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+ Anime e Anime !
(Minas) Mar de Hespanha,
il dì 17 di ottobre 1921
Mio caro Sparpaglione,
Sono tornato da un lungo viaggio a Marianna, dove sta l’Arcivescovo
di questa diocesi, poi sono andato a S. Paolo e a Rio de Janeiro, e, qua giunto,
ho trovato con tanto piacere la tua lettera, che mi ha portato un’onda di vera consolazione.
Io ho pensato e penso a te col cuore tante e tante volte, e mi vado confortando
specialmente nella fiducia di voi, che avete fatto il vostro ginnasio e liceo regolarmente,
e su cui riposano tante liete speranze per l’avvenire della nostra cara Congregazione.
E per te e per gli altri prego continuamente, onde possiate formarvi un buono spirito
religioso e a grande virtù, perché senza di questa poco vi servirà la scienza,
se pure non vi nuocerà. Tutta la possibile scienza umana, non val nulla per l’eternità,
se non è diretta a Dio e al bene del prossimo; prima la santità e la carità, poi la scienza;
giacché questa destruetur, ma la santità non scade mai!
Tuttavia vi raccomando anche e molto lo studio: lo studio e le cognizioni
non rendono superbi e non gonfiano, quando si acquistano con umiltà di spirito,
con retta e pura intenzione di dare gloria a Dio e di servire la Chiesa e salvare la gioventù
e le anime, come, o figlio mio, sono più che sicuro che vorrai fare tu e i tuoi compagni
e fratelli di vocazione e di studio. Terminando in Dio tutti i vostri studî, ed elevando
nel sapere, e nella ricerca del sapere, la mente al creatore, nel vivo desiderio di giovare
al prossimo, - vi farete santi e vi acquisterete onore e gloria immarcescibile.
Ma vogliate unire allo studio molta orazione; l’unire lo studio all’orazione
è un’esercizio penoso a principio, ma in progresso diventa una gioja interiore,
un’esaltazione umile, ma che consola lo spirito - ci dà anima di semplicità
e diventa come un’immensa fonte di luce.
A te, come agli altri, vivamente raccomando di curare sempre più la pietà,
di pregare, di alimentare in voi molto la vita spirituale, di non fermarvi all’istruzione
ma di andare alla radice divina del Vangelo e a Gesù Cristo, e di fare di Gesù il centro
e l’amore della vostra gioventù e della vostra vita, la luce della vostra intelligenza,
e la fiamma inestinguibili delle anime vostre.
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Insieme con la tua ho ricevuto una lettera, pure bellissima e molto gradita,
da Piccinini. Oggi non avrò tempo di scrivere anche a lui, e poiché domani
parte il piroscafo per Genova, e non vorrei scrivere a te e non a lui, così ti prego
di fargli leggere la presente, e se non foste più insieme, mandala dov’egli è,
e mandatela poi anche agli altri vostri confratelli che erano a S. Remo.
A lui, a Piccinini, scriverò presto, ma temo non ci siano più partenze
per l’Italia che tra 15 giorni. Digli che assai mi spiace non abbia ricevuto
quanto gli ho scritto per San Gaetano, ma che cercherò di compensarlo,
scrivendogli presto e a lungo dal Brasile.
Sono contento che don Cremaschi vi abbia chiamati a Bra ad ajutare i miei cari
e vostri cari più piccoli fratelli, e che abbiate fatto gli assistenti a Venezia.
Sento con piacere che ti trovavi bene con i ragazzi e che hai fatto del tuo meglio
per fare loro del bene. Iddio te ne ricompenserà, caro mio figliuolo.
Il Signore ti mantenga sempre buono, e ti infonda un grande spirito di amore di Dio
e di fervore nel bene. L’apprendere che avete sempre fatta la santa meditazione,
è stata per me la notizia più confortante. Anche noi qui abbiamo sempre fatto insieme,
e all’ora della Regola, la meditazione, le orazioni. Insieme la visita, il rosario alla sera
e le preghiere: insieme quasi sempre tutta la recita dell’ufficio, sempre almeno il Mattutino
e Lodi. Anche in refettorio facciamo la lettura, in portoghese, s’intende,
e così in portoghese la meditazione e tutte le orazioni e il rosario.
In refettorio leggiamo la vita di S. Alfonso.
È dal 18 sett.bre che predico in portoghese; jeri che era domenica, ho predicato
più volte: ho detto due Messe, una qui e l’altra a 16 chilometri di qui, dove giunsi alle 12½,
in un paese dove non c’è sacerdote. Quello che faceva da parroco, ora già di età,
andò a Rio per certe cure, e non tornerà più.
