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[l’azzurro-corsivo è dattiloscritto]


Archivio a don Martinotti Copia


 +        Anime e Anime !

         Tortona, il dì 11 gennaio 1930.


Mio caro figliolo in Gesù Crocifisso,


La grazie e la pace di Nostro Signore siano sempre con noi!

Ti comunico una lettera di un tuo fratello sacerdote non per umiliarti, o figlio mio,

ma perché so che essa ti aprirà gli occhi sui tuoi difetti e ti porterà a darmi

delle consolazioni con la tua emendazione, nella quale ho piena fiducia, se tu pregherai,

e in umiltà ti getterai ai piedi del Signore, invocando il suo divino aiuto.

E Iddio sarà con te, come vicino a te hai lo spirito ed il cuore di questo tuo padre in X sto.

Io pongo molta fiducia, ripeto, nella tua filiale e sacerdotale disposizione

di vivere religiosamente; e ti conforto benevolmente a darti tutto, tutto a Gesù Cristo,

e a scrivermi, poiché, per la divina grazia, assai e assai ti amo in Nostro Signore,

e desidero vederti camminare per la diritta via, sotto lo sguardo di Dio.

Questa breve mia lettera ha lo scopo di animarti a vivere ponendo tutto il tuo cuore

nel Cuore di Gesù Cristo Crocifisso, rinnegando la tua volontà per l’amore di Dio,

e diffidando di te stesso e del mondo. Coraggio in Domino, figlio mio!

Conservati immune dal tuo amor proprio e da ogni cattiva inclinazione;

se tu, caro don Pietro, non spezzi queste catene e non ti svuoti del tuo amor proprio

e docilmente non ti pieghi alla disciplina religiosa, non potrai sollevarti al Cielo.

Sciogli ogni legame terreno, o caro figlio mio, per legare ognor più

il tuo cuore a Gesù. Cerca la tua gioia unicamente nella passione del Signore,

offrendo a lui quanto, col suo aiuto, potrai fare per servirlo da fedele religioso

e per tirare con zelo anime a Lui.

Ma il tuo zelo sia illuminato e discreto, non sia arbitrario, ma sia puro, fervente,

costante. Vi è uno zelo che è falso zelo, frutto di secreta presunzione, ed è lo zelo

per cui fuori di Casa facciamo mirabilia e in casa miserabilia.

Non lasciarti, o caro don Pietro, ingannare da questo zelo, che non è

secundum scientiam neque secundum Christum, ma nasce da sentimenti di vanità

e di orgoglio. Non quello che fa grandi cose edifica la sua casa sulla pietra,

ma quello che sta umile e fedele alla obbedienza. È meglio conservare nella pace

della carità il tuo cuore, che credere di convertire il mondo, e alimentare uno zelo torbido

e amaro con i tuoi fratelli.

Sii sereno e non nuvoloso, abbraccia la tua croce e, se dovrai patire,

non vedere le contrarietà con occhio di bue; rifletti che i patimenti ti purgano dal peccato

e apportano grande giovamento alle nostre anime.

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Non ti lamentare de’ tuoi confratelli o del tuo Superiore:

io so che ti amano veracemente e soffrono di vederti leggero e non in tutto

spiritualmente a posto. Tu stesso, a mente calma e serena, comprenderai dalla lettera

di don Alferano la lealtà e la bontà fraterna del suo animo. Quindi non offenderti,

ma siigli grato.

Non criticare, non ti lamentare dei tuoi Confratelli, ma fa loro in X.sto

«cor unum et anima una».

Disprezziamo noi stessi e non desideriamo cariche, né onori dagli altri,

- se vogliamo essere religiosi sul serio, di fatto e di vita, e non solo di nome.

Sii obbediente e servizievole verso tutti, secondo le tue forze; e sii zelante

del primitivo spirito di umiltà, di purezza, di sacrificio, di povertà della nostra cara

Congregazione: vedi di fare la felicità della Casa dove sei, amando di essere il conforto

ed il sollievo di tutti, e non la croce e la disunione.

Umiliamoci, figlio mio, ché non ci umilieremo mai abbastanza,

dopo che abbiamo tanto offeso Iddio! Umiliamoci per amore di colui che per noi

prese forma di vilissima creatura, sebbene fosse il Signore di tutto, in cielo ed in terra.

Consideriamo ogni uomo per nostro padrone, e noi stessi veramente come servi

di tutti, - e così, mio caro don Martinotti, vivremo del vero e genuino spirito religioso,

e avremo con tutti tranquillità e pace.

Non ti occupare, né ti affannare di cosa alcuna che non sia utile e profittevole

all’anima tua: guarda e ascolta solo cioè che giova alla tua anima,

al bene della Congregazione e della santa Chiesa, e lascia d’interessarti di cose vane,

leggere, mondane.

Obbedisci per Cristo nelle cose grandi e nelle piccole. Custodisci l’obbedienza

come la pupilla dell’occhio. Assoggettati a tutti, anche a coloro che fossero sotto di te.

Custodisci il tuo cuore con ogni cura, affinché, libero dalle creature,

tu possa servire al Creatore.

Fuggi sempre la conversazione delle donne e dei giovani.

«Cum juvenibus rarus esto», ti ripeterò con l’Imitazione di Cristo.

