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[manca l’originale]


         Buenos Aires 2 Settembre 1935

         Anime! Anime!


 Caro signor Conte, [Ravano]


 La grazia di Gesù C. Nostro Signore e la Sua pace sia sempre con noi!

 È da tanto tempo che non le scrivo, volevo farle giungere pel 28 agosto

una lettera - ne ho scritto un pezzo - poi non me stato possibile continuarla.

 Nel giorno del suo santo, ho pregato per lei e per tutti i suoi cari,

e ho lasciato al mio angelo custode di venire a fare le veci mie.

 Sono stato, contento che don Sterpi abbia cominciato i lavori

alla chiesa della Madonna detta di Sant’Agostino, in Casei Gerola,

col farle aggiustare il tetto, che era cadente.

 In quel bel vaso di chiesa riposarono le ossa benedette del grande Sant’Agostino,

quando i Re Longobardi le trasportarono a Pavia.

 Ora la chiesa è della Divina Provvidenza e speriamo che presto la si possa

riaprire al culto.

 Ho saputo, proprio in questi giorni, che a Quarto si è lasciata la Villa Spinola,

che importava un affitto di L. 4000 annue, (mi pare); e che il 31 agosto

portarono Gesù - Ostia nel nuovo edificio, sorto sulla proprietà dei Ravano, -

il terreno è donato da lei e dai suoi, ma per ora di lei, caro signor Conte.

 Anche di questo sono tanto contento. - Spero che lei e tutta la famiglia stiano bene;

sempre la ricordo e prego per i suoi figli signor Conte.

 Non ho più saputo nulla come sia finita la questione con il fratello suo,

il signor Giuseppe e altri.

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 Non ho tralasciato dal pregare perché la pace e la unione ritorni alle loro famiglie, -

poiché la concordia è come un tesoro grandissimo, - e certo le anime benedette

dei loro genitori nulla desidereranno di più che di vedere i figli e i nipoti

camminare sul sentiero della religione e della pace.

 Quest’anno ho passato la Madonna della Guardia qui in mezzo ai miei poveri,

ma lo spirito era sul Figogna e a Tortona.

 Mi è di sommo conforto, trovandomi così lontano da codesti miei figli in Gesù C.

e da tante persone carissime e benefattori come è lei, caro mio signor Conte, -

il pensare alla Madonna e al Paradiso.

 Cerco di lavorare ai piedi della santa chiesa, e di amare e servire il Signore

nei nostri fratelli più abbandonati, stando, quanto più m’è possibile, colla mente,

collo spirito, e col cuore rivolto al cielo; e vorrei poter patire un qualche cosa per Gesù

e per la santa chiesa, - che ho servito così male sin qui.

 Ella preghi che quel poco di vita che piacesse a Dio di ancora concedermi,

sia tutta carità e olocausto nella volontà del Signore, e a sua gloria.

 La ringrazio, signor Conte, di quanto ha fatto per me e per i miei religiosi,

e per i nostri poveri: Iddio la paghi di tutto!

 Pregherò sempre per lei e per la sua famiglia; - e lascio ai miei religiosi e suore

che mai abbiano a dimenticarsi sia di lei che di tutta la sua discendenza.

 E lei preghi per l’anima mia; - e stia sempre più attaccato al Signore,

alla Madonna e alla santa chiesa.

 Non le dico le nostre cose qui, - perché esse non sono opera mia,

ma della mano di Dio, - io non sono che un povero ciabattino. E Deo gratias!

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 Alla signora Contessa, a Pietro, alle bambine, a Marco, - a tutti e a ciascuno -

Lei in primis, prego umilmente da Dio ogni bene e la più ampia benedizione -

Gesù sia sempre con voi!

 Avanti con grande confidenza nel Signore!

 Suo obblig.mo e dev.mo servitore e amico


           Don Orione  della D. P.


 P. S.  Qui ho un po’ di lavoro direi anche tanto lavoro, grazie a Dio;

avrei bisogno di avere altri in aiuto: oh se avessi almeno altri 12 sacerdoti!

Come forse saprà, andrò presto al Cile e al Perù - Mi hanno offerto due Case; a Santiago,

capitale del Cile saranno per i poveri. Se Marco fosse un po’ più grande,

Le direi di mandarmelo qui. Non potrò mai esprimerle, caro signor Conte,

quanta è grande la mia gratitudine! Ossequi alla sig. Contessa e a Pietro.

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