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[manca l’originale]
Roma, il 27 / VII [1]916
Caro Vittorio, [Orione]
Ho visto e parlato a lungo stamattina con tuo fratello, che di salute sta benissimo.
Egli vide e lesse la cartolina di tua mamma, alla quale mi disse il superiore
di aver risposto direttamente.
Forse perché era una richiesta che si doveva rivolgere ai superiori,
e non al ragazzo.
Desiderio poi, interrogato da me, da solo, mi disse chiaramente che
«avendogli la mamma scritto che lo desiderava in vacanza», egli vuole venire a Voghera.
Se sia così non so, voi altri lo saprete ma ciò che ho scritto è, in breve,
il ragionamento di Desiderio.
Ed era più che naturale che un ragazzo, al quale fosse stato scritto così,
o presso a poco, desideri ciò che la mamma e la famiglia desiderano.
A me sembra che sarebbe stato meglio, e forse anche doveroso, lasciarlo libero,
e sfuggire anche dalle apparenze di essere stati voi a metterlo su per le vacanze.
Oppure, se lo si voleva, scrivere chiaro ai superiori e non a lui:
o ce lo lasciate venire per le vacanze, o non ce lo lasciate venire per le vacanze,
o noi ce lo verremo a prendere perché, o noi o lui, pensiamo di non poter resistere
a farne senza.
Era questo un miglior tratto con quei buoni superiori, e anche maggiore sincerità.
A questo punto, o caro Vittorio, e condotte le cose come furono condotte
la più schietta e la più diritta via mi par quella di venirlo a prendere addirittura.
E tutto sia finito.
Il ragazzo ora non vi sta più volentieri, benché liberamente e ripetutamente
mi abbia detto che per il vitto, per la pulizia, per lo studio e pel modo come lo trattano
egli è contento.
Io devo partire domani sera, per Bra, ma tua mamma può venire sicura,
ché il ragazzo non andrà fuori Roma come mi disse il suo superiore.
Tanti saluti a tutta la famiglia e a tutti mamma in primo luogo.
Tuo zio
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