Tutta la gente stava aspettandomi, e, quando mi videro comparire,
si misero a sventolare i fazzoletti per la gioja. Erano là ad aspettare da tutta la mattina,
povera gente! E la loro chiesa è uno squallore, e mi venne da piangere,
e sull’altare ho giurato ancora una volta al Signore di essere un buon sacerdote,
vedendo tutta la fede di quel popolo abbandonato.
La chiesa era cheia (piena), ed hanno cantato, ed io a quei canti piangevo
di amore a Dio e alle anime, e di dolore di vedere quel popolo senza un sacerdote
che battezzasse i loro bambini, che confortasse i loro malati, che benedicesse le tombe
dei loro morti!
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Ho fatto il vangelo, ho fatto i battesimi, ho fatto le pubblicazioni, di matrimonio,
ho accolto i loro fanciulli, e visto i loro malati! Mi hanno detto se almeno per i Santi
o per i Morti potranno avere una Messa! Spero, spero, o io, o alcuno di noi, di andarvi.
Noi qui abbiamo sei o otto cavalli, e si va a cavallo; i nostri cavalli[,] come i buoi[,]
qui non hanno stalla, sono liberi per la pastura di dì e di notte, e pascolano sui terreni
della nostra sciacra che sono vastissimi.
Il 15 corr. abbiamo aperto o, meglio, assunto in Rio de Janeiro, un istituto grande
con 260 orfani, - vi è per Direttore don De Paoli e due altri in ajuto: don Mario Ghiglione
e il ch.co Josè Dondero. Don Ghiglione è là solo in via provvisoria, poi verrà qui,
e farà da maestro dei nostri probandi qui, come fa lì don Cremasci e farà da maestro.
A Rio c’è anche per imparare più presto questa lingua.
Io fui a S. Paolo, e quell’Arcivescovo mi pregò di prendermi cura degli Italiani
emigrati che abitano al Braz, una parte della città tutta formata di italiani;
saranno gli italiani di S. Paolo almeno 200 mila, è la colonia estera più numerosa
che l’Italia ha fuori della nostra Patria. Al Braz gli italiani nascono e muojono
senza avere il conforto della nostra fede: - spero che la Divina Provvidenza ci ajuterà,
io ho accettato, non potevo, non dovevo dire di no.
So che anche il S. Padre molto desidera che gli italiani di S. Paolo,
insidiati dai protestanti e dallo spiritismo, non perdano la fede, e lo scrisse all’Arcivescovo.
Io parto di qui posdomani, vado a Rio e poi a S. Paolo (500. chilom. da Rio) e pel 30
sono col Nunzio apostolico e coll’Arcivescovo di Marianna, al Santuario Congognas,
nel centro del Minas, che è due volte l’Italia.
Cari miei figli, qui la nostra messe dalle spighe d’oro abbonda ogni dì più,
e il campo del lavoro, il campo della carità, delle anime si allarga.... ma le braccia
sono poche! Fate presto a formarvi, fate presto a crescere, fate presto a venire.
Ho bisogno di nuovi rinforzi, oltre i quattro già chiesti a don Sterpi: ho bisogno
di almeno due altri buoni sacerdoti per San Paolo, e di altri due chierici già validi e sicuri.
Prego, prego la Madonna che me li mandi, ma che siano buoni, di pietà, di lavoro,
di sacrificio!
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Coraggio, caro Domenico: coraggio, caro Gaetano: coraggio cari voi,
venuti da S. Remo, cui desidero che questa mia sia inviata, come voce di paterno affetto
e di conforto a perseveranza e a santità, - ajutatemi almeno colle vostre orazioni,
colla vostra vita santa, e siate di consolazione a don Sterpi e di ajuto ai sacerdoti
e di esempio ai più piccoli vostri fratelli.
Io vi benedico tutti con l’amore di padre in Gesù Cristo, e nel suo cuore
spiritualmente vi abbraccio, e vi pongo ad uno ad uno nelle palme della Madonna SS.
Ricambio a Pagella i saluti, e veramente aspettavo che mi avesse scritto,
e così Del Rosso, Di Pietro e Piccardo.
Fino ad oggi ho ricevuto poche, troppo poche lettere e quasi nessuna notizia,
benché sia partito da 3 mesi. - Sia per i miei peccati!
Spero che tutti starete bene, - mi fece molta molta pena ciò che Piccinini mi ha scritto
del mio, del nostro caro Mincarelli. Possibile che abbia quella malattia?
Gli scriverò, ma non so ove sia.
Tanti saluti al caro don Cremaschi e a tutti della Moffa e Iddio sia sempre
e sempre con voi, cari miei figli!
A te e a Piccinini metto la mano sulla testa e con grande affetto vi benedico.
Tuo
Sac. Orione O. D. P.
Caro Sparpaglione, sono contento assai che sii andato a Maria Ausiliatrice:
è là, ai piedi della Madonna, che mi sono consacrato per sempre al Signore
e alla sua Chiesa!
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