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[grafia di altri]
[Roma] 7 Febbraio [192]6
+ Anime e Anime !
Ai miei cari benefattori e amici in Gesù Cristo i signori Marinucci e Barbati,
La grazia e la pace di Nostro Signore siano sempre con noi!
Io vengo, o miei ottimi amici e benefattori a ringraziarvi nel nome benedetto
di Gesù Cristo dell’opera veramente buona che voi nella vostra generosità avete fatto,
di cedermi cioè, durante l’Anno santo l’ospizio del Divin Salvatore a via Sette Sale,
perché servisse a dare alloggio gratuito ai pellegrini poveri, ma specialmente
ai poveri sacerdoti d’Italia.
Con l’aiuto di Dio del bene se ne è fatto, e tutti sono partiti soddisfatti
e benedicendovi, Deo gratias!
Voi, caro cav. Barbati, che state nello stesso ospizio, voi ci potete fare testimonianza
della fraterna sollecitudine e carità con cui i pellegrini erano ricevuti e trattati
e come non un soldo si è fatto di speculazione sopra di essi.
La paga, a voi e a me la darà la mano di Dio! Oh sì Iddio ve ne ricompenserà in terra
e poi in cielo e scriverà i vostri nomi, e quelli dell’ottima signora Giuseppina De-Giusti
e di suo marito, nel libro della vita eterna. Voi avete per l’Anno santo fatto ciò
che forse nessun altro ha saputo e potuto fare, e lo avete fatto senza chiasso,
da figli devoti della santa chiesa, con la fede romana di cui parla San Paolo e con cuore
e anima di veri cattolici.
Dio vi benedica! Ed ora, poiché so che voi, o miei buoni amici e fratelli
in Gesù Cristo continuate anche oggi, come già da parecchi anni, e fin prima
che io andassi in America ad offrirmi detto ospizio perché, col Divino aiuto,
ne faccia un’opera non più variabile, ma duratura, e solo vivificato dalla carità divina
di
nostro Signore Gesù Cristo, vengo a dirvi che mi sarei deciso ad
accettare accettarla
e anzi vi aggiungo che ve ne sarò sempre riconoscente in Domino.
E perché sappiate, o miei benefattori, quale chiaramente sarebbe la mia intenzione
e la finalità che vorrei dare alla vostra casa, vi dico, che Deo adiuvante, mi propongo
di raccogliere in essa dei buoni, ma poveri fanciulli, i quali mostrano segni
di celeste vocazione a diventar Missionari cattolici, cioè propagatori nel mondo, -
specialmente tra barbari e selvaggi, o dove già abbiamo o avremo Case di missioni -
siano propagatori, dico, del santo Evangelo e della chiesa di Gesù Cristo,
nonché del nome della nostra Italia.
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Sono stato all’Estero, e Italia e Roma, come ben disse l’attuale Pontefice
nel suo primo discorso al Duomo di Milano quando, tornato dalla Polonia,
entrò Arcivescovo: Italia e Roma nel mondo significano: fede cattolica e civiltà.
I missionari sono apostoli di fede e di civiltà.
Facendo della vostra casa un Istituto per Missioni all’Estero,
anche il Governo ci appoggerà.
Il mio Istituto per Missioni in Tortona è riconosciuto dal Governo.
Ma soprattutto dando vita ad una tale istituzione noi figli umili della chiesa romana,
sappiamo, o miei cari, di andare incontro sia pure modestamente, non solo
ai bisogni della santa chiesa ma ad un vivissimo desiderio del Vicario di Gesù Cristo.
Fu il Santo Padre Pio XI, in un lampo di genio, a volere l’Esposizione missionaria,
che ha meravigliato il mondo.
E sempre, ma specialmente in questo periodo di tempo,
è il Papa Pio XI che in mille modi, mostrò il suo desiderio che gli Istituti missionari
avessero a moltiplicarsi, e a sorgere attorno alla Cattedra di S. Pietro,
possibilmente in Roma stessa, sotto gli sguardi e all’indirizzo sicuro della santa Sede
e delle sue Congregazioni romane.
Ma voi comprenderete che per iniziare non solo, ma per dar vita duratura e perenne
a detta Istituzione, è di necessità che la proprietà dello stabile passi, o per un lungo affitto
in forma legale e definitiva alla Congregazione di vostra fiducia alla quale voi la offrite. -
Qualunque sia - sia la mia sia un’altra bisognerà che facciate così, altrimenti
le superiori Autorità non sarebbero tranquille.
Vi so dire che le preoccupazioni di persone Ecclesiastiche autorevoli
furono sempre queste: che, se domani voi, o miei cari fratelli, veniste a mancare,
possono dei terzi stroncare l’opera e mandare a monte ogni cosa.
E allora chi oggi, offrirebbe?
Bisogna dunque fare le cose ben chiare, sia che combinate con me
sia le facciate con altri. Voi mi conoscete da tanti anni; e sapete che io non sono attaccato
ai mattoni, per grazia di Dio.
Per altro vi parlo fraternamente così, perché in coscienza vi devo parlare così
da amico sincero e da vero fratello nel Signore.
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