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[manca l’originale]


[non digitata minuta di 2 fogli]


Raccomandata


[Al Distino Signore

il Sig. Cav. Guido Barbati

via Sette Sale, 22 - Roma]


          Anime e Anime !

          Tortona, 17 Giugno 1927


 Caro Barbati, mio fratello in Gesù Cristo,


 La grazia e la pace di Nostro Signore siano sempre con noi!

 Ho ricevuto la vostra gradita cartolina; ed ho capito - come già pensavo - che

vi sarete meravigliato che non sono venuto a Roma né il 22 maggio per il battesimo

delle nuove campane di Ognissanti, né il 29 per la festa solenne di Maria SS. Ausiliatrice,

pur tanto a me cara.

 E non vi posso esprimere il sacrificio che mi è costato. Ma che volete? Iddio,

nella sua misericordia, mi mette parte in questo anno del suo calice: io mi trovo come

in un mare di dolori; ond’è che fui nell’impossibilità di venire a Roma.

 Non è possibile dirvi quanto ho sofferto e soffro, e non sarebbe neanche bene;

solo, caro Barbati, mi limiterò a farvi conoscere la malattia grave e forse irreparabile

di don Sterpi.

 Egli e don Luigi Piccardo avevano in mano tutta la partita amministrativa,

e specialmente dovevano dare vita e sviluppo agli Istituti di arti e mestieri

per i figli del popolo, e alle scuole professionali, messe su una base da non essere

in secondo ordine a nessun’altra, ma da formare gli operai finiti.

 Noi infatti si è presa, in questi anni, la medaglia d’ora alle esposizioni di artigianato

a Padova, a Roma, e anche all’esposizione internazionale di Gand, nel Belgio.

 Ora essi che avevano in mano tutto, sono caduti malati, e fuori di combattimento;

ed io mi trovo quindi in grave imbarazzo perché è come una macchina fermata,

con grave dolore per la loro malattia e grave danno per le nostre officine e scuole d’arti.

 Non si può mai pensare ad aprire nuovi istituti di tal genere mentre l’anima di essi,

don Sterpi, dovette, lunedì 6 corrente, essere trasportato da Venezia a Cuneo,

e il suo aiutante don Luigi Piccardo al quale già hanno tolto un rene,

fummo obbligati a toglierlo da ogni pensiero e lavoro e a mandarlo al Lido,

per la cura delle sabbie e del sole.

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 Ma soprattutto, temo di non poter più salvare don Sterpi.

 Anche non potesse più lavorare, almeno vivesse da poter dare qualche consiglio.

Lo raccomando, caro Barbati, alla carità delle vostre preghiere, della signora Giuseppina,

e del marito suo, il signor Albino.

 Ed io pregherò la Divina Provvidenza che aiuti anche voi!

 Credo bene avvertirvi che, per non affliggere i miei fratelli di Ognissanti,

della Colonia e don Giuseppe di Sant’Anna, io non ho manifestato il vero motivo

per cui non ho potuto venire; né essi sanno il vero grave stato di don Sterpi.

 Certo verranno poi a sapere che si dovette trasferirlo a Cuneo ma vi prego, per ora,

di non farne conoscere lo stato reale; poi farò io, poco per volta, poveri figli!

già tanto sovraccarichi di lavoro.

 Abbiate fede e fiducia grande nel Signore, mio caro Guido, che non vi abbandonerà:

Chi confida in Dio non perirà in eterno!

 Vi abbraccio nella carità di Gesù crocifisso, e mando conforti e saluti

anche ad Albino e alla signora Giuseppina.

 La benedizione di Dio sia sempre con voi!

 Vostro affezionatissimo in Gesù Cristo


          Sac. Luigi Orione

          della Divina Provvidenza

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