V035T085 V035P100
Pro memoria
[per Don Paolo Cassola
e relativi debiti fatti
a Sant’Alberto di Butrio]
È vero che il sac. Paolo Cassola nel luglio del 1900 è andato a S. Alberto,
mandato da Monsig. Vescovo, come reggente e nello stesso tempo,
come superiore di una Casa di eremiti, ed è vero che io ho detto
che avrei soccorso quella Casa in caso di bisogno;
ma avendo egli fatte molte spese di cui non si riconosce in alcun modo la necessità
od il bisogno a mia insaputa ed anche contro la mia espressa proibizione,
non mi tengo obbligato a risponderne.
Fino dalla primavera dell’anno scorso, constatando già che il don Paolo Cassola
faceva spese eccessive gli ho proibito nel modo il più assoluto di fare ulteriori spese
senza permesso, e lui mi ha assicurato che già da qualche tempo
spese non se ne facevano più e non ne avrebbe più fatte,
e che gli eremiti vivevano in modo che, senza crescere le liste,
potevano vivere e bastare a sé.
Allora io sapeva che vi erano debiti presso i sig.ri Lorini Noli, Giacomotti Carlo,
e qualche cosa presso De Grandi.
Di altri debiti non me ne ha parlato, ed io li ho ignorati fino ad oggi.
Non mi tengo quindi obbligato alle spese di cui non risulti chiara l’obbligazione,
o non autorizzate o posteriori alla proibizione fatta, ignorate affatto fino ad oggi,
e di cui solo oggi - dopo dolorosi fatti - mi presenta le ricevute perché io lo rimborsi
o le note perché le paghi.
Non mi tengo obbligato ai seguenti pagamenti:
1° Al rimborso ad una ricevuta di debito a suo fratello Giovanni Cassola in L. 740,85.
Questo debito io e tutti lo abbiamo sempre ignorato: non fu autorizzato a farlo,
e non sono obbligato a pagarlo: neppure risulta da alcuna nota che cosa abbia dato,
c’è la sola ricevuta.
2°
Una nota Un avviso di
pagamento per L. 106,50
ai fratelli Massa di Voghera. Non c’è lista, ma pare siano canapè, 24 sedie,
tre porta - catini, due brocche grandi - tutta roba comprata dopo che gli era stata vietata ogni spesa senza permesso, - e roba non per gli eremiti, ma che serve a lui.
3° Avviso di pagamento per L. 99,00
da
Pietro Pellini di Voghera: per una
venti non c’è lista ma consta
che sono chicchere da caffè, porta frutta a calice, porta zucchero, cucchiaini,
bottiglie bianche ecc. - tutta spesa fatta dopo la proibizione e che non ha servito
per gli eremiti.
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4° Non mi tengo obbligato a pagare quelle spese relative alla parrocchia
i
cui vantaggi vanno ora a suo benefizio, così per istituzione
canonica L. 28,90 44,90
al subeconomo per l’immissione di possesso L. 28,40
per tassa successione L. 177,92
per mano morta L. 25,85
per parere Spinoglio per atti da redigersi inerenti alla Congrua L. 6
5° Non mi tengo obbligato a rimborsargli un pagamento fatto in L. 23,00
al signor Crosa fu Giulio di Rocchetta - Ligure per somministranze a lui
quando era a Roccaforte.
6° La spesa fatta presso Gabbano comprando la macchina da fare la pasta
per Lire 17,00
spesa fatta malgrado mia esplicita e immediata anteriore proibizione.
7° La spesa fatta presso il sig. Dellepiane in Lire 125,00
per
tre pezze di frustagno e questo dopo a
mia insaputa
e dopo che gli avevo proibito ogni spesa.
8° Mi mette fuori lire 100 per viaggi fatti a Novi - e Lire 120 per viaggi dei frati,
spese che escludo perché non vere.
9° La nota De- Battisti in L. 2,00
I frati non hanno mai veduto la secchia di cui è nota, sarà stata fatta dopo
e non più per essi.
10° La spesa in libri (senza nota) fatta a S. Benigno - in L. 12,00
11° L’ordine di andare a pagare del sig. Proti - Alberico per L. 36,10
non esiste lista.
12° Il conto di Gallotti Domenico il quale non è né un debito, né un credito,
perché se ha imprestato fu pure pagato L. 21,00
13° La somma di L. 500,00
che ho pagate e tengo ricevuta.
