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Copia conforme
[l’azzurro-corsivo è grafia di terzi]
+ Anime e Anime!
Tortona, il 4 sett. 1925
Caro don Manca,
La grazia e la pace di N. Signore siano con noi!
Avevo ricevuto lettera da don Saba, e ti ho mandato un telegramma da Genova.
Sono tornato ieri sera ed ho trovato la tua lettera, e il tuo telegramma
già di risposta al mio.
Non ti posso dire quanto e la lettera e il telegramma mi abbiano addolorato.
Dio te lo perdoni! Però non devi fare così.
Quando fui ultimamente a Messina io non ho detto e non ho mai pensato
quello che tu ti sei immaginato, e Dio mi è testimonio che non mento.
Vedi che qui c’è un grande inganno del demonio per farti del male,
e renderti infedele alla Congregazione che ti ha fatto da madre e ti ha fatto sacerdote,
e che non ha lasciato di beneficare i tuoi, come ancora pensa a tuo fratello.
Ti esorto per la carità di padre che ho sempre sentito e sento per te a non deviare,
ma a mantenere i tuoi voti e giuramenti. Così faceva Sant’Alfonso con quei suoi religiosi
che erano tentati di abbandonare la Congregazione, e così lascia che io faccia in Domino
e con cuore di padre con te.
Dammi ascolto, figlio mio, e farai una morte consolata.
Io temerei molto per l’anima tua se tu diventi un figlio disertore
lasciandoti ingannare dall’amor proprio o da altra passione. Vedi che ti parlo da padre.
Quelli che hanno lasciata la Congregazione, lo saprai che purtroppo
non sono finiti bene, - anche qualcuno che volle entrare in altra Congregazione o Ordine.
«Mutatio locorum multos fefellit» dice l’Imitazione di Cristo;
il cambiare Congregazione ha ingannato molti.
Ancora ti dico che, nel mettere don Saba a Messina, io solo ho inteso
cercare la sua salute, e non ho mai creduto di offenderti,
trattandosi poi che era il tuo parroco. - Io desideravo che tu fossi rimasto con lui,
e così ne ho parlato a lui anche.
Solo poi quando io fui lì, tu mi hai detto che desideravi d’andare missionario,
ed io ti ho detto di sì, solo ti ho pregato che rimanessi un poco di tempo
per avviare e impratichire don Saba.
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Quella domenica che fui a Messina io avevo premura di tornare a Reggio perché,
e te l’ho detto, avevo da incontrarmi con una persona, che poi non potei,
infatti, più vedere.
Ecco perché ho espresso poi il dispiacere di aver perduto il ferry-boat.
Non altro, figlio mio.
Ora dunque senti, caro don Manca; io per forza certo non ti voglio tenere,
ma perché ho tanta stima e fiducia in te che ho fede che tu resterai per amore,
e non per me, ma per l’amore di Gesù Cristo, nel cui nome ti supplico e ti prego.
Io ti darò la tua lettera, e tu stesso la straccerai, e ti dico che solo così
sarai contento nella tua anima e farai una morte consolata e preziosa.
Verrai a fare gli Esercizi a Bra dove è anche tuo fratello, e poi ci parleremo.
Vado a Roma dove aspetto una tua buona lettera, una lettera proprio da figlio.
Ti metto nelle mani della Madonna e ti conforto e benedico in Gesù Cristo.
Tuo aff.mo
Sac. Orione della Divina Provvidenza
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