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[Al Sac. Ugo Camozzo

in Patriarcato - Venezia]


          Como, 2 Giugno [19]19


 Caro p. Ugo,


 Quell’appello è per me un grande incubo in questi giorni,

e più premo e metto come in un torchio il mio cervello, e meno ce ne esce.

 Vedo che io, in questo, devo fare un’altra parte: pregare; e a lei fare l’appello

e anche altro.

 Ho scritto a p. Tormene le mie scuse: mi scusi anche lei.

 Cosa volete fare? dei pazzerelli non c’è da fidarsene mai.

 Mi son messo a scrivere dei beati Fondatori, e non ho saputo scrivere:

mi son messo a pensare e sono così alti che la mente non li arriva.

Io storpierei l’opera di Dio, e sarei, come si direbbe oggi «un disfattista»

anziché un aiutatore vostro. - Pregherò.

 Sono molto ignorante; ecco ciò ché vi dice questo fatto: che almeno mi valesse

a veramente umiliarmi, per trovare grazia verso Dio e compatimento presso di voi,

in Gesù Cristo Signor Nostro e nella sua Santa Madre.

 Bacerete poi la s. Mano porpora a Sua Eminenza.

 E fate miei saluti fraterni a Mg.r Costantini.

 Vostro in osculo Christi


           Sac. Orione  d. D. Pr.

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