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[Alla Nobile Signora
Giuseppina dei Marchesi Valdettaro
Corso Dogani N. 4 (?) pr.p. Genova]
Buona figliuola del Signore,
Oggi ho un po’ di tempo e me ne valgo per inviare a V. Signoria e a Giulio
una parola di cristiano conforto.
Il dì dei funerali avevo detto al fratello che mi sarei trovato alla stazione di Tortona
alla loro partenza; ma poi proprio non potei venire, e me ne rincrebbe.
Dopo, non fui quasi più fermo a Tortona, so che venne la sig.ra Vittorina,
ma non mi trovò: mi trovo ora con una montagna di lavoro:
sia di tutto benedetta la volontà di Dio. Tuttavia non ho lasciato colla divina grazia
dal pregare per lei e per tutti i suoi cari, che sono in tanto lutto e dolore,
e per la nostra povera morta.
I miei chierici e gli orfani e parecchi di noi sacerdoti continuiamo anche qui a Roma
a dirle ogni giorno il rosario, ed io continuo a celebrare le Messe che essa mi diede,
quando passai da Genova. E le nostre preghiere continueranno,
come facciamo pel caro avvocato.
Sabato scorso, 4 corr., ero di ritorno da Sanremo per recarmi a visitare
il nuovo orfanotrofio che apriremo a Bra, sulla linea Savona-Torino,
e volli fermarmi a celebrare al Santuario della Misericordia presso Savona.
Ero partito alle 2 di mattino da Sanremo pel desiderio di celebrare alla Misericordia,
e proprio avevo da pregare per molti e da raccomandare alla SS. Vergine molte cose,
ma la Messa l’ho voluta dire per l’anima benedetta di sua sorella,
e mi ricordai anche di loro, e che una volta la sorella mi aveva detto di venire a Legino
che poi saremmo andati a dire Messa al Santuario. Povera signora!
Era veramente molto buona e molto devota!
E il buon Giulio, come sta? A Viguzzolo mi pareva disfatto dal dolore.
Il giorno che venni a Torino, e l’inferma voleva parlarmi,
vedendo che non vi riusciva e per tranquillizzarla, immaginai tra me e me
che cosa mi volesse mai dire, e pensai che mi volesse raccomandare lei e Giulio,
e allora la assicuri che col divino ajuto, io da povero prete avrei sempre avuto per loro
gli stessi sentimenti di rispetto e di doverosa bontà che ebbi verso il povero avvocato
e verso di essa. E allora mi parve che fosse contenta, e che volgendosi
quasi verso il marchese Alessandro che la sorreggeva, mostrasse anche nella espressione
del volto come il conforto che provava.
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Ora quindi mi sentii mosso nel Signore a scrivere la presente
per compiere in qualche modo la promessa fatta.
Scrivo molto alla buona, ma nel Signore, e nel desiderio
di dare qualche poco di sollievo.
Buona figliuola del Signore, che la nostra S. Religione sia a lei e a tutti suoi cari larga
di consolazioni! Capisco bene che è impossibile empire il vuoto che resta intorno a loro;
ma si figurino quello che realmente è, e che la nostra dolce fede ci insegna:
che la santa sorella sua cioè si trova fuori dei brevi confini di questa valle di pianto,
e che la rivedremo e ritroveremo in luogo pieno di luce e di beatitudine,
dove è la nostra vera patria, e dove Iddio misericordiosissimo tutti ci aspetta per darci
il premio delle nostre opere buone.
Oh felici noi, se in questi momenti di dolore coltiviamo questi pensieri!
Felice l’anima che sa usare delle tribolazioni e dei distacchi dolorosi di questa vita
per disingannarsi pienamente di essa, e per dirigere più direttamente al vero porto
della salute il vivere suo! Felice chi sa cavare il frutto dolce del santo amore di Dio:
il frutto dolce del santo patire con Gesù Cristo crocifisso Signor Nostro
e con la SS. Vergine addolorata, e sa cavare tale divino dolce amare
e patire da questa radice amara!
Oh beato chi, con la divina grazia, sa prendere la sua croce e seguire nostro Signore!
E vestire la sua testa della corona di spine, e dire al Signore: Signore, mio dolce, ajutatemi!
datemi il pane nostro quotidiano: cioè, col vostro divin corpo e sangue,
datemi i vostri dolori, le vostre tribolazioni, le vostre amaritudini fatele provare anche a me
che voglio essere vostro e tutto e sempre vostro, o Signore anche in croce! Anche in croce:
anzi in croce, vostro in croce!
Oh
benedetta Voi lei
figliuola del Signore, se così amerete
amerà il Signore,
e vi
varrete si varrà di questo grande dolore per darsi
tutta a Gesù crocifisso
con grande amore. Io ho pregato per questo nei passati giorni, e che Gesù lo faccia!
Del resto tutta la rassegnazione nella perdita dei nostri cari, per noi che abbiamo
la Fede, non si riduce se non ad un poco di aspettare fin che Dio voglia.
Ma noi non abbiamo, veramente parlando, perduto nulla: nulla è morto per noi: tutto vive,
o al più, dorme.
Ma conviene, come dissi, fare atti di viva fede, credendo che Dio è onnipotente,
e che ci può consolare: che la SS. Vergine è Madre di Misericordia
ed è la celeste consolatrice degli afflitti. Essa, certo, avrà ricevuto tra le sue braccia materna
l’anima della ottima e santa sorella sua, e ci vuole consolare tutti nei nostri dolori,
e in special modo consolerà e guiderà, come vera madre del Paradiso, lei e il Giulio.
E come io povero prete peccatore farò per essi, e così loro si ricordino di pregare
qualche volta per me, che faccia sempre la S. volontà del Signore, e salvi anime,
com’è la vocazione che Dio mi ha dato.
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Con profondo ossequio a v. sig.ria nobilissima e a Giulio,
e benedicendoli nel Signore mi professo
Dev.mo servo in Gesù Cristo crocifisso e Maria SS.
Sac. Luigi Orione della Div. Provvidenza.
Roma, Chiesa di S. Anna
presso il Vaticano a Borgo Pio, 102
11 maggio [1]912
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