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[M. Rev.do Signore
Sig.r Don Salvatore Masci
Parroco di Voghera
Ponte Nizza p. S. Alberto di B.]
+ Anime ! Anime !
[Tortona]5 nov.bre 1937-XVI
Caro don Masci,
grazia e pace da N. Signore!
Rispondo breve, ma subito alla gradita tua del 2 / 11.
Sono molto contento delle buone disposizioni della popolazione
per i restauri della Chiesa, - Deo gratias!
Fa in modo che i rapporti, tra te e tutti, siano sempre i più cordiali.
Mi felicito del bene che si è fatto in questi giorni, e con i cristiani suffragî ai Defunti
e nella festa di Cristo-Re. Bravo!
Nei tuoi discorsi cerca di essere breve e sostanzioso, e che le funzioni di chiesa
non siano mai mai lunghe; Mg.r Cribellati mi diceva, ultimamente,
che ora non è più lungo, e che ha compreso meglio le ragioni e l’efficacia della brevità -
Quanto mi hai fatto piacere che tu faccia a tutto il personale riunito,
la s. meditazione, la lettura spirituale, il Rosario, etc - anch’io fò ogni possibile,
e dico il Rosario con i chierici, dico loro la Messa, fò loro la meditazione,
visito ogni giorno la infermeria, lo studio, do la Buona notte,
- e cerco di vivere sotto i loro occhi: dopo tre anni di assenza, sento che fa bene a me
e farà certo del bene anche al personale della Casa che sempre mi vedono tra di loro,
a fare la vita da religioso con loro.
L’Ufficio divino lo recito in due volte con don Orlandi: Mattutino e Lodi
nel pomeriggio: le Ore, Vespro e Compieta tutto al mattino, subito dopo la meditazione,
valendomi di certa concessione, - così resto tranquillo, - e lo diciamo in cappella,
coram Sanctissimo.
Sono molto consolato che tra di voi ci sia unione e concordia:
che la carità fraterna sempre Vi edifichi e unifichi in Gesù Cristo, sì da formare di voi tutti
«cor unum et anima una».
Pur troppo noi non vi potremo aiutare, ma avremo bisogno, come ti ho scritto,
che ci aiutiate, - quindi non ti meravigliare se vi esorto a fare la più grande economia,
e a non fare debiti, né spese urgenti. I debiti: voilà l’ennemi! - I debiti:
ecco la stonatura infausta! I debiti: ecco l’atroce peso che ci opprime,
la spina crudele che oggi trafigge spietatamente il cuore della nostra Congregazione.
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I debiti! - Sono i debiti che facevano esclamare al Beato Claret,
come, non so se a te o ad altri, ho già detto: «O Signore, te ne prego,
fammi morire senza peccati e senza denaro, ma anche senza debiti!»
I debiti sono il tarlo dello spirito religioso, che toglie la pace, che mette sossopra
ed in inquietudine la Comunità.
Nulla avrò in contrario che si faccia una piccola lavanderia o tettoia per lavare,
quando ne sappia il preventivo e che abbiate il denaro da pagare il lavoro;
- pagate prima le tasse e vitto e quanto può essere di più urgente. E, allora,
manderò su Bianchi, e si combinerà il posto e tutto, - ma ci vogliono soldi.
Però sempre direi, anche avendo pronto il denaro, che, sarebbe lavoro da farsi
di estate con l’aiuto manuale dei chierici.
Benissimo la scuola serale per uomini e giovani della parrocchia.
Metti fra Pacomio in una camera distante dalla tua, e digli che passi,
e non giri troppo per la Casa, poiché, data la sua malattia, deve farsi coscienza
di non infettare gli altri. Venendo, vedrò meglio il da farsi.
Con ogni buon tratto, ma in modo deciso, dirai al Sig.r Cav.r Bono
che ritiri dall’Eremo quanto può averci ancora di suo: Don Orione glie lo chiede per favore
e a titolo di amicizia. E così lo prego di non venire a leggere il giornale né agli eremiti
né ad altri della Casa, né a dare notizie. Lo spirito che deve aleggiare nell’Eremo
di S. Alberto non lo consente.
Quanto a Frate Antonio gli comunicherai che non è più necessario, per ora,
che egli vada a Rodi, dove quel terreno, su cui era, è passato al Governatorato,
per altro scopo.
Io ebbi, ultimamente, una larga cordiale conferenza in Roma con Sua Eccellenza
De-Vecchi, e, facilmente, tra non molto, farò una visita a Rodi e in Albania.
Tu fa pure scuola a Fra Antonio, che mi fai piacere: ma digli che
come Fra Ave Maria, nel suo spirito da buon religioso, benedice la sua cecità
e ne celebra fin anche il 25.mo anniversario, lui, frate Antonio,
benedica la sua ignoranza letteraria, che lo ha preservato dall’andarsi a perdere,
e ricordi a sé stesso la ispirata frase della divina Scrittura:
«quia non cognovi litteraturam, intravi in templum Domini».
Oh quanti eremiti si sono fatti santi nei deserti, senza sapere altro che Gesù Cristo
e Gesù Crocifisso. Gli studî e la scienza facilmente esaltano la mente
e inaridiscono il cuore.
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La, così detta, scienza, spesso invanisce: scientia inflat!
Tutta la possibile scienza umana non vale nulla, proprio nulla per l’eterna salute:
senza la virtù, senza l’umiltà, la scienza vale nulla! - Dirai anche a Fra Antonio
che meglio è essere ignorante che peccatore. Cerchi e studî la scienza dei Santi;
e spiegagli bene la preziosa sentenza di San Francesco d’Assisi:
«Tantum scimus quantum in humilitate et in charitate pro Christo operamur».
Pietà e lavoro! Preghiera e lavoro!
Cerchi la scienza santa, che non si lascia con la morte, la scienza della salute,
la scienza della umiltà, dell’obbedienza, della docilità di cuore, della mortificazione,
della povertà, della castità, del lavoro dell’amore di Gesù Cristo: -
così sarà un vero eremita e vero servo di Gesù Cristo, solo così!
Digli che nessuno lo ama più di Don Orione che gli parla così, chiaro così,
paternamente così: digli che prego per lui e che lo benedico nel Signore.
- Io desidero che codesti eremiti siano i veri continuatori dei santi padri dell’eremo,
dei quali leggerai loro quello che è scritto al Cap. XVII, XVIII, XIX, XX
dell’Imitazione di Cristo. E qui ti esorto a leggere loro, quale libro di lettura Sp.le,
tutta «la Imitazione di Cristo[»]. E spiegarla bene.
Ed
qui ora finirò che fui
già troppo prolisso.
Don Sterpi ringrazia e manda con me saluti e conforti a te, caro don Masci,
a don Draghi e a tutti.
Verremo sì, e presto, se così a Dio piace - Benedico di cuore a te e a ciascuno -
In G. Cr. e nella Santa Madonna
Aff.mo
D. Orione D. P.
P. S. Ringrazio Frate Ave Maria del gradito ricordo del 25.mo
Anniversario di Sua cecità. - Deo gratias!
Caro don Masci, quanto io e tu dobbiamo imparare!
Ho un incarico da darti: ti prepari un corso di Esercizî Sp.li, - 8 giorni di durata,
più la predica d’introduzione e il discorso di chiusa, per chierici:
due meditazioni e due istruzioni al giorno - Ma fa una cosa proprio bene,
et in Domino, e tieniti pronto.
Avanti nel Signore!
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