V037T208 V037P236



         Roma, il 12 Febbraio 1933 -A. XI


Gentilissimo sig.r comm.r A. Gardini Preside della Provincia di Genova.


La signoria vostra riceverà contemporaneamente pel 14 corr. da Tortona

, pel 14 corr., lo schema di compromesso per Paverano, con quei ritocchi

che crederei riterrei necessarî, e che, con la presente, mi fo dovere di chiarire.

1).  Non mi è sarebbe possibile, sig.r commendatore, accettare subito,

nel primo tempo, anche uomini: devo riconoscere che non sono ancora abbastanza

attrezzato a ciò: o prenderli, e sapere di poterli tenere come vanno tenuti si deve,

o, meglio, non prenderli.

Ho detto alla signoria vostra che i malati saranno tenuti molto convenientemente,

e intendo fare onore all’impegno.

Assumere per gli uomini infermieri estranei, - oltre la spesa che, certo,

non sarebbe indifferente, non mi darebbero avrei quell’affidamento di che ho bisogno

abbisogno, e che solo avrò da un personale di mia conoscenza,

e fiducia che mi vado formando. Gli uomini s Sono però disposto ad accoglierli

accogliere anche uomini, ma dopo aver dato a Paverano la sua andatura,

come vedrà lo dic come è detto all’artic. 4° della Convenzione.

2). Così non mi è possibile di accettare, come obbligo come un obbligo

di tenere per sempre 300 malati della provincia. come un obbligo.

La signoria vostra vede comprende che legherei me e i miei successori

con un impegno gravissimo: lo stabile sarebbe per sempre vincolato

e l’acquisto si risolverebbe, per sè, in nulla, poiché la retta che si percepisce,

come dai conti dello stesso Ente ospitaliero, rappresenta la pura spesa.

3). Dato che possiamo si possa accordarci, Ggradirei conoscere in quale mese

potrebbe avviene avvenire la consegna dello stabile, onde regolarmi pel personale.

Il fatto di rilevare lo stabile non implica da parte nostra

impegno di assumere il personale già addetto.

4). Pregherei che Paverano venisse consegnato in condizioni

da non doverci subito mettere subito operai per restauri o ripuliture.

5). Ella vorrà scusarmi, signor preside, se ho insistito sulle scorte.

Mi dava non piccolo poco pensiero il trovarmi, dalla sera alla mattina,

con trecento malate di mente, quindi irresponsabili dei loro atti, senza un corredo

e provviste sufficienti, che diano dessero la possibilità, anche dal lato igienico,

di tenerle come si deve conviene.

È per questo quello che mi ha indotto, invece di L. 1.500.000, un milione

e cinquecento mila lire, come era mia prima intenzione, ho offerto ad offrire, senz’altro,

L. 100.000 centomila in più, cioè 1.600.000 L. dicendo però che fosse a cancello chiuso, cioè compreso tutto.

Tuttavia, Le dico che, pur con sacrificio, aggiungerò aggiungo altre L. 30.000;

ma lo creda, sigr. comm.re, è un vero, grande sacrificio!

            V037P237


6) Io Confesso che io non avevo ancora visitato Paverano; -

vi feci una visita sommaria quando venni l’ultima volta che venni dalla signoria vostra; -

ho rilevato che manca la lavanderia. Questa Essa è di necessità urgentissima e, nel caso

di accordo, prego mi sia concesso di farla preparare, prima che io assuma l’Istituto.

7) Così sarà necessario che, anche prima della consegna, qualcuno de’ miei religiosi

e suore prendano pratica dei locali e delle usanze delle malate; -

il ché verrebbe fatto con ogni quel ogni riguardo e rispetto verso il personale dirigente

e di servizio; ciò perché e con lo scopo a scopo ciò perché ci vi possa essere

una cura continuativa, senza interruzione o novità.

8) Riguardo alla modificazione del piano regolatore, purtroppo

ho dovuto trattenermi qui più che non pensassi credessi, ma spero tornar presto: -

e chiederò un’udienza all’Ill.mo sigr. Podestà, confido che

e non dubito che vorrà concorrere in questa a codesta opera tanto buona.

Che ci esproprino dal lato di e prolunghino via Cellini, facciano pure;

ma se tagliassero anche verso corso Sardegna e ai fianchi, a che si ridurrebbe

l’acquisto di Paverano? Tanto più che verso corso Sardegna

non si tratta di vere aprire vere strade. - E poi a Paverano non è una opera di speculazione

che si va a svolgere a Paverano, ma di pubblico bene, di cui della quale beneficierà

certo anche il comune.

Mi permetta di dire rilevare che quegli ambienti che colà vidi non tutti rispondono,

alle esigenze come bene ella sa conosce, alle moderne del genere esigenze di istituzione

del genere, onde, con l’aiuto dei buoni bisognerà che alzare di nuovo, ma cosa alzi

nuovi corpi di fabbricato, specie per gli uomini; ma, dove potrei edificare,

se tagliano tagliassero davanti, ai fianchi e dietro?

Onde la prego, la signoria vostra sig.r comm.re di voler interporre

i suoi buoni ufficî, perché il passo che farò abbia a sortire tutto l’esito migliore,

a prò di tanti poveretti, che sono i rottami della società, roba da Cottolengo,

ma sono pure sono italiani e nostri fratelli.

La pregherei anche, signore comm.re, di stabilire, se le è possibile,

qualche cosa onde evitarmi seccature, e di e che non abbia ad incorrere in penalità

circa l’assistenza dei soggetti manicomiabili: veda di trovare trovi, nella sua saggezza,

una formula.

            V037P238


Assicurato che nulla osta, da parte della competente autorità, medica,

che Paverano possa continuare ad essere adibito allo scopo

pel quale ha funzionato sin qui, mi mpegno a limitare a 50 cinquanta di meno

il numero dei ricoverati, secondo quanto il medico provinciale

ha detto suggerito ordinato suggerito.

Mi pare di aver chiarito tutto e Le abbastanza, e chiedo scusa della prolissità

signor comm.re della prolissità.

Io ho altissima stima della signoria vostra altissima stima, e mi è grato caro dirle

che sto pienamente affidato a lei.

Mi è pur gradita l’occasione per gradito vivamente ringraziarla della sua bontà

e inviarle ossequi i migliori ossequî.

Iddio, giusto compensatore, la rimuneri copiosamente,

e la conservi la signoria vostra al bene di tanti, e alla viva perenne riconoscenza

di chi le si professa, con grato animo,

 dev.mo servitore in X.sto

¨