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[l’azzurro è dattiloscritto]


Casa della Divina Provvidenza


          Anime e Anime !

          Tortona, il 12 / III / 1919


Caro don Piana,


Sono giunto a casa stasera, e trovo la tua raccomandata del 6 corr.

Fa pure quello che credi, ché io non ho affatto timore che si faccia il mio nome.

Come desideravi, e come mi hai detto che Padre Righini S. I.ti ha imposto,

ho informato la S. Sede degli intrighi fatti da quel tizio per riuscire a carpire

un Vescovado, e della somma di danaro che lui e tu avreste promesso,

lui per essere Vescovo, - tu per essere parroco al suo posto.

La S. Sede è informata.

Non comprendo però come tu, dopo che ti mostri così pentito

di avere prima brigato tanto con le tue conoscenze di Roma, ora poi mi scrivi che,

se mai egli riuscisse ad essere Vescovo, a costo di fare della pubblicità,

non intendi rinunciare alla somma che egli anche a te avrebbe promesso.

Io poi di questa somma non sapevo. Però, ma con che coscienza mai tu prenderesti

il danaro di un simoniaco? Neanche per farne un’opera buona dovresti toccarlo!

Basta! Caro mio Piana, due cose francamente ti dico in Domino:

1°) che ritengo impossibile che quel tale possa mai essere fatto Vescovo;

2°) che tu, da qualche tempo, mi dai la dolorosa impressione

di avere forte attacco al danaro e agli onori. Vorrei sbagliarmi: ma, se ciò fosse,

prego Iddio e la SS. Vergine che questo non sia il principio della tua ruina eterna.

Perdona lo sfogo per l’affetto sincero che sempre ti porto.

Prega per me, e credimi in Gesù Cristo e in Maria SS.

Aff.mo tuo


     Sac. Orione Luigi  dei figli della Divina Provv.za


 P. S.  Io non ne ho affatto parlato né scritto a Mg.r Vescovo di Acqui,

anche per non nuocerti; ma reputai sufficiente tagliare a colui i passi a Roma,

dove la trama, ai danni della Chiesa e delle anime, si era ordita.

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[minuta]


         Anime e Anime !

         Tortona, il XII / III [1]919


 Caro don Piana,


 Sono giunto stasera, e trovo la tua raccomandata del 6 corr.

 Sta tranquillo, ti dico, che quel tizio, pel quale tu ti mostri ora, e giustamente,

pentito di avere prima brigato tanto, perché fosse eletto Vescovo, non sarà mai fatto

Vescovo, poiché, come tu desideravi e come il Rev.mo Padre Righini S. I.ti ha imposto,

ho fatto quanto era in me perché ho informato la Santa Sede fosse informata

di tutti gli i suoi intrighi da lui orditi per riuscire a carpire una mitra, e della somma

di danaro promessa da lui pattuita per averla poter essere nominato Vescovo.

 Come già ti ho scritto, a te ora non resta che fare penitenza, per conto tuo,

del male che puoi aver fatto. , e, poiché Però leggo nella tua lettera,

con mia dolorosa meraviglia, dici che, se mai riuscisse ad essere Vescovo,

non intendi, a costo di fare della pubblicità, di rinunciare alla somma

che egli anche a te avrebbe promesso, - permettimi che ti dica in Domino

che quel danaro non ti farebbe crescere di un dito davanti agli occhi del Signore.

 Da qualche anno io porto l’impressione (che vorrei fosse sbagliata in tutto),

che tu, o mio caro don Piana, ti sia lasciato dominare dall’attacco al danaro,

e temo assai che questo sia il principio della tua ruina eterna.

 Come mai prenderesti il danaro di un simoniaco?

Ma neanche per farne un’opera buona!

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