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        Porto Mar del Plata, 27 Ottobre 1934

        Anime e Anime!


 Ai dilettissimi Figli della Divina Provvidenza i signori coniugi

Generale Eugenio e Teresa Beaud.


 La grazia di Nostro Signore e la sua pace siano sempre con noi!

 Ho ricevuto le graditissime lettere che le signorie loro mi hanno scritto

subito dopo la mia partenza, e propriamente il 27 settembre, proprio un mese oggi,

da Spigno Monferrato. Ecco, sono a ringraziarli sentitamente;

sono rimasto tanto edificato e commosso per lo spirito di cristiana bontà

che traspira dalle loro lettere piene di tanta caritatevole benevolenza verso di me,

mentre io sento tutto il mio niente, sì che ne sono confuso.

Iddio largamente li ricompensi, come sempre lo voglio pregare.

Non ho potuto scrivere pel giorno di santa Teresa, ma, e nella santa Messa

e in tutte le preghiere, ho ricordato sempre la signora Thea; anche in ritardo

voglia essa gradire i miei poveri auguri e voti perché Iddio le conceda salute e vita

e ogni benedizione.

 Le signorie loro mi dicono la pena che hanno sentita nel vedermi partire:

questo mi dice tutto il loro cuore buono e la carità verso di me.

Io non ho parole bastevoli per esprimere la mia gratitudine, - dirò solo

che li ho sempre presenti, e quando faccio le mie devozioni e più e più volte al giorno.

 Confesso che anch’io ho tanto sofferto nel lasciare l’Italia e i miei cari poveri,

gli orfani, le malate, le povere vecchierelle ; quando poi penso ai miei cari chierici

devo farmi forza per non piangere, poveri figli!

 Ma la Divina Provvidenza sa perché sono qui, e li assisterà!

 E assisterà e darà conforto anche ai miei cari indimenticabili benefattori,

i signori coniugi Beaud, poiché la lontananza dei luoghi non divide quelle persone,

meglio, quelle anime che, per divina grazia, sono una cosa sola in Gesù Cristo

e nella santa Madonna. Spero che loro staranno bene, - io, per la bontà del Signore,

della mia gamba sto meglio; - e, quanto ai disturbi del cuore, farei male a lamentarmi,

poiché posso girare e lavorare, - e invero, l’altro jeri a quest’ora scrivevo loro

qualche cartolina dalla Floresta, in Uruguay, oggi già sono a visitare questo Istituto

al porto di Mar del Plata, dopo aver passata la giornata di jeri a Buenos Aires,

piuttosto intensa di lavoro; jeri notte ho sempre viaggiato per mare e stanotte per terra: -

Deo gratias!

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 Li prego, dunque, di non voler stare in apprensione, ché sento il Signore

che mi sta vicino, più che una madre, nella sua grande misericordia:

sono nelle mani di Dio, non potrei essere in mani più sicure. Tutto affidato

alla Divina Provvidenza, cercherò di fare quanto potrò per questi miei sacerdoti e chierici,

per tanti orfani e tanti poveri fanciulli che abbiamo qui; loro vogliono aiutarmi

con le loro orazioni, affinché il Signore sempre mi assista. Dall’Argentina andrò al Cile

e al Perù, a Lima, chiamato da quegli ecc.mi Arcivescovi, e facilmente aprirò Case

per i poveri nelle due capitali, ma, prima, mi recherò ancora, e per qualche settimana,

nell’Uruguay, ora ci sono andato solo per alcuni giorni, per vedere le Case

che ancora non conoscevo.

 Ho accettata una missione al Mato Grosso, in Brasile dove la popolazione

è ancora tutta selvaggia e pagana. Andrò anche al Mato Grosso per combinare bene

ogni cosa col Vescovo di Corumbà; questo farò durante già il mio ritorno,

fermandomi qualche mese in Brasile. Io avrei disposto così, ma poi farà il Signore

come meglio crederà: voglio stare nelle sue mani e nel suo cuore: preghi che sia così!

 Io li assicuro che mi uso molti riguardi, e questi miei sacerdoti hanno delle cure

per me, direi, fin opprimenti, perché don Sterpi ha scritto loro chissà che cosa,

come se io avessi la vita minata. Ma, per quanto sento, sono ancora valido,

per grazia di Dio.

 Qui, ove sono, teniamo un Istituto con scuole gratuite per esterni:

sono parecchie centinaia di fanciulli poverissimi, moltissimi sono figli di italiani

dell’Italia meridionale ; i loro padri erano il fior dei socialisti d’Italia venuti qui,

fuggiti qui, - anche le madri erano rosse.

 Oltre ai fanciulli abbiamo un Istituto, un po’ distante,

ma sempre qui per le fanciulle: vi sono le suore e fanno anche scuola di cucito etc.;

domani farò un numero consolantissimo di sante Comunioni, di prime Comunioni,

sono venuto per questo, e non sento stanchezza.

 I miei sacerdoti hanno pure innalzato una bella chiesa a San Giuseppe,

oltre a questo Istituto della s. Famiglia; qui siamo al porto,

dove lavorano centinaia di operai, ma la chiesa nostra di san Giuseppe

è ai margini della città e di Mar del Plata, un rione che era senza chiesa,

dove già si fa molto bene. Per la circostanza, con me è venuto da Buenos Aires

anche don Zanocchi, che li riverisce tanto, e così tutti i miei.

 Ho parlato di lei, signor Generale, e della sua ottima signora anche

a quei nostri padri che non li conoscono, e qui e per tutto dove già ho potuto andare,

si prega per loro proprio come per dei fratelli in Gesù Cristo.

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 A don Sterpi né a nessuno ho ancora dato tante notizie come fò con questa.

 Ella, signor Generale, le dia sia a don Sterpi, (se non è a Roma,

dove so che doveva andare), come al Cottolengo e ai carissimi chierici

che sono alla Castagna. E grazie!

 Alla sua tanto buona signora, a lei, signor Generale, fratello dolce in Cristo

ogni conforto e la più consolante benedizione: Iddio sempre li assista e benedica!

 Dev:mo e obbl.mo


          Sac. L. Orione  d. D. P.


 Saluti, cordiali, conforti e la benedizione a Sciaccaluga e a tutti i cari chierici.

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