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[l’azzurro-corsivo è grafia di terzi]
Tortona, il 3 dicembre 1939
Caro don Lorenzo, [Nicola]
la grazia di Dio e la sua pace siano sempre con noi!
Ho ricevuto le tue lettere, e non ti ho risposto, caro figliolo in Cristo,
soprattutto perché fui sempre in giro, come l’Ebreo errante, in cerca di pane
per i nostri poveri e per i nostri chierici, ma anche perché non tutto nelle tue lettere
mi è piaciuto, e te lo dico in Domino.
Mi spiace di doverti far conoscere questo servendomi di altra mano,
poiché sono a letto da più giorni - Ma oggi va meglio, grazie a Dio.
Qualche tuo scritto qui giunto me assente è capitato nelle mani di don Sterpi[,]
so che neanche a lui non ha fatto la migliore impressione. Ti vorrei sapere meno poeta
e più lento in certi passi.
Non so ad esempio come ti arbitri di far acquisto di una radio per lire 400
mentre siete nei debiti fin sopra i capelli, e quando sai che l’elemento di codesta Casa
ha bisogno di non avere il pericolo che presenta una radio.
Ma di questo ed altro dirò a voce in Domino, «quia desidero videre vos»
- E il ritardo a scriverti è stato anche perché volevo personalmente venire.
Passo a due altri argomenti.
1° In questi giorni giungerà a Villa Eremo un sacerdote barnabita,
mandato dal suo generale, padre Clerici, nostro ottimo amico.
Egli è facoltizzato a celebrare ed il suo superiore gli passerà le intenzioni
delle Messe e ti manderà la relativa elemosina. Oltre alla elemosina delle Messe,
riceverai ancora L. 100 oppure 150 mensili, tanto che non daranno complessivamente
meno di L. 300 al mese, e può darsi anche qualche cosa di più.
Egli presenterà mia lettera, e se ti manda a dire il giorno e l’ora d’arrivo
va o manda qualcuno alla stazione - Non è vecchio ed è di famiglia distinta;
usagli molta carità, ma trattamento come tutti gli altri. Fagli preparare subito la camera
perché giungerà, credo in settimana.
Qui viene la parte delicata e riservata: - Egli è un povero recidivo con ragazzi,
e soffre di tali morbosità al riguardo, che non dovrai mai lasciarlo trattare con i ragazzi
da solo, poiché è talmente debole e passionale che sarebbe capace di far del male
anche al ragazzo che gli va a servir Messa.
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Si capisce che questa nota è assolutamente riservata a te solo:
tieni gli occhi aperti e vigilalo.
Pregherò per te, che Dio ti assista.
2° Qui a Tortona nessuno ci disse, né Vescovo, né altri
che S. E. è venuto a prendersi don Grossi.
Io vidi il Vescovo ancora ieri, che venne a trovarmi qui a letto,
e a raccomandarmi un Sacerdote bresciano, ma non mi disse affatto nulla
né di essere stato a Villa Eremo, né mi parlò di don Grossi.
Il modo tenuto e il silenzio prima e poi non ha fatto buona impressione
qui nella casa, e lascia supporre che qualche motivo poco favorevole a Villa Eremo
abbia potuto indurre il Vescovo a tenere tale contegno. Tu ne sai qualche cosa?
E potresti darmi luce? Perché il Vescovo fu sempre molto delicato con me,
e non so darmi ragione di tale modo di agire, senza una ragionevole causa.
Forse tu hai scritto qualche lettera chiedendo la pensione con frasi poco discrete?
Ti sei forse lamentato di don Grossi, dicendo che era un peso per Villa Eremo
e che lo venissero a prendere?
Monsignor Vescovo ti ha scritto che veniva di persona a ritirare don Grossi,
o ti è capitato lì all’improvviso? don Grossi sapeva qualche cosa prima?
Vorrai comprendere, caro don Lorenzo, le ragioni di queste mie domande,
quando si pensi che il Vescovo neanche mi disse di essere stato a Varallo
il ché farebbe supporre a chicchessia abbia un dito di buon senso che ci deve essere stata
una occulta ragione di malcontento.
Si capisce che questa mia, per più ragioni deve restare assolutamente segreta.
Ti esorto alla maggiore economia possibile e ad usare la più grande carità
con i Sacerdoti e con tutti.
Ancora ti raccomando di parlare poco, di parlare più poco
e la massima prudenza in tutto.
Prega per me che ti benedico di cuore.
E abbimi in Maria SS. Immacolata e in N. Signore
Aff.mo tuo
D. Orione d. Div. Provv.
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