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[l’azzurro corsivo è dattiloscritto del chierico Adriano Calegari]
“Sitio!”
Al Ven.do Chierico Adriano Calegari
Casa Div. Provvidenza
+ Tortona, 1° maggio 1930
Rev.mo signor direttore, sia lodato Gesù Cristo!
La ringrazio sentitamente del di lei espresso; nonché di quanto ad esso
ha voluto allegare. Il netto ricavo dell’ulivo benedetto è stato da noi consegnato
alla contess.na Bianchi a mezzo di un vaglia della Banca d’Italia emesso al suo ordine
perché possa, se lo crede, offrirlo a lei. Ho però detto alla superiora
del Piccolo Cottolengo che se le si proponesse di metterlo a libretto, accetti pure
per non lasciare infruttifera, neppure per breve tempo, tale somma.
Se l’esito finanziario della iniziativa è stato soddisfacente, non credo
possa dirsi così di quello morale. Ciò per il modo di trattare, troppo insistente
e talvolta anche poco rispettoso, verso i parroci, delle incaricate, non esclusa
qualcuna delle dirigenti; nonché per l’abbigliamento ed i tratti frivoli
di non poche di esse. Questo, malgrado le di lei raccomandazioni e quelle fatte da me
in seguito alla Bianchi personalmente. Abbiamo avuto lagnanze da alcuni parroci,
nostri ottimi amici e da altre persone. Il male è che molti credono l’iniziativa
essere nostra! S’intende che di tutto ciò nulla ho ancora creduto opportuno accennare
alla contessina.
Digli che mi fece dispiacere si sia mancato da qualcuna, come egli accenna,
- vuol dire che in avvenire ci sapremo regolare meglio.
Ora questa mi fa presente per quanto riguarda la raccolta fatta, che,
per evitare fantasticherie e insinuazioni sul nostro silenzio circa l’esito di essa
sarebbe bene qualche cosa comunicare. Che ne dice lei?
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E posso mandare ai giornali due righe per ringraziare in forma ufficiale
quanti si sono prestati? Sì
Sarà forse bene che lo faccia in modo da mettere in evidenza che la cosa non fu promossa
dal Piccolo Cottolengo? Sì
Mi permetto, con l’occasione, ricordarle la funzione di suffragio Piaggio,
la cui famiglia, a mezzo del podestà, già da qualche tempo ha offerto
al Picc. Cott. L. 25.000.
Ringrazio di avermelo ricordato, stabilirò il giorno.
A Genova si trova, in attesa di conoscere la sua destinazione, quel Tito Favaro,
ricco decaduto, raccomandatole dai marchesi Ricci, e che lei ha accettato.
Non saprei ancora dove destinarlo.
È pure sempre in attesa di partire quel giovane raccomandato dalla m.sa
Gastaldi Moreno, e da lei accettato qualche mese fa per Cuneo.
Andrò a Cuneo e lo farò chiamare da Cuneo.
Mi è stato vivamente raccomandato durante la mia permanenza a Genova,
dalla nostra ottima benefattrice sig.na Bignone, un giovanotto uscito di poco di carcere,
ove si trovava per motivi politici, e che ora, in balia di se stesso, si perderebbe,
perché senza lavoro e appartenente a famiglia povera, aiutata da vecchia data
dalla stessa signorina. È giovane che dà affidamento, ed assai abile al lavoro.
Genova Cottolengo.
Sono spiacente, ma non saprei dove metterlo, al presente.
Quel raccomandato della dott. Capelli del quale lei mi aveva incaricato
di assumere maggiori informazioni dalla Cappelli stessa, è un povero tubercolotico,
nipote di un monsignore di Parma - che sarebbe disposto a pagare una retta.
Deve lasciare l’ospedale di Parma a causa della retta troppo elevata, ed ha moglie
con bambini, pure loro in miseria. Credo ci sia anche il matrimonio da regolarizzare.
Lei aveva parlato alla dottoressa della nostra Casa di Ameno.
Scrivete voi ad Ameno (Ospizio S. Antonio) per vedere se, al presente, vi è posto.
A salita Angeli ci sarebbe da ricoverare, appena sarà adattato
(se lei darà il benestare che le ho richiesto) il locale già libero, il fratello
del can. Aragona della Basilica dell’Immacolata. È il canonico che si presta
per la funzione del primo venerdì nella nostra cappella degli Angeli
e che si è pure prestato per le funzioni della Settimana Santa.
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Desidererebbe tanto, credo anche pagando una retta, ritirare tale fratello,
che è deficiente, dal manicomio pubblico, onde poterlo affidare in migliori mani.
Non si tratta di deficienza pericolosa.
Non impegnatevi per questa accettazione. Mi pare che non sia un caso
da Cottolengo, avendo già una provvidenza nel fratello canonico.
Potrà preparare, nei margini di tempo (se ne ha) due righe da mettere
sulla benedetta croce di quel povero nostro chierico Ghiglione, defunto due anni orsono? La croce è sempre dal marmista.
Qui
Qui riposa qui
in X.sto la salma del ch.co (?)
Ghiglione di anni ? della
Piccola
Opera Divina Provv.za che Visse
come un quasi Angelo
sognando l’altare
la stola l’Agnello passò a Dio il ....
Qui riposa in X.sto la salma benedetta del ch.co ? Ghiglione
dei Figli della Div. Provvidenza. - Visse come un Angelo sognando l’altare, la stola,
l’agnello di Dio Visse anni ? moriva il ?
La superiora del "Buon Pastore" di Genova raccomanda ancora alle di lei
preghiere quella tal suora tubercolotica che lei aveva visitata l’anno scorso
in convento, e che ora trovasi degente all’ospedale.
Sì, pregherò, che la Madonna la assista e poi la coroni.
Mi perdoni se, mio malgrado, ho dovuto essere lungo, e voglia benedirmi.
[il ch.co scriveva di suo pugno]:
Suo um.mo e aff.mo figliuolo in G. e M
Ch. A. Calegari d. D. P.
Voglia salutare don Parodi, Paolino e Franco.
P. S. Don Sterpi m’incarica di dirle che ha finalmente ricevuto stamane la prima
sua dal giorno della di lei partenza. E la ringrazia. Già ha fatto le pratiche per Zenzi,
ma non ne assicura l’accettazione perché già un po’ tardi.
Qui, tutti bene. Di nuovo. A. C.
Ringrazio
Autorizzo
la spesa di L. 2.000 (come da esposto
richiesta) (lettera 22 aprile)
pei lavori della Casa di Salita Angeli in Genova. Ad ogni modo avverto
che si economizzi il possibile anche sulle L. 2.000, - né si dovrà sorpassare le L. 2.500.
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