V032T160 V032P222
[Fragmento di lettera a don Rota]
......Avverto che io posso produrre la lettera, e citare il nome dello scrivente,
e la persona da cui egli lo ha saputo, nominata nella lettera medesima: -
per la verità la persona che scrive non si opporrebbe certo a questo.
Adesso - con molto mio dolore - devo aggiungere una parola;
vedi si parla troppo e con troppi, e poi la colpa si va a cercarla mai in sé,
ma sempre fuori e sempre lontano.
Credi, non ci era proprio bisogno di venire fino a Roma a trovare il colpevole,
ma chi ci va di mezzo sono generalmente sempre i deboli.
Pazienza, sia tutto per amore di Dio e pei miei peccati.
Mi rincresce per il dolore che né ha avuto il Vescovo e il tuo Arciprete e te; -
ma, a conferma di quanto ho detto appena sopra e per giustificare queste mie parole
forse un po’ dure ti dirò, o caro mio Rota, che temo assai che Monsig. Vescovo
debba prepararsi ad averne di altri dolori in questi giorni, poiché chi rivela,
egli pur troppo non li vede - eppure guarda; io è da sabato che so che è intenzione
del Vescovo chiamare il tuo Arciprete Rettore in Seminario.
È il Vescovo che me l’ha detto? No.
È il tuo Arciprete? No.
Sei tu? No.
Sono i miei? No. Hanno altro da fare i poveretti! Eppure, vedi,
anche questa cosa la sanno già varî. Eh se il Vescovo mi avesse un giorno dato ascolto!
Ma noi siamo nati a portare sempre i coppi, - ebbene, sit Nomen Domini benedictum! -
Adesso finisco: - Prega per me, prega per me, prega per me:
questo te lo raccomando tanto. Come ti ho detto sopra, fa pure vedere, se credi,
questa mia al tuo Arciprete, poi desidero sia abbruciata o comunque distrutta.
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