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[A don. Martinotti? - 1925]


 La grazia e la pace del Signore siano con noi!

 Ricevo la tua raccomandata del 24 corr. che mi pareun gran pazzo molto lont

una gran pazzia. Le cose non sono, quanto a te e quanto a me, come tu le vedi,

e su questo non dirò altro. almeno per quanto riguarda me. Quando Quello che io sento,

verso sono tale che non so tacerlo, ma lo dico. E sì che, dopo 30 anni,

mi dovresti conoscere conoscermi. Il giorno che ho telegrafato a te che mandavo il ch.co,

ho anche telegrafato a Bra che te lo mandassero. Se poi il colà i telegrammi,

come mi scrissero, arrivano più tardi che le lettere ed egli si fermò per istrada,

non devi imputarlo a me. Quanto a mandare altro personale: io si fa presto a dire:

Sta però vero che ho ricevuto gravi denunzie relazioni dai due assistenti

venuti agli Esercizî e per questo ho mandato don Fiori da te Ho scelto don Fiori,

perché mi pareva no avrebbe dato troppo nell’occhio in San Severino

e anche perché ora mi parve che fosse fosse il più affiatato con te.

 Era cosa che dovevate condurla insieme: non era un’offesa per te.

Non sono venuto io; e ciò non suonava sfiducia verso di te. Io invece avevo osser cose

osservazioni da farti da parte del Patronato, e neanche te le ho fatte

per non aggravare la situazione, - e perché sentivo il dispiacere che certo devi provare

sentire nel dover limitare il numero dei ragazzi -

 Per le buone ragioni da te addotte, don Fiori non poté compiere la sua missione,

- ho aspettato da te che mi riferissi in merito, poiché si trattava di cosa grave.

- Però non ho tolto il chierico appunto perché desideravo sapere conoscere la verità,

e poi sentire anche lui, magari qui o agli Esercizî.

 I due chierici li ho tenuti a Bra sempre, uno è ancora là: avevo bisogno di sapere

se è dolorosa verità o calunnia.

 Ho disposto che non si facessero accettazioni, ma già a voce ricorderai

che ti avevo detto che era il criterio che dovevamo che dovevamo da seguire. - per altro

Che se poi c’era del male, nei giovani, era un motivo una ragione di più

per fare libro nuovo.

 Al Nardi ho detto di non fermarsi in Istituto, perché non voleva che poi venisse

poi a Tortona a dire male raccontare di San Severino, e dopo a seminare del pettegolezzo

quello che gli assistenti tuoi ne hanno detto, e non volevo né voglio che si disseminasse

dissemini del il pettegolezzo tra le Case. A qu alt Eccettuate due lettere a don Sterpi

e due altre lettere inviate jeri in giornata a Roma, a quasi tutte le Case non posso

forse a nessuna altra Casa ho potuto più scrivere da alcuni qualche mese. Dio lo sa.

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 Dovrebbero quindi tutti prendere il cappello, e andarsene. Ma penso non sarebbe

né da religiosi né da figli. Ti pare?, perché tu Il meno che io potevo

 E la tua lettera, - per me molto dolorosa, - e che mi stupisce non mi pare

abbia l’intonazione d’un buon religioso né d’un figlio, questo dico non per confonderti,

ma per avvertirti come figlio carissimo in Gesù Cristo.

 Questo ti dico nel Signore. Sarà bene e necessario per l’anima tua

che torni sopra i tuoi passi e con tale spirito di verace umiltà e di carità filiale

ci ri che abbia a trovartene consolato in morte.

 Ti conforto molto in Gesù Cristo e ti benedico in G. Cr. e nella Santa Madonna

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