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[non digitata minuta di un foglio]
[Roma - Montemario, li] IV luglio [19]23
+ Anime e Anime !
Caro arciprete, [don Franzosi]
Ho ricevuto le tue lettere indirizzate a Venezia e qui.
Ho molto lavoro, e mi scuserai se, unicamente per accontentarti,
mi limito alla tua richiesta di quel consiglio, che mi pare più importate e più urgente.
Non solo ti direi di non comparire, perché così più facilmente l’imputato
o gli imputati vengono assolti, ma, dacché ti piace sapere che ne penso,
ti direi di inviare alla competente Autorità giudiziaria, -
mandandone copia a Sua Eccell. Rev.ma Mg.r Vescovo, al sotto Prefetto e,
se pensi che l’imputato sia un fascista, anche al direttorio del Fascio -
una nobile lettera - in precedenza, - nella quale, pure dichiarando che deplori
ogni atto di violenza e l’oltraggio fatto al Ministro di Dio e di quella religione
che è religione dello Stato, con animo solo ispirato a sentimenti di italianità e di Evangelo,
intendendo di compiere così opera di concordia in questo periodo di ricostruzione
e rinnovamento civile del Paese, rimetti da parte tua la querela,
e in precedenza dichiari che non comparirai, ma che, chiunque siano gli oltraggiatori
tu loro di tutto cuore perdoni ad imitazione del Divino Maestro,
anche e per dare alla tua popolazione quell’esempio cristiano
che essa ha diritto di avere dal suo arciprete.
Che, se per questo tuo atto, tu dovessi anche subire le spese del giudizio,
pur di dare l’esempio del perdono delle offese e di ottenere l’assoluzione dell’imputato,
tu sei ben lieto di subire anche le spese.
E concludi esprimendo la speranza che possa, con l’ajuto di Dio, questo tuo atto alto,
patriottico
e cristiano, sacerdotale essere
valutata nella sua più serena espressione,
e
portare a Pontecurone quella unione e
pace degli animi tanto sospirata e necessaria
al progresso del paese; e cooperare nel piccolo a quella concordia di buone volontà
ripetutamente auspicata pel bene della nostra Patria dal Duce del fascismo, Mussolini,
il quale, con più ragione di Cesare, ha sulla nave che lo porta i destini d’Italia;
onde è dovere di tutti, per quanto modestamente, con tutto il cuore collaborare.
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La lettera dovrebbe essere non prolissa, ma sobria e dignitosa, e molto sentita,
pur nella sua discrezione e relativa brevità, - da non parere una spacconata
né un atto fatto per ostentazione.
Tale che, occorrendo, possa pure essere pubblicata e diffusa, e fare proprio del bene.
Ho visto il S. Padre giovedì scorso, la vigilia di S. Pietro,
in udienza particolare col Patriarca di Venezia, due ore innanzi di scendere in S. Pietro
per l’inaugurazione del monumento di Pio X.
Ero molto commosso; il S. Padre mi parlò, ma io, scioccamente,
non seppi dirgli niente, solo alcune parole, quasi un po’ come il sarto del Manzoni.
Temo anzi che Sua Santità ne sia rimasta male; - ma lo vedrò, spero,
ancora tra qualche mese il S. Padre.
Prega per me; e la Madonna SS. ti ajuti e conforti sempre
della Sua celeste benedizione.
Tuo aff.mo
Sac. Orione della Div. Provv.
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