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[Roma - Ognissanti, li] 26 Ottobre [192]4
+ Anime e Anime !
Caro don Innocenzo,
grazia, pace e conforto da Gesù Cristo Signor Nostro. Ricevo qui la graditissima
tua lettera.
Pur troppo, caro e vecchio amico, sta volta non potrò venire a predicare alla Versa,
e davvero che mi rincresce, perché avrei passato tanto volentieri qualche giorno con te,
e riveduti con piacere codesti paesi, dove altre volte sono venuto in momenti ora lieti
ora dolorosi per la mia piccola Congregazione.
Tu devi dispensarmi, anche io non vada in America, perché mi trovo
come affogato di lavoro, che non mi è possibile quasi levare la testa.
Devo poi anche andare all’estero, benché non in America né a Rodi, per ora.
In America ci andrò, ma dopo l’Anno Santo, se ancora ci sarò.
Ma anche stia in Italia ho tali impegni, che posso dire
di non essere più padrone di me. Bella roba, eh? non essere più padrone si sé!
Non stò anche bene, soffro gran mal di reni, e bisogna che non lo dica,
per non affliggere chi mi sta attorno.
Oramai non potrò più predicare, dopo due o tre prediche, mi trovo come disfatto.
Proprio 15 giorni oggi ero a Novi, dove, bene o male,
quella domenica ho predicato tre volte, una a S. Andrea e due alla Pieve
che facevano l’anniversario della incoronazione della Madonna,
nella domenica della maternità. Ma, dopo l’ultima, scesi sudatissimo e stanco
che non né potevo più.
Sono sceso dal pulpito verso le 5 ½ pom., e mi sono incamminato per andare a Novi
con due ragazzi. Ma il collegio non era ancora aperto, e non avevo che di cambiarmi.
A Novi trovo il can. Perduca, giunto appositamente da Tortona con un telegramma,
erano
le 6 passate, e alle 6½ avevo ecco
che dovetti partire per le Marche
(Bologna - Ancona), senza neanche poter fermarmi a Tortona.
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Ho fatto a tempo, appena a tempo, a levarmi di dosso quella biancheria
tutta zuppa di sudore, per non sentirmela asciugare addosso
durante
tutto il viaggio di
quella notte, e così alleggerito, e con una gran leggera in tasca,
me la son passata quella notte e poi dieci giorni ancora a 40 chilometri da Loreto.
Penso che ti verrà da chiedermi, confidenzialmente, e dove stavi? - Dove stavo? -
Niente meno che nel palazzo d’un nobile signor, d’un Conte così ricco,
che neanche lui sa quanti denari ha, e poi sempre tra Conti e Contesse sine fine.
Le Marche sono piene di Conti più che Genova di Marchesi.
E pensare che, tra tante grandezze, il povero Don Orione era là senza camicia!
C’è da ridere, ti pare?
Vorrai sapere cosa mi hanno chiamato a fare. - A viaticare e a dar l’olio Santo
e la benedizione in articulo mortis al sig.r Conte, senza figli,
e tanti nepoti e parenti e eredi e presunti eredi, e a dirgli quello che si dice
a chi sta per morire.
Ma,
per ora, il sig.r Conte non è per anco morto, ancora,
ed
io potei così venirmene qui, dove ora
una camicia l’ho trovata, e Deo gratias!
Ma tu sei birba la tua parte, e mi par di sentirti dire:«sei stato senza camicia,
ma poi, con tanti Conti e Contesse, chissà che pioggia di bigliettoni!» Eh nò! -
Può darsi che qualche briciola da quelle mense cada
anche pei Figli della Divina Provvidenza, anzi mi hanno fatto molti complimenti....
e m’hanno anche detto che poi...poi...., ma, per ora, manco un bajocco, caro mio.
Et Deo gratias, anche di questo.
Forse aspettavano, chi lo sà? qualche miracolo forse!
Vedi che ti fò venire il buon umore, se non l’avessi.
Io son rimasto contento perché quel caro sig.r Conte, - che ha 88 anni, -
ha fatto le sue divozioni bene, e si va preparando a morire molto cristianamente. -
Cristiano e cattolico, del resto, fu sempre, e tutto d’un pezzo, e molto devoto del Papa,
di
cui fu guardia nobile, e che che
servì fedelmente.
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Fece anche del bene a me, e non lo dimenticherò, -
mi
ha dato pure anche delle
reliquie o memorie di Pio IX.
Ricevo in questo momento lettera da don Perduca che suor Romualda
mi chiama all’ospedale di Voghera, perché c’è colà il dott.r Bernardelli, ferito grave,
che vuole riconciliarsi da me. Che è successo? Come farò?
Almeno due giorni mi ci vorranno ancora, prima che possa muovermi di qui.
Farò come col Conte, dirò al Signore che faccia campare il Bernardelli un po’ di più;
tanto al Signore costa niente - Ti pare?
Vedi, caro Zanaldone mio, che, pur con tanti fastidî,
ancora
ci ho tengo voglia di
scherzare. Sono sempre quel mattacchione di una volta sai, -
e meno male che, pei tanti pensieri, dopo due o tre ore di sonno non posso più dormire, -
se no, e chi potrebbe mai stare con una testa bislacca com’è la mia.
Prega per me, caro don Innocenzo; la mia vita si fà corta, io lo sento;
ricordati tu, che resterai dopo, di pregare per me, che anche di lontano
ti
abbraccio in osculo Christi col con
cuore di fratello -
Insieme ci staremo, ma alla Versa non so, - staremo insieme in Paradiso,
e là te né conterò tante: io ti verrò incontro. Ho tanti dispiaceri
che se tu mi potessi vedere nel cuore, chissà come piangeresti.
Prega prega per me - È la Madonna che mi sostiene.
Tuo
Don Orione
¨