14° Escludo poi tutte le ricevute di pagamento (e in modo particolare
quelle scritte di pugno dello stesso don Paolo e firmate da altri)
senza che vengano presentate le relative note di debito con la data dell’anno,
del mese, del giorno in cui vennero eseguiti i lavori fatti per gli eremiti,
e le somministranze per conto degli eremiti; e il relativo prezzo di ogni lavoro
e di ogni cosa somministrata.
Così
le liste le ricevute:
Zerba Ernesto, Campetti Bartolomeo, Zerba Giovanni,
Zuccoli Carlo, Frattini Camillo, Malaspina Costantino, Dealberti Alessandro,
Frattini Luigi, Zerba Stefano per L. 751,10
15° A queste aggiungo le ricevute Alberici Virginia, Vezza Giacomo
Zelaschi Agostino, Martignoni Giovanni per L. 215.
16° La ricevuta del sig. Diego Rossi senz’anno di data in L. 65,50
Di
questo sig. Diego Rossi mi si mette fuori una
un’altra lista
ricevuta per L. 34,15
di
cui che pure dice che è stato pagato, senza annata,
fatta e sottoscritta
da
mano diversa, ma è evidente che deve essere una nota
ricevuta parziale duplicata.
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17° Il sig. Chiappano Luigi ricevuta senza lista per L. 30
lo
stesso ha una ricevuta parziale per L. 8 che
e quindi mi pajono
messe
in
conto 2 volte, come sopra del pel
sig. Rossi.
18° Escludo il debito con la prebenda in L. 450
finché non sappia in che cosa sia stato fatto.
1° Moggio Giovanni L. 18
purché ci siano gli oggetti e intendo mandare uno a constatare
2° Tevini - di questo desidero la lista fino a L. 69 che non c’è.
Osservo che in questo conto c’è della roba presa a conto della chiesa,
e infatti risulta che il priore ha pagato, a conto della chiesa L. 13.70.
Voglio constatare se vi sono ancora oggetti in lista comprati per ritirarli
come stufe ecc. - L. 129
3° Lana Vincenzo ha oggetti in lista presi non per gli eremiti -
come il Lavat-manus ecc.
4° Desidero la lista dettagliata delle vesti fatte dal Mogni, -
quante e a chi, e perché si è comprato il baseno se si era già comprato a Novi
il 12 giugno.
5° La nota del macellaio Pozzi incompleta - la desidero intera.
6° Desidero sapere in che consiste il debito presso Zani sarto in L. 32
non avendo presentata nessuna parcella.
7° Della lista del farmacista Muzio risulta che finché furono là gli eremiti
ci sono sole L. 12 e centes. di spesa: le altre medicine furono prese quando
gli eremiti non c’erano più, e la lista e di L. 43,40; non c’è distinta
per chi furono prese le medicine prima.
8° Dalla farmacia Ferrari risulta che pel tempo che furono a S. Alberto gli eremiti
si sono spese L. 15. senza distinta per chi; poi ci sono ancora L. 26.
9° Desidero pure sapere se il suo fuocatico lo debba pagare io.
[minuta incompleta]
Quando
col con Monsig. Vescovo
si è trattato di mettere gli eremiti a S. Alberto
e
di fare di quella Parrocchia una Casa di noviziato per gli Eremiti si
intendeva sì che io
ho detto che gli avrei aiutati per quanto poteva, ma non di addossare a me
il mantenimento di quella Casa, la quale doveva bastare a sé,
e
col tempo sulla tomba del Santo dare
anzi nuova vita an
al culto e all di lui e
alla antica abbadia.
Prego
che in proposito venga interrogato il nostro Vescovo
non riconosco come mio debito nulla, e prego che in proposito venga interrogato
Monsignor Vescovo perché dica se questa è la verità.
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Siccome
mi sono accorto che il don
Cassola faceva molte spese
io
gli ho detto e veniva a domandare denaro io nella
primavera dell’anno scorso
gli
ho detto che non facesse più spese che
poi non si potevano pagare, e
più
proibito di fare spese lui mi ha risposto che di spese era
da vari mesi che
non se ne facevano più: allora non era ancora fatto il debito del panno a Novi.
L’anno scorso nel mese di luglio ho mandato su il chierico Dinatali
il quale ha fatto i conti dei debiti, e trovò che non arrivavano ad 800 lire.
Non mi parlò mai
¨