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(Lettera strettamente confidenziale)


Don Giuseppe Gatti

Casteggio - Borgoratto Mormorola


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 Carissimo fratello nel Signor Nostro G. Cristo,


 Rispondo all’unita tua lettera col desiderio unico di concorrere

a salvare le anime di Gesù Crocifisso, e l’anima del nostro sempre caro Leoncini.

 Io voglio tutto quello che vuole il Papa, e il Vescovo nostro fedele rappresentante

del Papa: io voglio quindi la musica e musica sacra colla stessa intensità di desiderio

e di opera con cui la vuole il Papa e la vuole il Vescovo.

 Caro fratello nel Signore, se il Leoncini vuole venire,

io lo accolgo a braccia aperte a queste condizioni:

 1° Mi prometta solennemente di studiare solo (non per interessi mondani

che passano), ma per salvarsi l’anima per la glorificazione di Dio,

per concorrere col suono a salvare tante e tante anime.

 2° Si abbandoni con confidenza di figlio nelle mani del povero scrivente,

il quale un giorno dovrà rendere conto a Dio di Lui, e quindi (tolta la scuola

del sig. Perosi) egli voglio che dipenda in tutto dal superiore -

fosse anche un misero chierico - perché un giorno questi dovrà rendere conto rigoroso

a Dio tanto come un Vescovo dei giovani a lui affidati.

 Questo almeno è il mio povero parere, forse sbagliato ma detto con sincerità.

 Poi non intendo usarmi del sig. maestro Perosi perché a tale scopo

prenda il Leoncini affinché il guadagno sia tutto dell’Istituto, non per guadagno

ma per dare da mangiare a’ miei poveri figlioli.

 Temo però che il sig. Perosi, per impedirci che ci guadagniamo un pezzo di pane

e per impedirci che si vada fuori, dirà che senza di lui noi faremo cattiva figura

e questo lo dico scrivo senza rimorso perché il sig. Perosi

ha sempre detto e fatto così con me.

 E questa idea l’ha messa in capo anche al Vescovo che un ragazzino

come Leoncini lo farà sfigurare.

 Scrivo non per calunniare me per versare l’anima mia nell’anima tua,

o caro fratello nel Signore! E se domando di uscire a cantare lo domando per necessità,

lo domando per carità!

 Sai (in quanto mi ha dato l’anno scorso tutto il clero della Città di Tortona

per i miei poveri figli?

 Caro fratello, io ho vergogna a dirtelo: - fra tutti mi hanno dato 5 lire!

 Dimmelo, che cosa faresti tu ? Che cosa farebbe il Vescovo ed anche Perosi

se avessero da dare da mangiare a tanti poveri figli?

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 Non è vero che domanderebbero anch’essi, e lo domanderebbero per carità

che li lasciassero andare a guadagnarsi un pezzo di pane?

 Ebbene - te lo dico colle lagrime agli occhi -

a noi questa carità dal maestro Perosi ci fu sempre negata.

 E gli perdono e gli voglio, gli vorrò sempre bene perché la carità di G. Cristo,

mi dice di fare così.

 Ah! consoliamoci che il cuore di Gesù Cristo paga tutto,

guai a me se non abbandonato anche da coloro che dovrebbero almeno confortarmi,

guai a me se non ci fosse il cuore di Gesù e se questo cuore non fosse trafitto!

 Parla col sig. Perosi, digli pure quello che ti scrivo, piangendo,

vedrai di che non dobbiamo guar[illeggibile] dare alla stima di questo mondo che passa -

cerchiamo le anime, salviamo le anime. - Anime! Anime!

 3° Il Leoncini studî, studî sempre, studî continuamente per salvare più anime,

per la maggior gloria di Dio - la musica sacra!

 4° Verrà giorno però ed io lo prevedo che per guadagnare un tozzo di pane

per i poveri figli della Divina Provvidenza - dovremo suonare e cantare in altre chiese

ove non vorranno sempre che si canti musica sacra, perché questa non è ancora conosciuta.

 Ebbene allora il ragazzo dovrà insegnare e cantare quello che si potrà,

avvicinandosi sempre per quanto è possibile alla musica sacra, -

Ma neppure richiedendo subito l’ottimismo in fatto di musica sacra.

 5° Paghi L. 20 d’entrata, e si porti il pianoforte e l’occorrente per letto e vestiario.

 Il pianoforte e il giovane siano pienamente a disposizione del superiore

per quel tempo che il giovane è convittore.

 6° Il Leoncini sarà mantenuto alla pensione di L. 20

e non potrà ricevere nulla dalle lezioni che darà in Collegio

e dal suonare o cantare che farà fuori sarà tutto per i poveri figli del Collegio.

 7° Non voglio assolutamente e severamente intendo

vietare al Leoncini da me dipendente che - perché studia musica e musica sacra -

non voglio che si slanci ad insultare coloro che la pensano diversamente.

Ricordi bene il nostro giovine che se è lecito giudicare dalle opere stampate

perché di pubblica ragione, egli non deve mai odiare le persone

che non scrissero per la musica veramente sacra, tanto più se fossero ecclesiastici

o Vescovi.

 Tutti figlioli di Gesù Cristo amiamoci tutti in questi quattro, giorni di vita; -

amiamoci tutti di quella carità grande di Dio - carità benigna, paziente -

che abbraccia tutti - anche i peccatori, non come peccatori, ma come anime da salvarsi,

per condurle tutte al Cuore di Gesù trafitto.

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 Ora rispondo a quanto ti disse il sig. Perosi.

 Noi non solo non scaricheremo sul sig. Perosi le tristi figure

che i giovani potrebbero fare cantando in questa o quella chiesa;

tanto più che non ce ne potremmo di lui valere, perché i parroci in generale

non lo vogliono.

 Rispondo al padre così: Le idee che ho concepite del giovane Leoncini sono queste:

Il padre di lui lo lasci libero nella vocazione, sia che poi voglia restare con noi,

sia che voglia uscirne.

 Noi non lo vincoliamo, ma neppure saremmo contenti che la famiglia sua

si opponesse ai disegni che il Signore può avere di lui.

 Egli resti con noi sinché noi crediamo opportuno pel bene dell’anima sua

e del prossimo.

 Non ci assumiano nessuna responsabilità od obbligo di mandarlo altrove

a nostre spese a continuare i suoi studî a meno che egli non voglia fermarsi con noi.

 Questa lettera che dice tante cose e in cui ho versato un po’ d’amarezza

che sente il mio povero cuore abbandonato anche da chi meno lo dovrebbe

è confidenziale, e strettamente e solamente riservata a te, o carissimo fratello nel Signore.

 Per iscriverlo ho impiegato 10 e più giorni consultandomi varie volte col cuore

trafitto del mio Signore.

 Non permetterei e mi spiacerebbe se fosse letta o veduta da altri;

non perché non contenga la verità; ma perché sono verità tali che spiacerebbero -

sono verità un po’ troppo crude.

 Te ne varrai per tuo uso più che necessario e tacerai sul resto,

ché non lo sa nessuno e non voglio che si sappia.

 Mi ritornerai per favore questa lettera così io sarò più tranquillo

che anche per l’avvenire nessuno abbia a vergognarsi.

 Tuo povero fratello.


           Ch. Luigi Orione


Da Tortona il 16 Nov. 1894

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