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Riservata


[Al Venerando Chierico

Adriano Calegari

Istituto Divin Salvatore

Via Sette Sale, 22 - Roma]


 [+]        [Tortona] 4 marzo 1931


 Caro Calegari,


 La grazia di n. Signore e la sua pace siano sempre con noi!

 Ricevo tuo telegramma.

 La Piccola Opera non può, per le strettezze in cui versiamo,

provvedere alla imminente scadenza, - tu, caro Calegari, lo sai.

 Essa poi è già troppo esposta, - sono più di 80.000 lire date.

Se ora impegnassi la nostra Congregazione facendo un prestito, per le 65.000 lire

che occorrono per la imminente scadenza, mi vedrei poi sempre più impegnato,

per non perdere tutto, (e quello già dato, e quello che si darebbe ora) a dovere

per gli altri trimestri dare, sino a pieno saldo, altre volte 65 mila,

non so per quanti altri trimestri, - più avrei addosso gli altri creditori di don Minetti, -

poiché non c’è solo il nostro credito; - tu lo sai quanti altri ci sono, complessivamente.

 Poi quando anche avessimo il terreno, per avere una sovvenzione dal S. Padre,

bisogna noi fare un artigianato o altra Opera. Quindi bisogna, prima, che noi fabbrichiamo,

e mostrare alla S. Sede un’Opera almeno iniziata. E poi la sovvenzione verrà? quanto sarà?

 È il Papa che ha detto che avrebbe data una sovvenzione?

E allora perché non la dà adesso? O è il cardinale?

 Se è un suggerimento personale di Sua Eminenza, tu comprendi che è ancora

cosa ancora molto ipotetica; - né posso chiedere alla povera nostra Congregazione

un sacrificio ora di L. 65.000, né impegnarla poi per altri sacrificî che non sappiamo

dove ci porterebbero.

 L’unico modo di salvare quel terreno è: I° pregare la Santa Madonna.

II Vedere se quei signori di Genova si sentissero di fare quanto tu sai; - e vedere

ancora ben bene, noi due insieme prima, se ciò si può loro consigliare come un affare

dal quale possono riprendere almeno il capitale che vi mettono, senza perderci.

 Sono certo Essi rinunzierebbero forse agli interessi per l’opera buona,

ma non al capitale. E ciò non solo per debito noi di nostra coscienza, ma anche

per non cambiare dei benefattori insigni e amici in nemici.

 Tu informa subito della situazione e per espresso don Minetti.

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 Vedi che cosa puoi fare a Roma, sia con intervento Chiappetta e sia circa

la convenienza e possibilità di impugnare il compromesso.

- Quanto a trovare altro compratore, questa sarebbe cosa lunga, che ci porta all’8,

cioè alla scadenza del pagamento, senza aver concluso nulla. Conosco Roma!!

Quindi, quando tu vedi che da Roma non si può concretare nulla,

che ripari la imminente posizione (come pur troppo presentisco) corri a Genova,

parla a Minetti, e poi corri qui. Ma non date a don Minetti speranze su Ravano e Gambaro,

perché io, se non sarò più che sicuro che non avranno alcun danno, -

sarò il primo a dire loro di non farlo, e per mia coscienza, e per amicizia e per gratitudine.

Perderemo noi tutto, ma non farò mai il danno di un soldo ad un altro!

 Questo è lo spirito della Congregazione! Attendo; telegrafa o scrivi o vieni.

 Io il 6 sono fuori Tortona parte della giornata. Tu, passando a Genova,

ora che sai bene come la penso, non compromettere le cose diversamente.

 Ti conforto e benedico in Gesù Cr.

 Faccio pregare e prego la Madonna SS. della Guardia!

 Aff.mo tuo


          Sac. Orione  d. D. Provv.


 Data questa situazione, tu avverti don Parodi che non arrivo per ora. -

Spero entro la prossima settimana, se potrò.

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