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         [Tortona] li 14 aprile 1925.


 Caro Cerasani,


 La grazia di n. Signore Gesù Cristo sia sempre con te!

 Don Sterpi, nel farmi la relazione di codesto Istituto,

mi ha parlato stamattina anche di te, e con molta tristezza.

Né è la prima volta che con dolore egli si lagna della tua condotta.

 Ho appreso che anche alla meditazione ormai, e abitualmente quasi, non vai più.

Si capisce, allora, come il tuo spirito si vada inaridendo: «chi lascia l’orazione,

lascia la vocazione», ha scritto S. Alfonso.

 E così neanche avrai più la forza di resistere alle tentazioni, né di percorrere

la dritta via di Dio.Quanto mi fai pena, caro Cerasani!

 Si è cercato sempre di aiutarti e con grande affetto nel Signore; ma, pur troppo,

non trovo più in te, né la corrispondenza del religioso, né il cuore del figlio.

 Una superbia sottilissima ti ha atrofizzato il cuore, e lo spirito di presunzione

e di orgoglio ti acceca, e non ti lascia conoscere il marcio che è in te.

Vai cercando le busche di paglia nell’occhio degli altri, e con quella tua lingua

che spesso sa di veleno vai criticando questo e quello e non vuoi vedere le travi

che hai nel tuo occhio, e la rilassatezza della vita che meni. -

Così non si può continuare, caro mio figliuolo, né posso tollerare

che tu rimanga più oltre a Venezia dove non fai bene, non edifichi in Cristo,

né per te né per gli altri, e dài dei disgusti a don Sterpi che pure ti ama tanto.

 Vieni dunque qui, e ti preparerai all’esame di maturità, e poi te ne andrai,

e pregheremo per te. Per te ho fatto quello che ho potuto, con cuore di padre:

Dio lo sa.

 Vedi di non obbligarmi a doverti, mio malgrado, allontanare anche di qui,

prima che tu possa dare gli esami. Se vieni ancora con l’abito,

devi diportarti come si conviene a buon chierico; se no, meglio che tu venga da secolare.

Ma bada di diportarti qui come sai che voglio da ogni buon giovane, -

diversamente non venire neanche, e risparmiami il dolore di doverti allontanare.

 Il motivo per cui mi vedo costretto a licenziarti dalla Congregazione

è perché, difettando tu di spirito, diventi di scandalo agli altri, e sei in continua guerra

sia con Dio, che con i Superiori di cui non apprezzi la carità e ne amareggi la vita.

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 Il superbo è e chi si lascia dominare dal suo amor proprio e non educa in sé le virtù

e la vita che si convengono a buon religioso, non si può né si deve lasciarsi continuare

tra di noi. Iddio perdoni la tua defezione e tue mancanza, come lo lo prego.

 La Madonna Santissima ti faccia sempre da Madre.

 Tuo aff.mo in Gesù Cristo

     Sac. Luigi Orione  della Div. Provv.za

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