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         Messina, il 20 / XI [1]911


 Caro don Alassia,


 Io vi ho scritto quella lettera che vi sarà stata consegnata da don Cribellati.

 Ora non vorrei che voi vi trovaste come confuso con me, che vi amo sempre

come una madre, 1°  per avervi quasi rimproverato che non ci siamo veduti;

2.do per avervi detto di riferirmi su cosa che, se può dispiacere a voi,

addolora pure profondamente anche me.

 Ora perché vi scrivo?

 Ecco, io avrei un posto, - ove se, con l’ajuto di Dio, vi metteste di buona volontà

a fare proprio il buon sacerdote, potreste fare molto, ma molto bene.

 Io però vi confesso che tremo suggerendovi questo posto, e voglio da voi

una gran promessa prima di farvelo assegnare, e vorrei mettervi certi obblighi

di esercizî spirituali e di altro per garantire la mia coscienza che voi farete bene.

 Non sarete con noi, ma potreste fare molto, molto bene lo stesso,

con la grazia di Dio, e fareste una vita come da noi.

 Avreste un centinajo di lire al mese, le messe libere, vitto e netto di biancheria,

e potreste avere poi ancora un 400 lire, sapendo fare bene;

vedete che mi pare sareste fin troppo ricco. -

 In questa mia lettera può darsi che ci sia qualche espressione un po’ forte,

ma io credo di avere sempre diritto di dirvela, e vorrei che voi ci sentiste in esse

non altro che la sollecitudine affettuosa in Domino che mi fa parlare così

per la vostra anima.

 Vi scrivo la presente oggi perché solo oggi ebbi tale richiesta che, in caso,

vi comunicherò.

 Io penso che voi non abbiate trovato sin qui posto, ed è per questo che vi scrivo.

 Gesù vi benedica, e possa la presente lettera confortarvi ad amare e servire il Signore.

 Vostro aff.mo in G. C.


         Sac. Orione  d. D. P.

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