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[Espresso]


[al M. Rev.do

Sig. Don Pedrini

Via Appia Nuova 196  Roma]


 +        Anime e Anime !

         Tortona, il 29 luglio 1920


 Caro don Pedrini,


 Vi chiedo scusa di non avervi ancora dato risposta.

 Ciò non è perché non sapessi cosa rispondervi, no, ma perché il Signore ha voluto

che andasse così.

 Dunque vi dirò che io non ho difficoltà di farvi tutte le più ampie dichiarazioni

per Mg.r Vescovo di Cremona, perché veramente voi meritate quello e ben altro da me.

E, se voi insisterete, io scriverò a Mg.r Cazzani la più bella attestazione in Domino

che potrà uscire più dal mio cuore che dalla mia penna, e ne farò tenere copia pure a voi;

e sempre a vostra richiesta, io non lascerò dal commendare la vita che voi avete tenuta

vivendo presso gli istituti della Divina Provvidenza, e mai dimenticherò il bene

da voi fatto ai miei orfani e specialmente a me e da sano e da malato.

 Ogni volta che voi vorrete rientrare, se mai davvero ve ne andaste, sappiate,

o mio caro don Pedrini che, come ho detto a tutti i miei sacerdoti riuniti a Venezia,

voglio che tutte le porte delle povere nostre case siano aperte e spalancate davanti a voi,

siate sano o siate ammalato, sia io ancora su questa terra o non ci sia più:

sempre desidero che siate considerato quale nostro confratello, ma in particolare modo

nelle vostre necessità, malattie, e dopo la morte nei suffragî.

 Però, o mio caro don Pedrini, detto questo, debbo pure aggiungervi che mi fate

non dirò dispiacere, ma vivo dolore a lasciare le povere nostre case, e la nascente

e povera nostra Congregazione. Io quindi vi prego nel Signore di restare con noi

e di non allontanarvi, perché mi pare che nostro Signore non sia contento

che andiate altrove.

 È vero, qui avete trovate delle croci e della miseria in tutti i sensi; ma non lasciamo

il calvario, caro mio don Pedrini, non lasciamo il calvario, dove la mano del Signore

ci ha portati, in passione socii et cum Jesu Christo Domino nostro socii

et cum matre nostra socii. Dunque io confido che, ajutandovi la divina grazia,

voi vorrete restare nella piccola Congregazione a lavorare e a patire con Don Orione,

perché qui ci ha chiamati a servirlo e ad amarlo il Signore nostro dolcissimo.

 Se voi non potrete o non vorrete restare a Roma, verrete qui con me, o vi manderò

nel nome della Provvidenza di Dio a fare del bene altrove, e voi andrete come un bambino,

e poi Iddio vi pagherà di tutto in Paradiso.

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 Io solo desidero dirvi di non correre altra strada, perché farete del bene, ma non è là

che vi vuole nostro Signore. Epperò ho pregato nei passati giorni per voi la Madonna

che mi ajuti a non lasciarvi partire, perché questo vuole da me il Signore:

che vi tenga con me.

 E se avete già fatto delle deliberazioni, disfatele, ché ne sarete più tranquillo

in punto di morte. E questo vi posso dire da parte di nostro Signore, e resti per voi.

E se avete fatto così, avrete una bella sedia in Paradiso, e statene lieto;

qui seminat in lacrimis in exultatione metet.

 E se aveste già disposto delle robe vostre, fa nulla essere spogliato di tutto:

basta salvare l’anima e assicurarla qua dove il Sig.re ve l’ha portata e la vuole.

 Ed ora vi abbraccio in Gesù Cristo, e vi lascio con la SS. Vergine,

e attendo da voi una sola parola; obbedisco!

 E prego che Dio vi conforti e vi benedica,

e vi lascio nel cuore di Gesù Cristo crocifisso.

 E sono il vostro fratello nel Signore


        Sac. Orione  della Div. Provv.za


 P. S.  E se veniste anche voi con Saroli a fare un po’ di santi Esercizî Spir.li a Bra?

Oh si che sarei contento! E un po’ ci potremmo vedere, perché tanto non ci vedremo più

su questa terra, ma in Paradiso sì, che voglio che ci vediamo sempre.

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