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[Al mio caro amico don Semino]


       Roma [Ognissanti li] 3 febbrajo [192]6

 +      Anime e Anime !


 Caro don Semino,


 La grazia e la pace di N. Signore siano sempre con noi!

 Non si meravigli se non sono stato e vederla, -

ho dovuto venire a Roma per accompagnare due chierici, i quali vanno a Brindisi

e di là domani si imbarcheranno per Rodi, dove la Divina Provvidenza

mi ha dato un Istituto pieno di orfani Armeni figli di padri cristiani

che furono massacrati dai Turchi.

 Ho avuto notizie di lei dal can.co don Perduca,

e anche qui si prega per la sua guarigione; don Risi, don Candido Garbarino

pregano per lei.

 Del resto ella bene sa, o mio buon amico, che il Signore vuole che

nelle sofferenze corporali troviamo un bene infinitamente maggiore della sanità.

 Col mezzo delle malattie e delle tribolazioni il nostro Padre Celeste

vuol staccarci sempre più dalle cose ingannevoli e fugaci di questo mondo:

si porta a maggiori sentimenti di umiltà, a maggior confidenza e abbandono in Lui,

e ci fa del tutto Suoi.

 Benediciamo dunque il Signore nella sanità e benediciamolo anche nelle malattie:

benedetto Dio nella vita e benedetto Dio nella morte! il Signore sia sempre benedetto!

 Penso all’amico e al fratello malato tante volte al giorno,

e prego per la sua salute qui ai piedi di tanti martiri e sulle memorie

e monumenti più venerabili del cristianesimo, - e confido che,

specialmente per la intercessione della SS. Vergine Iddio le farà la grazia.

 Però, per quei vincoli fraterni e spirituali che da tanti anni ci uniscono,

e come sono sicuro che lei direbbe a me, così io dico a lei:

la malattia è abbastanza grave: Lei ha fatto molto bene a confessarsi,

ma è anche bene che disponga tutto, se non avesse ancora fatto,

e poi si abbandoni tranquillo nelle mani della Madonna.

 Questa che le scrivo non la deve affatto affatto intimorire,

ma è solo per esserle sinceramente fratello in Domino fino all’ultimo; -

come domani lei vorrà fare con me, se mi trovassi in istato grave.

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 Io le manderò tutti i giorni per alcune ore il mio angelo custode a confortarla,

ma, sovra tutto, o caro amico nel Signore, le sia di sollievo il pensiero

ai patimenti sofferti da Gesù: l’amore di Gesù Cristo e l’amore a Gesù Cristo

siano le due vene di ogni nostra consolazione.

 La abbraccio in osculo sancto, anche da parte di questi miei sacerdoti,

e sono sempre il suo


            Don Orione

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