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[+] [Tortona,] 24 Marzo 1933
ai primi Vespri dell’Annunciazione.
Caro don Minetti,
La ringrazio, mio caro don Minetti, della sua buona lettera
del 22 corrente, un po’ diversa dell’altra del 18.
Prima di entrare in merito alla faccenda Borzoli, di cui ho scritto,
voglia permettermi di dirle in Domino che io avevo sempre ritenuto che lei,
avanti di unirsi a me, ne avesse parlato a Sua Eminenza il suo Arcivescovo
Cardinal Minoretti, come era tanto naturale. - Non potevo pensare diversamente.
Invece pare che Egli non ne sapesse nulla, perché, certo,
non avrebbe mai agito come fece, e anche non direbbe qualche cosa che pare dica.
Per quanto toccava a me, tanto per le suore che le diedi, che per il chierico
e fratello coadiutore che mandai per l’assistenza dei suoi fanciulli,
quando rimasero soli, e anche pel sacerdote messo a Borzoli, gli fu chiesto il permesso.
Anzi ricorderà che pel sacerdote andò da Sua Eminenza proprio lei,
e che Egli acconsentì, solo avrebbe detto: «Purché Don Orione non mi mandi
uno di quei tali preti». Così lei mi ha riferito.
Sua Eminenza fu da me sempre tenuto al corrente, a voce o per iscritto.
E quando lei non poté più far fronte alle scadenze delle cambiali,
e si pensò di cedere quel terreno di Roma alla S. Sede per una delle nuove parrocchie,
volute dal S. Padre, ma che portasse il titolo di «Madonna della Guardia»,
Sua Eminenza l’Arcivescovo venne pienamente informato da me. - Anzi,
prima che io mandassi a Roma il don Adriano Calegari per tentare tale soluzione,
ho mandato ancora lui da Sua Eminenza perché esponesse esattamente, ed ha approvato.
Egli aveva anche promesso di scrivere un biglietto a Sua Eminenza
il Cardinale Marchetti Selvaggiani; - biglietto che pare non sia poi stato scritto,
poiché il Card. Marchetti, interrogato ripetutamente dal don Calegari
se lo avesse ricevuto, sempre rispose di no.
E quando non si poté riuscire, Sua Eminenza Rev.ma il Card. Minoretti
è stato messo ampiamente al corrente da me e per iscritto: - come pure per iscritto
Gli dicevo che, grazie alla Divina Provvidenza, si era trovato da pagare
non solo per quel trimestre le cambiali, che già scadevano il dì dopo che don Calegari
era
tornato da Roma, dopo cadute
tutte le speranze di là, ma anche per le successive
scadenze, sino a pagamento completo e anche alla somma pel trapasso.
Voglio credere che anche lei, caro don Minetti, avrà informato Sua Eminenza;
ma questo ci tengo a ricordare perché sento che passo come non avessi usato
i dovuti riguardi verso Sua Eminenza, mentre mi pare di averlo fatto.
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Se di qualche cosa Egli non fu al corrente, è perché non Gli sarà pervenuta
qualche mia lettera, - come ho prospettato anche al Sig. Avv. Boggiano - Pico.
E unicamente scrivo per la verità, non già per lagnarmi; di ciò che può essersi detto
o fatto; e prego, caro don Minetti, che questa mia lettera non venga distrutta.
Quanto poi a ciò che da oltre un anno sta succedendo,
per cui ho anche ritenuto di dover ritirare, mano mano, e senza dir verbo,
il personale che le avevo dato, - ciò ha voluto essere un atto di doveroso e filiale ossequio
ai desideri di Sua Eminenza Rev.ma il sig. Cardinale Arcivescovo, come lei sa,
desideri o volontà manifestata a lei, - e per me è stato, per divina grazia,
un dolce, silenzioso olocausto di ubbidienza e amore alla S. Chiesa.
Comunque
Ad ogni modo, qualunque
mancamento mio o di altri possa esserci stato,
prego Nostro Signore che a nessuno sia imputato, fuori che a me.
Riconosco di essere un grande peccatore, pieno di molte miserie, -
qualunque cosa mi si faccia, merito quello e ben altro: Lei, caro don Minetti,
non tralascia dal pregare per me, come farò io per lei e per le sue Opere.
Preghi che la Croce, la Santa Madonna e la Chiesa siano il mio amore e la mia vita,
siano il triplice nodo che mi stringa indissolubilmente a Gesù e a Gesù Cristo Crocifisso.
Per quanto riguarda Borzoli e la somma di ottantamila e più lire che le ho dato, -
se si trattasse di denaro mio personale, avuto dalla mia famiglia, oh,
non ci avrei pensato più! Ma non è denaro mio.
Grazie a Dio, non ho attacco ai mattoni, né al denaro: -
non un solo centesimo intendo che si ritenga, non un mattone, non un dito di terreno
su cui ci fosse anche solo un dubbio che, per coscienza, non debba venirci.
E già ho disposto, anche pel caso di mia morte.
Mi permetta però, caro don Minetti, di far presente due riflessioni,
e non se ne offenda.
Quando lei è rimasto senza personale e l’Opera di Roma,
diffidata dalla stessa nostra stampa di Genova, fracassava, lei si è unito a Don Orione. -
Iddio mi ha aiutato, e lei ha avuto personale e denaro: la situazione a Roma,
finora, è salva! Dopo che lei ha vinto per Vico Sparviero, e il terreno di Roma fu pagato,
lei non è più unito a Don Orione.
Penso che ciò dovrà essere di molta pena anche a lei, caro don Minetti,
e Iddio non voglia un giorno, al lume di quella candela!
Altra considerazione. Fin da principio sono venuto a Genova da un onest’uomo,
pieno di rettitudine, assai stimato presso tutti per competenza giuridica. -
È un vero buon cristiano, che per i suoi principî cattolici spezzò la sua vita politica
e sacrificò, penso, anche l’avvenire dei suoi figli, - parlo dell’Avvocato Boggiano - Pico.
È l’Avvocato stesso che ha sempre difeso lei, caro don Minetti, -
che meritatamente gode la sua fiducia: - Lei stesso mi ha parlato di lui, e mi ci ha condotto.
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L’Avv. Boggiano - Pico è un intermediario-estraneo: egli sa tutto,
svolse tutta la pratica di Borzoli, può ricordare, per filo e per segno, ogni trattativa.
Quando poi si fu alla firma, fu presso di lui, nel suo studio,
che furono chiamati i signori coniugi Morchio. Ella vorrà ricordare che eravamo
anche
presenti anche
lei, Sciaccaluga ed io.
Lei voglia andare a vedere l’incartamento che è dall’Avv. Boggiano - Pico,
e
lo senta. - Non può ora farsene
a meno né tagliarlo fuori.
Che se io libero Borzoli, su che cosa lei mi garantisce?
Io
non dubito che tutto ciò
sarà chiarito nella
carità, ma anche secondo verità
e giustizia.
A tale fine, da parte mia pregherò il Signore e la nostra Madre Maria SS.,
e farò pregare!
Anni fa un’anima buona mi disse che a Genova avrei trovato una corona di spine; -
ho deposto nel Cuore di Gesù i dolori già sofferti, ma nulla, caro don Minetti,
mi farebbe tanta pena, che ne restasse anche una sola tenue nube tra di noi fratelli!
Preghi per me, sempre!
La abbraccio in charitate Christi, e le sono dev.mo e aff.mo in Gesù e Maria
f.to Sac.te Luigi Orione
dei Figli della Div. Provv.za
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