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[Manca l’originale]


[Al Comm. Gustavo Marvasi

Corso Torino, 7 Roma]


           22 Luglio [1]931


 Caro fratello in Cristo,


 Stamattina dovevo assistere un mio piccolo chierico morente, il più piccolo, -

ed ho commesso ad un altro chierico di scriverti una buona parola.

Ma ora egli cede la penna a me, come il mio cuore vuole.

Non potrò buttar in carta poche parole, e non sono come l’anima le sente e le vuole.

 Ricordo come cosa lontana, d’aver avuto una tua lettera,

ma gli affanni di queste angosciosissime giornate mi hanno devastata la memoria,

l’intelligenza e tutto! Ma non la fede nè il cuore!

 La mia pena, e una delle più grandi pene oggi per me, è di non poterti aiutare

né di poter venire; unico grande conforto per me è solo la fede che Dio ti aiuterà

sempre nello spirito; e anche venisse una tua catastrofe materiale, egli,

che sa trarre dalle tenebre la luce e bene dal male, trarrà la salvezza della tua anima

da quella che agli occhi del mondo potrà sembrare la tua rovina. Prega e confida!

 Del resto che sempre le mie Case sono aperte e spalancate davanti a te. -

E qui e dovunque saresti a casa tua.

 Voglio finire con le sante parole di tua madre: «La mia benedizione

ti segue ovunque».

 Ti abbraccio fraternamente. Tuo


            Don Orione

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