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 [+]         Anime Anime !

          Tortona, il 15 luglio 1929


 Caro don Biagio,


 La grazia e pace da n. Signore sia sempre con noi!

 Ricevo la gradita tua del 7 corr.: rispondo breve, ma subito.

 I Sono contento che tu sia stato da Mg.r Vescovo, mi farai poi conoscere

che pensa di voi.

 II Don Stefano scrisse a me una cartolina per S. Luigi, senza darmi il suo indirizzo, -

solo mi dice che ora, dopo la malattia, sta facendosi aggiustare i denti. Fa pena.

 Se viene usagli pure ogni carità, e non gli dire nulla da cui egli o altri

possa trarre pretesto a farsi vittima. Però quando usasse, lui o altri, modi o parole

che dissentissero dalla povertà o dalla disciplina religiosa, - tu, (sia con lui che con altri)

non lasciare di correggere i sentimenti o gli atteggiamenti errati, - ma con forma dolce

e piena di paterna carità.

 Don Zebrala forse deve avere scritto qui, a principio, una volta - poi non più.

 Tutto questo, e ciò che ci è capitato con altri ci deve istruire.

 II Sono lieto della tipografia: vedi che lo spirito e la forma semplice del foglietto

rispecchino il modo di sentire e di essere dalla Piccola Opera della Div. Provv.za.

 Prendi tutti i permessi dall’autorità ecclesiastica,

e del foglietto non cedere la direzione ad altri ma tienilo nelle mani tu, per ora.

 Rispondo chiaramente ai tre quesiti che mi fai, e ciò dopo invocato l’aiuto di Dio

e la Madonna SS.

 I Accetta la chiesa che ci è stata offerta da Mg.r Vescovo di Lodz.

La Madonna vi aiuterà a copri condurre a termine detta chiesa -

d’altronde lavorate per dare una casa nuova a Dio, - e ciò non è lavorare vanamente

ci metterai metteremo per sacerdote don Demrych con uno o due chierici

dei migliori e più attaccati alla Congregazione.

 Desidero conoscere se annesso alla chiesa c’è terreno e quanto e se c’è casa,

e se tu la hai veduta. Bisogna prima vedere bene tutto.

 Bisognerebbe, in ogni modo, prima di legare la Congregazione,

prima di impegnarla, - che tu sentissi bene che condizioni mettono,

e che mandassi qui (sempre prima di legarti) tutte le condizioni per iscritto,

possibilmente firmate dal Vescovo, - perché, se domani eEgli fosse traslatato

e venisse un successore, non avere noje.

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 II Desidero che si apra un noviziato in regola, strettamente in regola

col Diritto canonico. Devono prima passare almeno (dico almeno) un anno di probandato,

avere l’età voluta. E stare mordicus a quanto la chiesa prescrive.

 Non ammetterò, d’ora innanzi, più ai voti, se non quelli che avranno fatto

il noviziato regolare, - e non ammetterò al suddiaconato, se non chi avrà fatto

i voti perpetui. Questo dico a te, per tua norma. Bisogna fare così.

 I figli della Congregazione devono vivere in povertà castità e obbedienza coi voti, -

e osservare i voti con delicatezza di coscienza. Chi non ha i santi voti, o non li osservasse,

deve essere con carità ma nettamente separato e, quanto prima, e allontanato.

 La Congregazione sarebbe rovinata da chi portasse rilassatezza o

facesse borsa di sé, come Giuda.

 Nei santi Esercizî prega il padre predicatore che voglia bene insistere

sulla santa povertà che è poco intesa. Qui accluso ti unisco copia delle Costituzioni

che dovranno essere lette e commentate.

 Tu stesso le leggerai ogni tanto alla comunità, nei varî punti.

 III Don Sterpi ed io non potremo venire, ma vedrò di mandare don Pensa,

non subito però, - sarebbe impossibile.

 Quanto all’indirizzo che tu devi tenere: tu devi correggere se taluno cade

in qualche fallo considerevole, avvertendolo con molta carità - senza essere pesante

né pedante, senza renderti seccante: vedere con due, con quattro occhi, -

e correggere solo per metà quello che vedi. Bisogna sapere tutto, e dissimulare molto.

 Se chi ha mancato, ricade -bisogna aggiungere all’olio un po’ d’aceto,

e far sì che egli senta la sua mancanza, e che si copra d’un pudico rossore.

 Se egli poi ricadesse la terza volta, gli darai una pubblica penitenza,

ma in modo che veda il dolore che tu provi di dovere fare quello,

e come ti ci trovi costretto per coscienza.

