V037T108 V037P117
[Al Sac. Ugo Camozzo
in Patriarcato - Venezia]
Como, 2 Giugno [19]19
Caro p. Ugo,
Quell’appello è per me un grande incubo in questi giorni,
e più premo e metto come in un torchio il mio cervello, e meno ce ne esce.
Vedo che io, in questo, devo fare un’altra parte: pregare; e a lei fare l’appello
e anche altro.
Ho scritto a p. Tormene le mie scuse: mi scusi anche lei.
Cosa volete fare? dei pazzerelli non c’è da fidarsene mai.
Mi son messo a scrivere dei beati Fondatori, e non ho saputo scrivere:
mi son messo a pensare e sono così alti che la mente non li arriva.
Io storpierei l’opera di Dio, e sarei, come si direbbe oggi «un disfattista»
anziché un aiutatore vostro. - Pregherò.
Sono molto ignorante; ecco ciò ché vi dice questo fatto: che almeno mi valesse
a veramente umiliarmi, per trovare grazia verso Dio e compatimento presso di voi,
in Gesù Cristo Signor Nostro e nella sua Santa Madre.
Bacerete
poi la s. Mano porpora
a Sua Eminenza.
E fate miei saluti fraterni a Mg.r Costantini.
Vostro in osculo Christi
Sac. Orione d. D. Pr.
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