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+ Tortona, il 19 Sett. 1906
Cara madre,
In questi giorni ho pensato alle ragioni che mi hai dette
quando sono passato sabato sera, per cui non vuoi più dare nulla a Benedetto,
e più ci penso mi persuado che sono pretesti dell’amor proprio, ma ragioni non lo sono.
Perdonami, o cara madre, la libertà con cui ti scrivo,
in me sento che non manca l’amore e il rispetto verso di te, mia ottima madre;
ma mi rincresce vederti fare il cuore duro con Benedetto, mentre io so
che hai il cuore tanto buono.
Ciò
che tu fai è una cosa ingiusta, è tanto grave
grande ingiustizia che in coscienza
non puoi più fare la s. comunione finché non hai fatto il tuo dovere verso Benedetto.
E se tu vai dal confessore, chiunque sia, e ti dà anche l’assoluzione,
sta attenta a non ricevere il Signore finché almeno non hai deciso di dare a Benedetto
quello che gli spetta di diritto, e diglielo pure al confessore che io ti ho scritto così,
e vedrai che se gli dici tutto, ti dirà il tuo dovere.
Ora il torto o cara madre, l’hai tu, mi rincresce, ma è così.
Dunque dammi questa consolazione, e fa questo atto di doverosa giustizia, -
così si finirà tutto in bene, senza piantare delle pubblicità, poiché guarda che Benedetto
ha intenzione di farti chiamare dal Pretore, e tu avresti certamente torto.
Dunque rimettiti a quello che ti ho detto e ogni cosa si finirà in pace -
Scusami della libertà, e non offenderti: io faccio opera di figlio e anche di sacerdote
Tuo aff.mo in G. C. figlio
Luigi
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