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[non digitata minuta di un foglio]
[minuta incompleta]
Caro Arciprete, [Umberto Franzosi]
Ricevo ora la tua lettera che mi addolora e mi stupisce.
Ecco dunque quanto, e in tutta franchezza e coscienza, ti rispondo,
autorizzandoti a servirtene pure, per la verità.
Escludo nel modo più assoluto, che io sia venuto a Pontecurone
espressamente mandatovi da Sua Eccell. Rev.ma Mg.r Vescovo, e per parlarti
della formazione di un blocco per le prossime elezioni; e parimenti escludo
che Mg.r Vescovo direttamente, a voce o per iscritto, o anche indirettamente,
a mezzo della Rev.da Curia, mi abbia detto di ciò fare.
La
verità è che il tu sai che Pa visita
primo passo il primo passo
che
io feci a Pontecurone fu di andare a compiere un atto pie
doveroso e pietoso
e
poi vidi te ben verso una distinta signora, colpita
da recente lutto, ancora recente,
e poi vidi te. Verità è ancora che Mg.r Vescovo neanche sapeva
che io venissi a Pontecurone, né ho avuto occasione di dirglielo,
giacché fui assente a Tortona sino a stamane.
Il nostro venerato Vescovo, del resto, mi conosce molto bene,
e mi sa alieno affatto dall’azione di partiti: mio campo è quella carità che non vede partiti:
mia politica è quella che tutti vorrebbe abbracciare e tutti salvare, specialmente i giovani,
educandoli ad onesto vivere cristiano e civile, e ad amare, sino al sacrificio,
la nostra Patria con vero ed alto sentimento di italianità, superiore ad ogni fazione,
superiore
ad ogni settarismo, di qualunque colore
o da qualunque parte provenga
e di qualunque colore.
Escludo
pure, e, formalmente, di avere invano insistito o in qua
alcun modo
fatta pressione sopra di te per indurti alla costituzione di un blocco.
Oltreché sarei venuto meno al rispetto e alla stima che ho di te,
io
non ma uso io è
nelle mie abitudini fare pressioni, mai! - ciò mi repugna
ripugnerebbe,
anche solo per quell’elementare riguardo e riverenza che sento e che devo alla libertà altrui.
Essendo entrati indirettamente a parlare di elezioni, ed avendoti esposti certi criterî
di convenienza e di bene circa l’unione dei partiti, così detti d’ordine, -
attesto che tu mi hai dichiarato che, quantunque detta unione fosse stata
tuo personale desiderio per la tranquillità e pacificazione del paese,
pure non eri riuscito a formarla per insormontabili opposizioni incontrate.
E sono lieto di quanto mi riferisci, che cioè anche il Commissario prefettizio,
nella sua lealtà, ti abbia esplicitamente dichiarato che io non gli ho mai detto
che tu ti fossi con me espresso in senso personalmente contrario
al blocco degli uomini d’ordine, perché ciò risponde esattamente a verità.
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Mi addolora per altro, - e per ben alto principio, -
di
sentire che alcuno sia trascorso sino ad attaccarti sui giornali.
T ; tale sistema,
che mi pare sempre da deplorarsi, non può certo giovare in questo grave momento,
né
ad unire unificare gli
animi né ad elevare il popolo.
E, pur nella pena che provo che ciò succeda al mio paese,
al quale vivamente invoco da Dio e da tutti i miei compatrioti di buon volere
giorni
di pace e di ogni migliore prosperità; - umilmente ti prego, o
e non ne dubito,
o caro arciprete, che tu [vorrai, nel tuo cuore grande di padre in Cristo ci ha insegnato,
e tutto dignitosamente e magnanimamente dimenticare per il bene di Pontecurone.
Ti abbraccio in osculo sancto, e prego al tuo spirito quei conforti
che non vengono dagli uomini, ma da Dio.]
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