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[All’Ill.mo e Rev.mo Cav.
Arciprete Don De Carolis
Parroco di S. Oreste al Soratte
(Roma )]
+ Anime e Anime !
Roma, il 12 marzo 1930.
Caro sig.r Arciprete e amico,
La grazia di n. Signore Gesù Cristo sia sempre con noi!
La ringrazio, caro sig.r Arciprete, della gradita sua lettera, delle preghiere per me
e della benevolenza fraterna.
Dio la paghi!
Ora scrivo perché tornò jeri sera don Fiori, e ho dovuto, con dispiacere,
rilevare che forse egli non ha costà esposto esattamente il mio pensiero circa la I Messa qui
di don Masci, né tenuta la debita misura.
Le dico che sono lietissimo di compiacere lei e i genitori del novello sacerdote,
facendo venire don Masci a dire la sua I Messa a Roma, - e poi a S. Oreste pel 19 corr.
pur privandone la Casa Madre di Tortona.
Però non potrei passare sopra né rompere lo spirito e la consuetudine
della Congregazione: la I Messa è letta, e la giornata deve passarsi nella più stretta intimità
e nella preghiera, - nulla deve distogliere il sacerdote novello dal suo raccoglimento.
Vengano quindi i genitori, venga lei, venga qualche altro dei più intimi,
non oltre cinque o sei persone in tutto et sufficit, - altri e in più non sarebbero graditi. -
Non c’è pranzo, non c’è poesie, non c’è rumore, - tutto deve essere gioia spirituale
e profumo di Dio, nel più grande raccoglimento.
Se vorranno far festa, - ed è bene, - a tre giorni di distanza egli sarà a S. Oreste;
qui prego si stia alla prassi della nostra Congregazione.
Nello stesso giorno un altro celebrerà la sua I Messa e non avrà nessuno de’ suoi:
ella è fine, e «intende me ch’io non ragioni.»
Non mi dica che portano loro roba o che vanno a mangiare fuori, - no, non si faccia;
non si accetta roba, e disdirebbe che andassero fuori.
I pochi invitati sederanno all’umile nostra mensa, in Domino, e si sentirà di più
che quello pel suo cuore, caro sig.r Arciprete, e pel cuore dei genitori come del novello
sacerdote è uno di quei giorni grandi che ci dà a gustare il Signore.
Abbraccio fraternamente
Suo
Don. Orione
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