Vedi che qui sta tanta parte delle tue debolezze e delle tue cadute,

- quindi non familiarizzare con ragazzi, non toccarli non star solo con essi,

non condurteli in camera.

Questo è parlarti da padre in Gesù Cristo, è amare l’anima tua:

ascoltami o ti perderai in eterno!

Prega, figlio mio, prega di più, e da vero Sacerdote: cerca la vita interiore

e spirituale, non la vernice del bene, non l’apparenza, ma la virtù vera

e la santità della vita: non lavorare per gli occhi della gente, ma per gli occhi di Dio,

per la gloria di Dio, per compiere in te la santa volontà di Dio.

Prega con devozione, con santo timore di Dio, con gaudio,

come se fossi tra le schiere degli Angeli.

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Evita la tristezza e il cattivo umore e quella irritazione interna e noia

che il demonio cerca di gettarti addosso e contro i tuoi Superiori e confratelli:

io in ispirito ho visto il demonio più di una volta scompigliare e soffiare nel tuo animo

uno spirito e soffio di odio, di irritazione funesta e di morte spirituale.

Ho pregato e prego per te: figlio mio, prega, prega, prega! E sii sempre,

dentro e fuori di te, sereno e tranquillo in Dio, e guarda non ai difetti degli altri,

affinché non abbi ad essere tu più terribilmente giudicato da Dio.

Edifica in tutto, edificando tu stesso su Gesù Cristo; dove puoi aiutare i tuoi fratelli,

aiutali: dove li puoi confortare, confortali: dove puoi scusarli,

scusali con benevola indulgenza.

Ama tutti con santa ed infrangibile carità, cioè con amore cristiano, sacerdotale

e da missionario e da apostolo di Cristo, ma guardati dal sentimentalismo

e da ciò che non è vera carità: che mai si dica di noi quello che è detto

nella Imitazione di Cristo: «Videtur esse charitas, et est carnalitas».

Fuggi le amicizie e i tenerumi particolari e ogni famigliarità.

Evita in ogni maniera di essere ad altri causa di male e di scandalo;

ma tieni sempre Iddio davanti ai tuoi occhi, o figlio mio.

Guardati in ogni tempo dagli inganni dell’antico serpente, che spesso si traveste

da angelo di luce, e in tutte le vie, anche nelle opere dello zelo e attività,

anche nel Ministero Sacerdotale, ci tende lacci e reti.

Tu, caro mio don Martinotti, scamperai illeso d’ora innanzi da lui,

se terrai continuamente volti gli occhi a Gesù Crocifisso e alla santa Madonna.

In tutte le necessità e bisogni ricorri alla SS. Madre di Dio e nostra,

come al tuo più sicuro aiuto, e pregarla tanto.

Per piacere alla Madonna sii sempre puro di anima e di corpo, imita la sua umiltà,

la sua purità, la sua bontà!

Cercati sopra tutto un padre per l’anima tua, un uomo santo, religioso,

prudente e pio. E corri al lavoro della penitenza, e umilmente, integralmente, con dolore

e con amore, senza attenuazioni e scuse, confessa ciò che hai trascurato, fatto e mancato.

E abbi fermissima fiducia che il Padre misericordioso ti userà sempre misericordia.

Che se poi hai fatto bene per l’aiuto che di Dio ti dà, stimati pure servo inutile,

indegno di ogni beneficio da parte di Dio.

Lo so che tu hai scritto a don Sterpi che costà non si lavora o non si fa

quanto si dovrebbe fare, - e penso anch’io che si sarebbe dovuto fare, e fare di più,

ma tu stesso vorrai riconoscere che, se manca la pietà, manca Iddio,

et nisi Dominus aedificaverit domun in vanum laboraverunt qui aedificant aem!

La meditazione, la fate? Il Rosario, lo dite?

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Ci vuole in voi tutti più spirito di pietà, più orazione, più meditazione, più umiltà,

più obbedienza, più concordia nella carità del Signore, più unione fraterna,

cominciando da te. Quando ci sarà più disciplina e spirito religioso, farete miracoli,

ed io ora, col nuovo anno, li aspetto da voi i miracoli: li aspetto da tutti

e specialmente da te, caro mio Don Pietro! Da te, dunque, aspetto miracoli.

Tieniti pronto, che avrò bisogno di te, ma ti voglio puro e santo apostolo

di grande carità!

Ecco che volevo scriverti una breve lettera ed è venuta un letterone:

ex abundantia cordis os loquitur.

Io dunque ora ti saluto, o caro don Martinotti, e sono lieto che mi sia sgorgato

un sì lungo letterone, perché questo ti dice quanto affetto c’è per te sempre e, direi,

sempre più vivo e più grande in questo cuore di padre in X.sto.

Ti saluto in Domino, e ti raccomando di renderti sempre più figlio

della Divina Provvidenza: umile, fervoroso, puro, pieno di santa carità di Gesù Cristo:

e più sottomesso!

Io non tralascerò mai di pregare per te! - Prega anche tu per me e per tutti questi:

tutti sempre vi ricordiamo, tutti pensiamo a voi e preghiamo per voi! Pregate per me!

Ti abbraccio in ispirito et in osculo Christi con soave carità di padre in Gesù Cristo

e nella Santa Madonna: ti conforto ad amare e servire sempre più il Signore

e ti benedico con tutto il cuore.


P. S. - Saluti cordiali a tutti!

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