognerà che ti abitui a viaggiare in aereoplano: - dì a don Piccinini
che ti addestri ai voli.
Ma, sovra tutto, addestriamoci ad ascendere verso Gesù, a Gesù, - a salire in alto,
sino a Lui, - ché tutte le altre volate sono nulla! E si ascenderà alle più elevate altezze,
quanto più ci getteremo dal fondo profondo della umiltà.
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E perché la forma più eroica della umiltà è l’obbedienza, - per questo voglio andare
a Dio in ginocchio, e tu con me, caro Paolino: col divino aiuto, noi andremo in Paradiso
in ginocchio: in ginocchio ai piedi di Gesù Cristo, in ginocchio ai piedi del Papa,
in ginocchio ai piedi dei Vescovi, in ginocchio ai piedi di tutti i preti e di tutti i frati,
anche si dovesse incontrarne dei meno degni - in ginocchio ai piedi anche dei più indegni,
perché ministri di grazia e operatori del miracolo quotidiano dell’altare,
e perché hanno autorità nella Chiesa.
In ginocchio, caro Paolino, voglio salvare l’anima mia e le anime vostre:
voglio che ci facciamo santi stando in ginocchio: nel secolo della fumosità superba
e della superbia in delirio di scienza e di prepotenza, noi ci salveremo e santificheremo
solo stando in ginocchio, lavorando e sacrificandoci nell’amore di Dio e delle anime,
- stando o camminando in ginocchio ai piedi del Papa, e nella più intera umile,
devota e dolcissima sommissione e adesione di mente, di opere alla S. Chiesa di Roma,
unica e sola Madre e Maestra della fede e delle anime. Come a Loreto e più che a Loreto,
dove le ginocchia dei pellegrini alla Casa di Maria hanno fatto un solco nel duro marmo,
attorno alla Santa Casa, - così, e più ancora di così, caro Paolino, «con le ginocchia
della mente inchina» e col cuore, con tutta la vita e con tutto che in noi è vita ed è grazia
apriremo nuovi solchi d’amore a Gesù e alla S. Chiesa d’in ginocchio, d’in ginocchio,
d’in ginocchio.
E che la SS. Vergine ci assista e conforti e benedica.
Prega. Ti benedico.
Tuo aff.mo
D. Orione d. D. Pr.
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[minuta]
+ Anime e Anime !
[Buenos Aires] 23 aprile 1936
Caro Paolino,
La pace sia con noi, e la grazia di Cristo risorto si aumenti sempre più in noi,
e si effonda in opere di carità attorno a noi!
Ricevo la gradita tua, - via aerea, del 12 aprile: - sono lieto delle buone notizie:
ti ringrazio anche delle altre lettere: ti sarò grato ogni qualvolta mi scriverai,
ma dimmi più cose che parole.
Tanti rispetti alla tua mamma e a tutti i tuoi cari, e mando una speciale benedizione
a donna Paola.
Vedi di dar molti conforti alla tua buona mamma, e dille che preghi per Don Orione.
Ciò che mi hai scritto del ch.co Josa mi ha fatto molto piacere:
volesse Iddio che egli continuasse, in qualche modo, in Genova quell’opera umile,
ma tanto cristianamente consolatrice di quel buon laico cappuccino,
che il popolo chiamava il Padre Santo: il Beato fra Francesco da Camporosso.
Io qui mi vado a confessare dai cappuccini, sono quasi tutti genovesi,
e la penitenza la faccio quasi sempre ai piedi d’una divota statua del Padre Santo,
che è in venerazione di quella loro chiesa, ancora molto cappuccina,
e mi pare d’essere un po’ in Genova, e mi fa bene allo spirito, perché, -
e dillo all’ing.r M. Bianchi, - è inutile, Genova.....è Genova!
Però, anche Milano... è Milano! - Ma non è Genova! - Speriamo che lo sia, e presto.
Ma veniamo a qualcosa di più serio. Come vai di salute? - Io, benissimo.
E la tua mamma come sta? E tu, di anima, come stai? Fai un po’ di meditazione
ogni giorno? le tue orazioni le dici? Hai un buon confessore? Ti comunichi di frequente?
Non dico se ti comunichi bene, ché non ne dubito, ma cerchi di cavar frutto
di vera vita cristiana dalle pratiche di pietà?
E quanto all’insegnamento che dai, ti prepari? E la disciplina delle tue scolaresche,
come va? Hai svolto oramai tutto il programma? Ché, sarete quasi in fin d’anno.
