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[l’azzurro corsivo è di Suor M. Carità]


           Tort., 7 sett. [1]929


Molto Reverendo Padre,


mi sono informata riguardo alla vocazione di quel ragazzo di costì,

come ella mi disse di fare, ma per il momento non c’è nulla da fare,

aveva esternato questo desiderio, ai suoi chierici quando vennero per «la passione»

ma così senza approfondire la cosa, adesso pare non abbia più nessuna voglia

di esser prete.

Va bene. Vedere se ci fossero altri ragazzi che dimostrino vocazione.

Qualcuno di qui mi ha chiesto se ella in occasione della festa dell’asilo,

il saggio, che daremo il 22 settembre, non viene su a dire due parole al popolo

per animarlo ad aiutare nella costruzione dell’asilo, dato che questo è il momento buono

essendoci pochi lavori in campagna, io ho risposto che sarebbe una cosa bellissima,

ma che il difficile, consiste in persuadere vostra paternità a venire quassù.

Verrò volentieri in occasione del saggio e parlerò del nuovo asilo.

Don Agostino non c’è in paese, e io avevo bisogno di confessarmi

ho approfittato dell’opera di un sacerdote di passaggio: il fratello del parroco.

Ella mi aveva detto di scrivere al canonico, mi pare, ma vede,

io ho un po soggezione di lui, e disturbarlo per venirmi a confessare non ho coraggio,

poi chissà se poteva venire anche, e io ho bisogno di confessarmi molto spesso,

due e anche tre volte la settimana, non per peccati gravi, per divina misericordia,

ma perché ho una coscienza fatta così, che tutto mi inquieta anche le imperfezioni,

se non mi confesso non trovo la pace e la forza di andare avanti.

 Avete fatto bene a confessarvi.

Io finora ho sempre fatto l’elemosina ai poveri, dando loro da mangiare,

oppure qualche soldo, conforme richiedeva il caso, perché avendone chiesto

al signor canonico egli mi rispose: potendo di non rimandar mai il povero senza nulla,

non avendo altro, dire una buona parola almeno. Ora parlando con la Superiora,

questa mi disse averle la Valdettaro, quando era lei superiora, proibito di dare danaro

in elemosina, io esposi l’istruzione avuta dal canonico che non includeva affatto

questa proibizione, ora questa concluse dicendo che avrebbe chiesto schiarimenti.

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Se viene da lei, la prego non proibisca di fare elemosina in danaro,

fa tanta pena rimandare il povero che ha bisogno, a mani vuote,

ed io la possibilità di dare cibo non l’ho sempre, essendo la casa tanto povera

che misuriamo il pane, mentre invece qualche soldo l’ho sempre,

ciò poi è un grande insegnamento per i bambini a cui io abitualmente affido

i pochi soldi da dare e imparano così a sovvenire e a rispettare i bisognosi

e a vedere in essi il Signore Gesù.

 Fate quello che vi ha detto il sig.r canonico, ma, possibilmente, non date danaro,

ma pane o minestra. Possibilmente, ripeto, date pane, passandolo al povero

per le mani dei piccoli.

 Va bene, ma sa più di evangelico e di morale il pane, che la moneta.

Ossequiandola profondamente e pregandola di benedirci tutti

la riverisco profondamente.

 Dev.ma figlia in G. Cr.


        Sr. Maria Carità

Villa Romagnano 6 9 [1]929


 Benedico voi e tutte in G. Cr. e Maria SS.


         Sac. Orione

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