 Eccoti i X Comandamenti del buon Superiore:

 I Sî medico e non carnefice: sî padre e non padrone dei tuoi fratelli;

cioè procura di porre rimedio ai loro falli con tutta la dolcezza di padre;

e se dovrai dare delle punizioni, non sentano punto della crudeltà d’un nemico,

né la freddezza d’un cuore estraneo, ma sentano che il tuo cuore soffre

e piange di dover punire.

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 II La perfezione del governare è compresa in queste cinque parole:

Vegliare, Amare in Domino, sopportare, perdonare e pascere in Domino:

pascere della soave e divina pastura della dottrina (Verità) di Gesù Cristo,

della carità di Gesù Cristo che dalle sante Scritture ci viene rappresentato

sotto la immagine di Agnello.

 III Il buono e perfetto Superiore deve essere nemico dei vizî, e medico dei viziosi:

deve vigilare sopra di essi, e cercare tutti i mezzi di ridonare all’anima loro

una sanità morale e religiosa vigorosa.

 IV Non essere corrivo a credere troppo agevolmente ai gran cianciatori

e a chi viene a riferire su questo o quell’altro. Coloro, che stanno di continuo

sull’appuntare i difetti altrui, per rapportarli subito al Superiore, sono (per l’ordinario)

più viziosi degli altri che mai. Egli è un tratto finissimo della loro scaltrezza

il richiamare gli occhi dei Superiori sopra i difetti dei compagni o confratelli,

affinché non abbiamo tempo d’osservare i loro, sovente ben più umilianti e vergognosi.

 V Se anche ti venisse un rapporto da un santo,

non condannerai mai chicchessia senza prima averlo ascoltato, poiché ti esporresti

a trascorrere in qualche danno irreparabile.

 VI Correggi, sovra tutto, colla forza del tuo esempio, e colla dolcezza

dé tuoi avvertimenti. E quand’anche fossi costretto a punire non punire mai mai mai

con acerba severità.

 VII Odia con tutto l’animo i vizî, ma ama colla più tenera carità

quelli che hanno mancato, poiché colla tua amorevolezza giungerai a correggerli

e, occorrendo, a convertirli.

 VIII Quando taluno sarà caduto in qualche fallo, se amiamo teneramente

il nostro Dio e aspiriamo come buoni figliuoli ad imitare nostro Signore Gesù Cristo,

diciamogli, accontentiamoci di dirgli come già il divino Maestro:

Vade in pace: et noli amplius peccare. Figlio, tu hai mancato: nol fare più!

 IX Potrebbe avvenire che dinanzi a Dio noi fossimo in maggior colpa di colui,

che trattiamo con tanto durezza. Che se ciò non ci muove gran fatto,

pensiamo che forse domani colui che abbiamo davanti sarà eletto nostro Superiore,

e che ci mettiamo al rischio d’essere trattati da lui nella stessa guisa.

 X È cosa veramente inesplicabile che quando uno è suddito

vorrebbe il Superiore sommamente dolce, e poscia, s’egli giunge al comando,

si mette a fare l’altiero, comanda a bacchetta e fa il tirannello.

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 Non dobbiamo mai comandare precipitosamente né a caso.

 Non dobbiamo mai lasciarci uscire di bocca un ordine (non dirò neanche la parola:

un comando) quando la passione è in sul caldo.

 Non esponiamoci mai a contrastare ostinatamente cogli inferiori,

o a difendere con durezza i nostri ordini All’animo amareggiato del suddito,

e forse chiuso e diffidente verso di noi, diamo modo di aprirsi con libertà e confidenza,

affinché possa sentirsi più disposto a ricevere docilmente e con piacere

ciò che gli verrà imposto.

 Quando siam costretti a negare ciò che vien chiesto (come talora conviene

o è dovere di fare) si faccia in modo che il suddito vegga la pena che noi proviamo

di non poter concedere, e si conosca da lui la pura forza della Regola e del dovere,

e non altro, ci costringe al rifiuto.


(riprendo che è il 7 agosto S. Gaetano da Thiene, il santo della Div. Provv.za)


 Offriamoci disposti a secondare i desiderî loro in altra occasione

e operiamo in guisa che se il cuore del suddito si turba pel rifiuto,

la sua ragione almeno sia convinta che il Superiore se ha rifiutato fu proprio

perché non poteva e per dovere.


(riprendo ancora oggi 8 agosto 1929


 Caro don Biagio,


 Come vedi, ho subito cominciato a risponderti, - ma poi ho dovuto interrompere:

la lettera così incompleta, girò nella valigia con me: fu a Roma, a Venezia, a Genova. -

Ora decido di inviartela così com’è, - diversamente chissà fino a quando non te la finirò.

