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[manca l’originale]
Tortona, 16 Gennaio 1940 XVIII
Pace! Pace! Pace!
Distintissimi signori Giuseppe e Alberto Ravano, miei insigni benefattori,
Il Signore sia sempre con noi!
In questi giorni sto, in modo particolare, pregando perché la pace,
che è il dono di Cristo, sia fonte di bene per le signorie vostre e per le distinte
vostre famiglie.
A tale scopo, ma senza che si sappia, per domani, mercoledì ho ordinato
ai miei ricoverati una giornata di preghiere davanti a Gesù Sacramentato esposto.
E oggi mi fo’ ardito di scrivere la presente perché, -
anche per la gratitudine che mi obbliga verso tutti i Ravano, - vorrei, col divino aiuto,
impedire lo scandalo che sta per succedere, e che dilagherà per tutta Genova,
dando luogo a commenti non buoni, - quando si saprà che si è fatto
lo sposalizio di un Ravano, e benedetto dallo stesso Cardinale Arcivescovo,
senza che i Ravano fossero presenti, non gli zî, non le zie, non i cugini.
E qui mi urge dire che, scrivendo questo, io sono ben lontano
dal volere di ciò accagionare le signorie vostre.
Tutt’altro! - vengo, anzi, e scrivo così per la stimo grande che ne ho,
e per la fiducia senza limite che voi, miei buoni signori, mi ispirate.
E voglio scrivere con santa libertà di sacerdote e, se lo permettete, da amico,
convintissimo come sono che i primi a deplorare e a deprecare quanto sta per succedere
siate proprio voi altri Ravano.
Conosco da anni la nobiltà del vostro animo, ed è per ciò che ritengo sicuro
che tutto farete per abbattere il muro fatale che minaccia di separare irreparabilmente
la vostra famiglia, la quale fu sempre tra le famiglie più onorate di Genova.
Vengo, umile sacerdote di Cristo, vengo a voi come vostro beneficato
e quale amico sincero, e vi prego e scongiuro, nel nome santo di Dio,
di voler fare tra voi Ravano la pace e farla per l’amore di Dio benedetto,
per il bene e la salvezza delle vostre anime come delle vostre care famiglie.
Fatta codesta sospirata pace, voi non resterete soli contro l’ex socio.
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Del resto voi, per primi, desiderate la pace di famiglia: voi sentite che ad essa
bisogna pure arrivare ad ogni costo, se no i vostri morti ne soffrirebbero troppo,
e anche il buon nome dei Ravano ne scapiterebbe con discredito, con gravi conseguenze, -
mentre tutti avete dei figli da mettere a posto.
È certo, miei cari benefattori, che se non si vuol rinnegare i principì cristiani
nei quali foste educati, obliare gli esempì lasciati dai vostri genitori,
tutte le buone tradizioni della famiglia, bisognerà dimenticare e passar sopra a tante cose,
pur di concludere la pace.
Più in là essa diventerà sempre più impossibile! voi sapete che le vertenze
tra parenti più invecchiano, e più inagriscono gli animi, più indurano i cuori.
Si darà mai un’occasione più propizia di questa? - Mai!
Aspettare che venga la morte? - Ma la morte sarebbe il momento più terribile,
senza la pace! Bisogna dunque farla e subito, - se no, non ci sarà più tempo! -
Vogliate fermarvi su queste parole che ora ho scritto.
Capisco che, per addivenire alla sospirata pace, si dovrà vincere
un bel po’ di amor proprio: bisognerà superare difficoltà non poche né piccole,
ma a tutto si riesce, quando c’è la buona volontà.
Quanto al vostro fratello Agostino e figlio Pietro, il Signore mi aiuterà, -
ditemi che cosa desiderate: so che essi hanno buona volontà, buona disposizione.
Le signorie vostre facciano da parte loro ogni sacrificio con la più grande
e buona volontà nel sacro ricordo di vostra madre, di vostro padre, e tutto riuscirà.
Sarà un buon esempio che lascerete ai vostri figli!
Per la pace, per la concordia, si passi sopra ad ogni interesse: ogni sacrificio è poco
per la pace; con la buona volontà si fa tutto: la pace vale più di tutto!
Ero a Torino quando l’ottima e veramente nobile signora Candida ha voluto dare,
eroicamente, e più di una volta, il suo sangue per salvare sua sorella,
la compianta sig.ra Maria la madre del futuro sposo; - oggi, ci fosse da dare
anche parte del vostro sangue per salvare la compagine morale, l’onore
e la pace di casa Ravano, non è vero che voi lo dareste?
Che nessuna nube, dunque, rimanga più ad offuscare il vostro buon nome! -
Le ossa benedette dei vostri morti esulteranno di gioia,
quando vi rivedranno ancora uniti, formare di tutte le vostre famiglie
un cuor solo e un’anima sola!
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E c’è bisogno di essere uniti, anche per altri motivi; i sig.ri Ravano
devono formare in Genova un gruppo forte di vita cristiana di onestà e di lavoro:
una forza di bene per le vostre famiglie e per la Patria: - dovete darvi la mano
e sostenervi, qualunque possano essere i giorni che verranno.
Distintissimi e cari sig.ri Giuseppe e Alberto Ravano,
vogliate ascoltare la voce di questo povero sacerdote, il quale, memore e riconoscente
del bene che voi avete fatto a lui e ai suoi poveri del Piccolo Cottolengo Genovese, -
Vi parla da vero da sincero amico, devoto e grato a voi, per la vita e per la morte.
Io sono, pur troppo, un miserabile peccatore, ma nella mia voce di sacerdote,
vogliate sentire la voce di Dio e l’invito che vi fanno i vostri morti.
Vi dico nel nome del Signore che, fatta la riconciliazione nelle vostre anime
e sulle vostre case si spanderà una luce grande di grazia nella pace dello Spirito Santo.
La vostra salute e quella dei vostri cari andrà meglio, la vostra vita stessa
sarà più serena e prolungata. - Anche i vostri interessi e commerci prospereranno,
perché la benedizione di Dio discenderà amplissima sopra di voi.
Vi chiedo scusa se mai mi fosse sfuggita qualche parola che potesse farvi dispiacere,
non era certo nella mia intenzione. Da anni voi conoscete Don Orione, sapete la stima,
l’affetto mio per voi: guardate al fine per cui ho scritto, guardate allo spirito
e non alla parola.
Mi tengo a vostra disposizione. E sto fidente in Dio e in Maria SS., Regina Pacis,
la Madre e la Sovrana dei genovesi: confido tutto nel Signore e nella Madonna.
E prego il nostro grande Dio e Padre celeste che avvalori la buona volontà di tutti,
e vi adduca alla sospirata pace.
E, in umiltà di spirito, invoco sopra di voi e su le vostre distinte famiglie
la più ampia e consolante benedizione.
Vogliate avermi sempre per il vostro umile e fedele servitore in Gesù Cristo
[Don Orione]
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