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Non riletta


Riservata a te solo


 +        Anime e Anime !

         Tortona, il dì XI nov. 1922


 Caro don Pietro,


 I/ Ricevo la tua cartolina del 9; sono tornato anch’io jeri sera, ed ho trovato qui

una lettera del Conte, ove mi dice che bisognerà ponderare bene e sentire il parere

di valente legale prima di concludere il trasporto a S. Domenico dell’Istituto.

Aggiunge che egli ha incontrate, in merito, tali difficoltà da fargli disperare la riuscita.

 Vedremo alla mia venuta, ma comprendo che non si potrà concludere

che dopo lunghe e laboriose pratiche.

 2/ Sono lieto del miglioramento di tua salute, e ne benedico il Signore.

 3/ Mando a S. Severino, e giungerà subito dopo questa mia, o un giorno dopo,

il sac. Raffaele Busnello. Egli può solo dire la Messa, ma non predicare né confessare,

né Mg.r Vescovo può dargli tali facoltà perché dipende dal S. Officio. Anche la Messa

è bene, possibilmente, che la celebri in casa, e non deve andare a gironzolare,

ma stare ritirato, e ajutare te per quanto riguarda l’andamento della Casa.

 A lui quindi puoi dare da fare del catechismo ai ragazzi, scuola ai chierici:

la Messa in Casa - Egli deve applicare secondo tua intenzione: Missa pro Mensa

e servirtene fraternamente, ma avendo presente che è un sacerdote estraneo,

ricoverato provvisoriamente presso di noi.

 Deve stare al vitto comune dei Superiori, e sta attento perché su questo

egli ha sempre qualche necessità, e sconfina: ti basti sapere che le suore di Sanremo,

e la Superiora che è una santa religiosa di ottimo spirito non sapevano più

come accontentarlo. Egli adduce sempre che non sta bene, ma ora tu sai come regolarti;

in caso gli dici che, se ha bisogno di vitto diverso o in più, scriva a me: ha il mal di gola.

Egli è a S. Severino per breve tempo e in via puramente provvisoria.

 Ancora è con dispiacere, ma è pure doveroso per me avvertirti

che egli ha la debolezza di essere un curioso investigatore dei fatti altrui,

almeno così si dimostrò a Sanremo, dove creò un sacco di pettegolezzi,

anche tra i preti della città.

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 Ha poi molta smania di buttarsi fuori, e di allacciare relazione con questo

o con quel prete, e non con i preti solamente, e parla sempre di questo e di quello,

riferendo poi le cose dell’uno all’altro e viceversa. Ha il male di lingua.

 È un povero figliolo, che non è ancora a posto, ed ha bisogno che Iddio

lo tocchi nella pelle, per rimettersi in carreggiata: Ha molte belle parole, e promesse,

e un fare che sa fin di untuoso e di devozione, - pur troppo poi non corrispondono

sempre i fatti, e non c’è da fidarsene.

 Attento anche con le suore o con le donne. Il dirti che ci viene dal S. Officio

ti dice tutto.

 Tienilo a posto, come faceva il povero don Quadrotta, quando era ancora sano.

 Non ti lasciare impietosire dai suoi modi sinuanti, perché poi gli si fa il suo male.

 Spero che presto il S. Officio ce lo toglierà, e Deo gratias!

 Io poi verrò a giorni, spero, e ce ne parleremo meglio.

 Questa mia dopo che l’avrai letta e riletta, me la rimandi subito ma per raccomandata.

 Saluto, conforto e benedico in Gesù Cristo e nella Santa Madonna. -

 Tuo aff.mo


          Sac. Orione  d. D. P.

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