Se non sapessi tutto il bene che fai e che sarebbe una vera jattura toglierti
dal tuo campo di lavoro, - già ti avrei chiamato qui, a farmi da segretario,
ché sento ora di averne bisogno sul serio; ma la Divina Provvidenza ci penserà.
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E, quando sarò costà, un po’ d’aiuto potrai darmelo lo stesso, - sarai il segretario
per la lingua inglese.
Ma, oramai, per starmi vicino e darmi un aiuto efficace, bisognerà che ti abitui
all’areoplano, - dì, intanto, a don Piccinini che ti addestri al volo.
Sovra tutto, però, caro Paolino, dovremo addestrarci ad ascendere a più alto volo,
a salire a Gesù, che tutte l’altre volate son nulla, se pur non sono o non finiscono
in umilianti cadute. E ascenderemo, col divino aiuto, alle più elevate altitudini,
alle spirituali ascensioni, quanto più ci getteremo nel fondo profondo della umiltà.
E perché la forma più eroica della umiltà penso sia la obbedienza cieca
alla Santa Chiesa di Gesù Cristo, - per questo ho deliberato di andare in Paradiso
in ginocchio, e «con le ginocchia della mente inchine» ai piedi della Chiesa.
Andare a Dio, andare in Paradiso d’in ginocchio! Che ti pare, caro Paolino?
Ti potrà sembrar una novità? No! Tutti i veri servi di Dio non adoprarono né l’areoplano
né l’auto né tampoco vettura e cavalli, - perché, diceva un vecchio proverbio,
«in Paradiso in carrozza non ci si va».
E neanche i piedi adoprarono per andare in Paradiso, ma le ginocchia: sì, sì,
caro mio: in Paradiso ci si va e ci si entra solo d’in ginocchio. In ginocchio,
e in adorazione profonda davanti a Dio Uno e Trino,
- Cantando gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo!
In ginocchio, e in adorazione ai piedi di Gesù Cristo, alfa e omega,
principio e termine in ogni ordine di cose: «Omnia et in omnibus Christus»
«et instaurare omnia in Christo».
E adorare e predicare Cristo, «et hunc Crucifixum», e dar bando alle ciance,
ma vivere la sua carità e diffonderla apostolicamente.
In ginocchio ai piedi della Beata Vergine, Madre di Dio e Madre nostra,
tutta pura e immacolata, unica, celeste Fondatrice della Piccola Opera
della Divina Provvidenza!
Alla Santa Madonna la più grande venerazione, la più tenera filiale
e dolce divozione! - Ave Maria e avanti!
In ginocchio: voglio salvarmi, e, attacca[rmi] alla Santa Madonna,
voglio
salvare tante e tante anime, e voglio
farmi santo in ginocchio.
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In ginocchio, con spirito di fede assoluta all’Evangelo, alla dottrina
e
alla disciplina di Roma; in ginocchio davanti ai
desideri e davanti alle venerande
tradizioni cristiane: in ginocchio alle direttive e ai desiderî dei Vescovi
e del Sommo Pontefice.
In
ginocchio davanti alle anime, e a
conforto e a salute delle anime: fatti
a
tutti servi, secondo lo conformando
spirito e la vita allo
spirito e alla vita di Cristo,
per
trarre tutti a Cristo benedetto, con pietà grande, e
con la verità animata
da carità infinita. -
In
ginocchio, mio caro
mio Paolino, con am nel
dispregio totale di noi stessi
amando
di essere passare
ignorati, ben conscî del nostro nulla,
e che niuna creatura
sopra la terra è più vile di noi: in ginocchio! in ginocchio!
Gesù Cristo: solo così si ama e si serve davvero la S. Madre Chiesa.
Chi non li amasse e non li servisse così, non li amerebbe né servirebbe affatto -
Gesù
Cristo, e la il Papa, i
Vescovi, la Chiesa si amano e si servono d’in ginocchio,
o non si amano o non si servono affatto. -
Ma non basta, no, non basta ancora, caro mio Ingegnere: - noi dobbiamo stare
in
ginocchio anche davanti al minimo dei
tra i preti e tra i re
frati o religiosi:
in
ginocchio, sì, sempre in ginocchio, riconoscendo in loro,
anche si dovesse incontrarne qualcuno meno degno, i consacrati,
ministri di Dio, i ministri
di grazia, che hanno autorità
nella Chiesa, strumenti designati ad operare il miracolo quotidiani dell’Eucaristia.
In ginocchio, caro Paolino, nell’obbedienza.
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