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[+] Anime e Anime !
[Tortona] lunedì, 18 dic.bre 1922
Caro don Manca,
Grazia e pace a te, a don. Michele e a don Gil, nonché alle buone suore
e a codesti pochi ragazzi da Gesù Signor Nostro -
Ho ricevute le tue lettere, tutte e quelle inviate qui e le altre inviate a Roma.
A Roma non potei ancora recarmi perché è da prima dell’Immacolata
che mi sono ammalato, ed ora dico la Messa, ma ancora con un po’ di fatica.
Spero andare a Roma per Natale, e là mi puoi scrivere - Dirai a don Michele
che ho pure ricevute le due sue lettere
Quanto al giovanetto per cui insisti di condurlo qui, conducilo pure,
e così se vuoi prima passare a Messina, non ho alcuna difficoltà, e sono ben contento -
Sono lieto che don. Michele abbia fissata la sua dimora alla Catena;
tu ora ti tieni pronto a partire: ogni giornata è buona, - ti manderò o lettera o telegramma,
- la cosa sarà presto, - sappiti regolare.
Quanto alla lettera, specialmente l’ultima, di don Michele tutta piena di dolenti note,
come lui stesso dice, siccome non posso scrivere subito e prima di Natale anche a lui,
digli che, confermo quanto gli ho già risposto nell’altra mia, che cioè non si facciano spese
affatto affatto, se non quelle che insieme, tra te e lui, saranno riconosciute di urgente
e improrogabile necessità, e sempreché non superino nel totale qualche centinaio di lire.
È inutile che mi spieghi di più: a voce dirò il perché.
E quando poi sarò venuto alla Catena allora vedremo insieme con don Michele
il da farsi, e se si dovrà fare da noi o da altri; perché spendere del denaro,
e poi magari dover venire via, come ci è capitato in altro posto che,
dopo avere fatte tante spese e sacrificî, al punto che alcuni nostri fratelli di fatica
ne morirono, - dopo avere piantati in un solo anno ben cinque mila mandorli etc.,
quando le piante furono da frutta e la Colonia fu messa in efficienza redditizia,
ci hanno obbligati a venire via, e neanche hanno pagato il viaggio dei nostri
che se ne tornavano qui, mentre essi con scrupolo hanno consegnato
fin l’ultimo centesimo, cioè la bellezza di L. 13.000, che tenevamo di fondo,
e per il miglioramento della Casa e dei terreni.
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Sia tutto per l’amore di Dio, e ringraziamo il Signore di ogni prova e tribolazione,
aspettando la nostra mercede in Paradiso, ma tuttavia prima di fare spese
desidero venire io e vedere bene tutto.
Io sono assai consolato del conforto che avete nella bontà di codesto
Ecc.mo Vescovo e prego N. Signore di ricompensarlo.
Se io dovessi impressionare dalle due lettere di don Michele,
dovrei subito togliervi tutti, e amen.
Si vede che ho più amore io alla Calabria e a Cassano di lui. Invece io desidero
che il caro don Melomo non si crei le difficoltà e non si perda in piccole inezie;
ma abbia fiducia grande nella Divina Provvidenza e nella Santa Madonna della Catena,
e si metta di buona volontà, e soffra anche ciò che ci sarà da soffrire
in codesta povera Casa, ricordandosi della grotta di Betlemme
dove Nostro Signore ci ha date le prime lezioni del come si ama e si soffre
per l’amore di Dio e delle anime.
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