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Al Gentilissimo Sig.r
Il Sig.r Avvocato A. Furina
Villa Santa Clotilde
Corso Cavallotti - Sanremo
+ [Roma - Sette Sale,] 12 Sett.bre 1934
Caro Avvocato e amico,
Solo un po’ fa ho letto il suo memoriale del 4 settembre - che, appena ricevuto,
non potendo allora subito leggerlo, misi in una valigia da portare con me a Roma;
partî da Tortona alle 13 del 5 settembre; il 6 fui dal S. Padre,
il 7 ero già non bene e a letto.
Caro Avvocato, le dico che il suo scritto mi fa una grande pena, -
io soffro tanto di saperla in quello stato d’animo; lei forse non ci crederà,
ma io la vorrei supplicare di crederci, malgrado ogni apparenza in contrario.
Vede che non sta vero che io non voglia che lei venga a Roma, - e perché?
Solo non c’è ancora a Roma la persona a cui io la vorrei affidare, che è don Ferretti.
Lei non può venire a Roma e non avere qui per ogni evenienza,
una
persona di piena fiducia al suo fianco;
e . E lei qui deve trovarsi in una Casa modesta,
povera, se vuole, ma dove non le manchi ciò che alla sua età, stato di salute
e condizione ci vuole.
Purtroppo in questo Istituto, da cui le scrivo, non potrei accoglierla,
perché neanche posso tenerci i miei sacerdoti della Congregazione,
se non qualche volta a pranzo o per brevissimo tempo.
Chi mi lasciò questa Casa ha posto tale condizione.
Ma lei potrà, quando e quanto vuole, venire a Roma e stare in altra nostra Casa,
e avere in don Ferretti un angelo di sacerdote, verus israelita in quo non est dolus.
Egli sta dettando la 3a o la 4a muta di Esercizî Spirituali in alta Italia, -
ma non può tardare molto a venire; - io stesso gli parlerò, e lei sarà informata, -
sì che potrà ancora godere dei ribassî ferroviarî.
Ella non venda nulla, poiché disporrò che abbia quanto le può occorrere et ultra.
Caro Avvocato e mio amico sincero, ancora voglio che lei senta e sappia
che il suo scritto, - quantunque scritto forte, e con giudizî che, spero,
ella stessa vorrà un giorno modificare, - quando meglio potrà conoscere persone e cose -
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mi
ha ha dato sì grande
pena, pensando a lei, - ma mi ha dato anche conforto,
perché comprendo lo spirito che la ha mossa a scrivere così.
Ella mi leggerà ancora presto, e mi vedrà.
Sento il bisogno, più che il dovere di abbracciarla molto caramente
e con un affetto non dirò di amico, ma di fratello.
Suo in X.sto.
Sac. Luigi Orione
dei figli della Divina Provv.za
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