Sostanzialmente ho risposto alle tue tre domande.

Non sono contento che don Robert acquisti casa per la Congregazione altrove:

da buon religioso dia il danaro o per pagare i debiti che abbiamo a Zdunska Wola

o per mettere su la casa di Lodz, se si prenderà quella.

Non dividiamoci altrove né lontano, mentre non è ancora religiosamente a posto

la casa stessa di Zdunska Wola.

 Don Nowicki ha fatto gli Esercizî Sp.li e i santi voti a Bra;

ora è a S. Alberto, e pare più tranquillo.

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 Sto per partire per Roma, - i nostri stanno già facendo gli Esercizî Sp.li

a S. Oreste al Soratte presso Roma; a Bra eravamo 22 sacerdoti, -

a Roma sono altri 23 sacerdoti: quattro li fecero qui, poiché ci fu un corso di Esercizî

al «Dante» predicato dai Missionarî di Rho, che finì lunedì questo,

c’erano circa 40 chierici qui.

 Otto giorni oggi sono partiti 6 missionarî per l’America: 4 nostri sacerdoti

e 2 fratelli coadiutori; i sacerdoti sono don Arlotti, don Tiburzio, don Benedetto Anzolin

e don Colombo: i fratelli coadiutori provengono già dalla casa di Voghera.

 Lunedì parte di qui il chierico Sujecki quello malato da molti mesi

e che ebbe ripetuti sbocchi di sangue: viene in Polonia. Aveva scritto -

tutto segretamente, s’intende - a Parigi, alle Missioni Estere, per essere accettato colà.

 Ci sono parecchi di questi chierici che vivono di piccoli e brutti sotterfugi

e di doppiezza. Non mi va. Ho mandato a Roma, a studiare colà, Brzezik -

che si diportò molto bene e fece da custode in duomo quest’anno:

ho voluto dimostrare che premio il merito, ma deploro in altri la mancanza di buono spirito

e di sincerità.

Voglio (vedi che verbo adopero) che le lettere che mando a te

siano da te custodite segrete e sotto chiave, oppure distrutte:

ho bisogno di essere rassicurato su questo.

 Qui il Santuario della Guardia procede molto bene. Deo gratias!

 Abbiamo acquistata una bella casa a Castelfranco Veneto, con chiesa

dove da Riese andava a scuola Giuseppe Sarto, il piccolo Pio X - ,

e vi faremo un’oratorio festivo e un probandato per i Veneti:

è capace di almeno 60 probandi interni.

 Finisco: ti benedico tanto! E con te e in te conforto e benedico tutti in Gesù Cristo

e Maria SS.

 Con me ti vi salutano don Sterpi e tutti di qui.

 Tua aff.mo in N. Signore.


        Sac. Luigi Orione  della Div. Provv.


 E se ti mandassi lì uno o due chierici italiani perché imparino il polacco e il russo?

Li manderei dopo la 5ª ginn.le, dai 16 anni in su. Sarebbero buoni per pietà e intelligenza.

 È qui giunto da 15 giorni e più, certo Guglielmo Bogatzki di Giovanni

e di Anna Zielosko, nato a Hostuchua, Prov. di Polonia diocesi Katowice il 31 / X 1900.

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 È stato nel seminario della S. Famiglia - Germania Oberhundem. Dice di avere fatto

gli studî di filosofia a Zdunska Wola, - poi abbandonò (o fu allontanato?) poi, -

venne in Italia e fu a Roma e a Viterbo da certi frati detti della penitenza,

ma che io conosco bene perché stanno presso Sant’Anna, e sono non dei più penitenti

né stimati.

 Ho bisogno di sapere perché venne via da Zdunska Wola e che individuo è, -

per regolarmi se si può prop provare qui o allontanarlo. Scrivermi subito.

 Ho bisogno subito informazioni esatte di lui, per tenerlo o allontanarlo.

 Da una lettera agosto 8 / 8 scritta a Brzezik, giunta jeri,

vengo a conoscere che don Stefano è a Varsavia e che non pare

abbia più intenzione di tornare. Chi scrive è un certo don Giuseppe,

ma non pare sia don Zebrala, il quale pure non si è più fatto vivo; vedi che questi due,

se venissero a Zdunska Wola, non facciano del male ai sacerdoti che cono costà

e ai chierici

 Vedi bene se Demrych persevera nel buono spirito, -

e per ora non dirgli che si metterebbe a Lozd.

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