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 +        Anime e Anime !

         Tortona, 20 maggio 1925

         festa di S. Bernardino da S.


 Gentilissimo sig.r Senatore, [Schiapparelli]


 La grazia di N. Signore sia sempre con la signoria vostra e suoi cari.

 Avevo, proprio un momento prima di ricevere la sua gradita lettera del 18 corr.,

cominciato a scriverle; ma ora che ho letto la sua, cambio foglio,

e così rispondo anche a quanto ella mi propone per Cafarnao.

 Aveva saputo che la sig.ria vostra era tornata, e sperò avrò fatto buon viaggio.

Non posso venire a Torino, dovendo recarmi a Roma, dove già stanno svolgendosi

le pratiche per i passaporti dei tre già destinati per Rodi.

Ma ecco che ho ricevuto l’altro jeri, al mio ritorno a Tortona, lettera dal don Gatti,

che mi crea qualche difficoltà.

 Egli già mi aveva detto e scritto che ci volevano per Rodi due sacerdoti,

e non uno solo. Ma sempre io ho dovuto rispondere che non ho la possibilità

di disporre di due sacerdoti.

 Egli forse si è compromesso non so se col Vicario Apost.co o col Governatore;

ma doveva ben sapere le mie condizioni. Non è già che io non voglia, è che non l’ho.

 Egli insistette con me e con altri della Congregazione, ed ora ribadisce

con una lettera che proprio mi fa pena. Essa è del 7 maggio.

 Ma se io avessi saputo che un sacerdote non bastava, dico francamente

che non avrei accettato, e sempre ho inteso un sacerdote e non due,

perché non ho la possibilità di darne due.

 Mando già a Rodi il direttore della Colonia agricola di Monte Mario,

e chi lo sostituirà a Roma certo non farà mai quello che ora mi fa questo che do per Rodi

È di Cantalupo Ligure (prov. d’Alessandria) in Val Borbera: ha una trentina d’anni:

buon sacerdote: uomo di preghiera e di fede: attivissimo; lavoratore lui fino al sacrificio

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 Come sacerdote e come lavoratore intelligente è dei migliori che ho

È anche molto robusto, e adatto. Si chiama don Camillo Bruno, -

e già ebbi occasione di presentarlo al Governatore di Rodi,

quando a Roma ci fu quella riunione all’Ordine di Malta. Con lui vanno due altri,

non sacerdoti, ma braccia da lavoro, e uno farà pure da assistente,

come ha fatto e fa al presente.

 Per ora non potrei fare di più, a meno che stroncare qualche altra Casa,

ma recherei un vero danno alla Congregazione, e sento che non potrei.

Non capisco perché don Gatti mi prema così.

 Se io avessi saputo che ci voleva più d’un sacerdote,

sarei stato costretto a non accettare - Già ho accettato con molta perplessità.

Se la Divina Provvidenza mi darà di poter disporre di altro sacerdote per Rodi,

ma ben volentieri lo farò. Però se la signoria vostra ritenesse che così,

come la cosa mi pareva che fosse, quanto al personale, combinata, -

che assolutamente cioè non sia più sufficiente (come il don Gatti mi scrive),

ma lo voglia dire francamente. Sono a Roma, a via Appia Nuova 126,

chiesa di Ognissanti; e mi ci fermerò cinque o sei giorni.

 Quanto al tempo per la partenza per Rodi, una volta che i passaporti siano pronti,

(e già se ne sta occupando a Roma l’ufficio della Italica Ges) - i tre possono partire.

 Però amerei, prima, ricevere lettera da v. signoria in merito appunto al personale

per Rodi.

 Da parte mia non avrei difficoltà di mandare fratel Giuseppe a Cafarnao,

anche subito. Ma da Rafat, dove ora si trova, e di dove mi scrivono

che dovranno fare grandi lavori; dopo la mietitura già cominciata

con un cinquecento mietitori - come potrò levarlo, non essendoci il don Adaglio? -

È vero che ora ci sono i nuovi arrivati, ma essi che sanno di arabo?

e poi sentiranno, certo, il bisogno di essere almeno indirizzati su molte cose.

 Le accludo una lettera di don Adaglio dalla quale vedrà che,

per alcuni mesi (anche vada bene), egli non potrà più occuparsi di nulla

e dovrà stare lontano dal Rafat.

 Don Gatti poi mi scrive che gli parve avesse tendenza alla nevrastenia.

 Basta: non inquietamoci, ché ogni nostra inquietudine è un’imperfezione

e mancanza di fede.

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 Andiamo avanti con fede, e tutto la Divina Provvidenza aggiusterà.

Appena potrò, verrò a Torino, - o La vedrò a Roma.

 Noi siamo nulla, ma Dio è tutto: che la fede ingrandisca i nostri cuori!

 I quattro che andarono in Palestina fecero buon viaggio, e mi scrivono buone lettere.

Deo gratias! Coraggio!

 Che Dio la conservi e benedica.

 Suo servitore in G. Cr. e nella Madonna.


           Sac. Orione  d. D. P.

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