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[manca l’originale]


[Al Chiarissimo Signor

Ill.mo Signor Gr. Uff. Dottor

Riccardo Moretti

Via Fabio Massimo - 26

Roma]


         Anime! Anime!

         Buenos Aires, 5 Dicembre 1936

         Calle Carlos Pellegrini 1441


 Caro professore ed amico Riccardo,


 La grazia di Dio e la sua pace, siano sempre con noi!

 Come va? E la famiglia, e la sua mamma, la signora Maria come stanno?

 Dica loro, specie alla mamma, che Don Orione è di frequente molto di frequente,

in casa Moretti, a dividere tutte le loro gioie e più ora le loro amarezze,

come si trattasse proprio di disinganni e di pene personali.

 E prego per lei, caro mio Riccardo, e per tutti voi che mi siete sempre più carissimi

un giorno dell’altro.

 E anch’io affretto col mio desiderio più ardente il momento di rivedervi

e sento che il 1937 mi darà questa consolazione, e che non sarà più lontana.

 Che volete? Quando sono giunto qui, ho trovato che i sacerdoti sono pochi

qui e un vasto campo di lavoro, e i miei sacerdoti tanto bisognosi di conforto,

bisognosi di essere un po’ sollevati dalle loro fatiche, - e ho cominciato a dare una mano,

e poi a lavorare più di proposito, e il lavoro invece di diminuire, andò crescendo,

ed ora bisogna che abbiate pazienza ancora un poco,

tanto che abbia ancora un po’ di tempo da consolidare il gia fatto:

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 non sarà molto, e poi sarò in Italia a rivedervi tutti, e porterò con me

un’onda di conforto e di serena letizia per tutti.

 Coraggio, e avanti, fidando nel Signore! Ora poi mi sento il dovere di ringraziare

dal profondo del cuore di quanto ha fatto e farà per impedire che ci venga posta

quella imposizione capestro, dei tre anni per edificare tutto attorno a quell’area

presso la chiesa di Ognissanti, e con penale e pericolo di vederci mettere

il terreno all’asta; - mentre io poi sono qui che faccio opera di italianità, poiché,

come può attestare l’Ambasciata italiana di Buenos Aires,

attendo a dare una educazione cristiana, civile e professionale a centinaia di figli

di nostri emigrati, per i quali ho aperto Collegi, Officine, Orfanotrofi

e non solo in Argentina, ma in Uruguay e Brasile.

 E non solo penso agli orfani e ai derelitti, ma anche ai vecchi cadenti e malati.

 Al solo Piccolo Cottolengo Argentino ho già raccolto più di cento italiani

d’ambo i sessi, abbandonati sulla strada, come rottami della società e rifiuto di tutti.

 Se mi daranno un po’ di latitudine anche al quartiere Appio,

su quell’area faremo opera di utilità sociale e vantaggio della gioventù

e della massa operaia e a bene sì della religione e della nostra cara Patria.

 Mentre per tutte le nostre case si prega, onde ottenere questa grazia, -

io vengo a dirle, caro Riccardo, tutta la gratitudine mia e della povera mia Congregazione,

e non dubito che ella, quanto più grave è il pericolo che c’incombe, altrettanto,

con il Divino aiuto, ella farà per iscongiurarlo, valendosi di tutte le alte amicizie

e valide aderenze di cui ella dispone.

 E Dio la assista e benedica al suo lavoro.

 Per Natale scriverò ancora. - Intanto i miei più fervidi rispetti

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e saluti alla mamma, alla signora Maria, alla Carolina, a tutti.

 A lei abbraccio fraterno in X.sto

 Preghi per il suo aff.mo


           Don Luigi Orione

           della P. O. Div. Provv.

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